Irlanda on the road - Seconda parte

Il meglio dell'”isola verde”: paesaggi, musica, gente e Guinness!

Il diario di viaggio si ricollega alla prima parte di questo resoconto, già pubblicata su Ci Sono Stato con lo stesso titolo.
Da non perdere
12/10: CLIFFS OF MOHER; THE BURREN; GALWAY
Uno dei vantaggi più interessanti del B&B è che è sempre compresa una generosa e succulenta colazione, di cui noi approfittiamo abbondantemente. Ci portano di tutto, dalle fette biscottate col burro e la marmellata, al bacon e all’uovo fritto, dal thè al caffelatte, e la nostra colazione si trasforma in un vero e proprio pranzo! Il gentile proprietario ci dà anche delle indicazioni sui posti da vedere, fornendoci dei depliant su varie attrazioni.
Dopo aver caricato la macchina con le valigie, abbandoniamo subito la grigia Limerick e ci dirigiamo a nord verso le famosissime Cliffs Of Moher, diventate un simbolo turistico dell’Irlanda. Appare tutto tranquillo e normale quando arriviamo con la macchina ai parcheggi, si intravede a mala pena il mare e le vallate verdi, ma non appena fatti due passi, superato il chiosco turistico con le solite cartoline e oggettini di ogni tipo, ecco lo stupore disegnarsi improvviso sui nostri volti: uno scenario mozzafiato fulmina i nostri occhi!
I verdi prati finiscono a picco sull’oceano in una parete verticale di oltre 200 metri, niente sbarre, niente limiti, solo un sentiero che costeggia le Cliffs dalla nostra destra alla sinistra. Inutile dire che vale la pena andare sia da una parte che dall’altra, ma prima bisogna provare la vera eccitazione, l’overdose di adrenalina: affacciarsi dal balcone! Già, perché in una specie di piattaforma ci si può camminare e sporgere per vedere oltre. Bisogna assolutamente farlo, così prendendo esempio dagli altri turisti, ci mettiamo a carponi (visto il forte vento) e camminiamo a quattro zampe fino ad arrivare all’orlo, al limite estremo, dove con uno sguardo e con grandissima emozione mischiata alla paura ci si affaccia sul dirupo perfettamente verticale! Qualche centimetro in più e un volo di 200 metri, ragazzi qua non si scherza mica! Sotto, l’oceano infuria mostrando la sua piena potenza contro la roccia basaltica e creando giochi di schiuma: un’emozione unica, inutile tentare di descriverla!
Dopo questa botta di adrenalina, passeggiamo costeggiando sulla sinistra, scattiamo una marea di foto e riprendiamo tutto lo spettacolare panorama. A tratti il cielo è completamente ricoperto di nuvole e a tratti invece esce il sole, rendendo vivaci e meravigliosi i colori dell’oceano e del verde intenso che parte dai prati e arriva fino al mare, mentre il forte vento è costante e non cessa un secondo di soffiare. Per fortuna almeno oggi non piove.
Torniamo indietro e passiamo dall’altra parte, dove sorge una torre una volta usata come vedetta, e da dove si può salire e godere della vista a 360° delle Cliffs osservandone in lontananza i particolari con un binocolo a pagamento.
Lasciato a malincuore questo spettacolo unico della natura, ci dirigiamo verso un’altra regione per vedere un altro singolare paesaggio, quello del Burren. Di passaggio sostiamo ad una grotta che abbiamo visto in un depliant, di cui però non ricordo il nome (meglio così). Non si rivela davvero una grande scelta, poiché la cosa più bella che vediamo è la sala di attesa prima della visita guidata… La grotta è incredibilmente scarna, non c’è praticamente nulla. Camminiamo molto per vedere solo pareti vuote, ma la chicca finale è in fondo alla grotta, quando con illuminazioni stratosferiche notiamo finalmente la perla del posto: una stalattite alta sì e no qualche decina di centimetri che sembra alta decine di metri da quanto è gonfiata dalle guide e camuffata dalle luci… ma dico, scherziamo? Se vengono in Sardegna questi ci fanno il parco giochi dentro le nostre grotte! Una stalattite del genere è la cosa più banale che si possa trovare nella nostra isola, forse ne ho anche qualcuna simile giù in cantina…
Scherzi a parte, un po’ delusi da questa attrazione, proseguiamo finalmente verso il Burren, che è una regione costituita da diversi monti e vallate dove non vi è assolutamente niente al di là delle rocce, in uno scenario tipicamente lunare! Niente piante, niente vita, nulla… solo rocce! Siamo tentati di chiedere per qualche guida, poiché organizzano veri e propri trekking in questa regione, ma è già tardi, e così percorriamo in macchina qualche stradina interna, finendo in mezzo ad una mandria di mucche che per fortuna si spostano “gentilmente” per farci passare. Sostiamo in una vallata del Burren e scattiamo delle foto in questo terreno di sole pietre, del tutto scarno, desolato e singolare, osservando il tramonto sulla luna!
Per la notte ci spostiamo più a Nord fino a Galway, una delle più famose cittadine turistiche irlandesi, scelta da studenti di tutto il mondo per imparare l’inglese. Purtroppo la vediamo un po’ di sfuggita e di fretta, mentre meriterebbe sicuramente una sosta più approfondita, e sostiamo per la notte in un ostello.

13/10: CONNEMARA NATIONAL PARK; KILLEMORE ABBEY; SLIGO
Alzati di buon'ora, ci mettiamo subito in marcia verso il Connemara, sostando di passaggio al castello di Augh… (un nome impronunciabile). Con nostro rammarico è chiuso, ma non essendoci nessuno pensiamo bene di entrare per vie traverse all’interno delle mura e dare un’occhiatina…
Un’ora dopo entriamo nella regione del Connemara, famosa per i suoi colori tipicamente autunnali che, riflessi nei numerosissimi laghetti, creano un’atmosfera veramente romantica! Un grande numero di pittori e poeti si sono ispirati in questa zona. Molto bello già solo attraversarla in macchina, ma una passeggiata diventa obbligatoria nel National Park.
Parcheggiamo la macchina all’ingresso e prendiamo la cartina del parco dove sono segnalati alcuni sentieri. Prendiamo inizialmente quello che sale verso la parte alta, apprezzando appieno la flora e la fauna del posto, dando da mangiare ai cavalli, e godendo lo splendido panorama sullo sfondo dei laghi e dei colori autunnali del bosco, per poi completare il giro scendendo nella parte più bassa, osservando i pettirossi e le cascatelle. Il parco è decisamente più piccolo di quello di Killarney e il giro panoramico richiede più o meno un paio d’ore.
Lasciato il National Park ci siamo spostati, qualche chilometro più avanti, alla bellissima Killemore Abbey, oggi diventata un convento di suore, ma visitabile in alcune sue parti. La struttura sorge in un posto eccezionale e davvero suggestivo, a ridosso di una parete boscosa e praticamente sul lago. La pioggia rende il tutto ancora più fiabesco, creando un alone di nebbia che sfuma nel paesaggio. La tranquillità e la serenità qua sono sovrane, si fa un passo indietro nel tempo. Ad accoglierci dentro la Killemore Abbey c’è una suora, dai modi tipicamente inglesini e gentilissima, che non appena sente il nostro accento italiano si trasforma… in un’italiana! Modifica tutto, modi di fare, parlata, e inizia a dialogare benissimo con noi nella nostra lingua. Rimaniamo esterrefatti alla cultura di questa suora, chissà quante lingue conosce!
Terminata la visita all’abbazia, proseguiamo il nostro giro per l’Irlanda spostandoci verso Nord-Est, e raggiungiamo dopo qualche ora di fortissima e insistente pioggia Sligo, sorridente cittadina colma di giovani studenti. Troviamo un ostello con un gestore che risulta essere davvero un personaggio unico al mondo: ci prende in giro per ore (ma lui è serissimo!) con i suoi racconti sull’America, sul lavoro che faceva per il Presidente, sui suoi contatti con i politici italiani e così via… ma quando afferma che Berlusconi è stato nel suo ostello per qualche giorno e per giunta nella nostra stessa stanza, la numero 5, beh ragazzi… che roba! Un mito veramente!
La nostra stanza è incredibilmente piccola, si passa a malapena tra i quatro letti a castello, però la cucina si può utilizzare bene ed è molto utile. Pensiamo bene di deliziare il simpatico e singolare gestore, insieme a qualche altro ospite della sera, con un bel piatto di pasta alla carbonara e qualche fettina di carne. Mangiamo nel salone riprendendo con la videocamere le mitiche chicche che il signore ci racconta una dietro l’altra; ovviamente non capiamo tutto, ma abbastanza per farci due belle risate!
Dopo cena usciamo e chiediamo per strada informazioni ad una ragazza su un bel localino aperto fino a tardi, dove si può bere e ballare. Ci manda in una sorta di disco-pub, con due enormi buttafuori alla porta, che con nostro stupore non fanno alcuna pretesa per entrare e non paghiamo neanche alcun ingresso. Dopo qualche obbligata Guinness la musica ci ha subito coinvolto, e siamo finiti a ballare per ore in mezzo ad una bolgia di ragazzi in un divertimento totale, coinvolgente, e… non raccontabile!

14/10: DONEGAL; LETTERKENNY
In condizioni un po’ pietose per la sfrenata nottata, riprendiamo il viaggio dirigendoci verso il Donegal, la terra più selvaggia e meno abitata dell’Irlanda. Dopo aver passato qualche paesino costeggiamo l’oceano, scorgendo in lontananza delle scogliere molto suggestive e imponenti: leggiamo dalla guida di Nicola che sono le più alte d’Europa con 300 metri di altezza! Più avanti sostiamo in una delle spiagge più grandi e famose del posto, dove la gente passeggia nella battigia per decine di metri creata dalle lunghissime onde dell’oceano. Qui infatti è usuale che le spiagge siano larghissime, ed è evidente la differenza con quelle tipiche del Mediterraneo.
Prendiamo dunque la via dell’interno, e proseguiamo verso Nord-Est tra splendidi scorci di panorami e vallate, fino a giungere per la notte a Letterkenny, una simpatica cittadina strategicamente posta al confine tra l'Eire e l’Irlanda del Nord. Scegliamo un B&B per la notte, veramente carino, con una stanza grande e un bagno che niente ha da invidiare a quella di un hotel (in effetti nei paesi del Nord molti B&B sostituiscono praticamente come categoria gli hotel a due e tre stelle).
Ceniamo in stanza arrangiandoci con qualche cosina comprata nei market, e dopo io e Nicola usciamo piuttosto stanchi a fare una passeggiata per vedere la cittadina, mentre Carlo non resiste alla tentazione del comodo e caldo letto del B&B, abbandonandoci al nostro destino! Entriamo in un pub a prendere l’usuale Guinness, poi camminiamo alla ricerca di un locale notturno dal momento che alle 23 i pub comuni chiudono.
Con nostra immensa sorpresa troviamo vicino al centro del paese una discoteca enorme, esageratamente sproporzionata per una cittadina di queste dimensioni! E con stupore ancora più grande notiamo la bella gente che la frequenta, a iniziare dal parcheggio pieno zeppo di macchine sportive e super lussuose… il paese dei ricconi? Non capiamo bene come funzionano le cose, comunque molte di queste persone sono sicuramente inglesi che attraversano il confine e vengono qui a divertirsi. Anche il look dei ragazzi è tutto un’altra cosa, sono vestiti in “tiro” e alla moda, le ragazze sembrano modelle che sfilano. E questo è decisamente insolito in Irlanda poiché qua la moda non fa parte della cultura come da noi in Italia, in genere ci si veste comodi senza badare molto al look, un paio di jeans una maglietta e via (c’è da tener presente anche l’enorme influenza americana sugli irlandesi e anche loro, mi sa, di moda ne capiscono ben pochina eh?). Nonostante noi siamo invece vestiti normalmente non abbiamo comunque nessun problema per entrare, la solita carta d’identità è più che sufficiente, ma siamo sorpresi per la prima volta di dover aspettare in fila.
La conseguenza logica della diversità d’ambiente non si fa comunque aspettare: bella gente, belle ragazze, belli tutti, ma freddi, incredibilmente più freddi del solito… sarà perché ci sono molti inglesi? Sarà perché siamo tutti vestiti bene? Chissà la ragione, comunque è veramente mancata la tipica serata irlandese dove tutti mettono in mezzo tutti e succede di tutto: molto più divertente che andare solo a ballare!

IRLANDA DEL NORD
15/10: LA COSTA DI ANTRIM; GIANTS CAUSEWAY; BELFAST
Dopo pochi minuti di marcia attraversiamo il confine della per noi temuta Irlanda del Nord. Visto infatti quello che si legge sugli attentati, quello che si sente dire sulle divergenze politiche e religiose di queste zone, e considerato che in tutto il nostro viaggio ancora non sappiamo come siano fatte le macchine della polizia non avendone mai incontrato una, ci aspettiamo di trovarle tutte qua: controlli, blocchi, polizia. Ma siamo presto smentiti e stupiti dal fatto che non c’è niente! Niente di niente, continuiamo a viaggiare tranquilli senza neanche accorgerci di passare questo confine, e soltanto il lieve cambiamento di architettura nella costruzione delle case ci fa capire che ormai siamo nell’Irlanda del Nord.
La nostra meta è l’ottava meraviglia naturale del mondo, così definita dalla nostra guida, le Giants Causeway, ovvero il passo del gigante. Deve il suo nome ad un antica leggenda, parecchio fantasiosa, ma che rende l’idea. La caratteristica di questa lingua di terra che dà sull’oceano è costituita da colonne di roccia basaltiche perfettamente esagonali, che creano un paesaggio veramente singolare ed unico. Esiste qualcosa del genere anche in Scozia e in Islanda, ma non so se di queste proporzioni. E’ incredibile pensare che la natura si impegni tanto a scolpire queste rocce in modo così perfetto, poiché il fenomeno è dato dalla combinazione di molti fattori tra loro come la composizione basaltica della roccia, la composizione acida del suolo e l’erosione degli agenti atmosferici.
Dopo aver percorso diversi chilometri sulla costa tra magnifici scorci di panorama sull’oceano, seguiamo i cartelli per le Giants e lasciamo la macchina nell’apposito parcheggio. L’attrazione turistica è garantita, e la struttura a cui si accede è completa e ben organizzata: c’è una sala di ristorazione, il negozietto che vende ogni genere di souvenir e così via. Ma è soltanto una sorta di ingresso poiché le Giants Causeway sono ancora lontane. Ci si può arrivare addirittura in bus ma direi che è ridicolo, perché tutta la costa è veramente spettacolare e bellissima e merita una passeggiata come si deve. Una grande cartina di tutta la zona della costa mostra i vari sentieri dove si può passeggiare liberamente e godersi il panorama. Alcuni punti purtroppo sono visitabili solo da Giugno a Settembre con il bel tempo, e questo ci impedisce di vedere il ponte sospeso di Carrick-a-Rede, che collega un isolotto alla terra ferma: un vero peccato!
Intraprendiamo dunque il nostro cammino sulla costa verso il famoso passo, in una giornata molto ventosa ma senza pioggia, anzi con un bel sole e cielo azzurro. Quando dico molto ventosa, intendo dire che nei punti aperti panoramici si stava a mala pena in piedi… ma per fortuna il sentiero è tutto sotto costa, siamo noi che tentiamo l’avventura in qualche colle per godere della splendida vista! Il paesaggio assume caratteristiche davvero belle: le scogliere sono verdissime fino all’oceano e a tratti assumono forme di canyon, a tratti sono scolpite con pareti di alte colonne in stile esagonale, e quando si arriva in prossimità dell’oceano capita che un’enorme quantità di schiuma accumulata tra le rocce voli all’improvviso, per causa di qualche onda anomala e del vento, dando la sensazione che nevichi!
Dopo circa una mezz’ora arriviamo al famoso passo, una collinetta sul mare costituita solo da queste uniche rocce esagonali su cui è divertentissimo passeggiare e arrampicarsi, o sedersi per osservare il panorama e l’oceano. Un’attrazione decisamente imperdibile! Scattiamo una marea di foto e proseguiamo più avanti, dove il sentiero si divide in un tratto che costeggia l’oceano ed un altro, dove saliamo noi, che si arrampica sulla parete montuosa e permette di godere di una magnifica vista delle Giants Causeway e della costa dall’alto.
Tutta la costa di Antrim, nell’estremo nord-est dell’Irlanda, merita davvero di essere vista.
Terminata questa indimenticabile esperienza, torniamo all’ingresso dove ci ristoriamo con un thè caldo e una bella fetta di torta, e riprendiamo poi la macchina diretti verso Belfast, dove siamo assolutamente intenzionati a vedere come sia fatta questa città tanto conosciuta per i suoi scontri, gli attentati, le sue bombe.
Le prime impressioni sono davvero tristi come ci aspettavamo. Impossibile descrivere la pesante atmosfera che si respira in questo posto, è tutto così strano e oscuro. La città è una rocca fortificata, telecamere enormi blindate ovunque, sui palazzi, sui cancelli, ponti di attraversamento pedonale che sembrano gallerie con tutto il filo spinato intorno, muri di divisione dei quartieri, degli isolati, la caserma delle forze dell’ordine pare una base militare in guerra, con vedette e mitra puntati ovunque.… incredibile pensare che della gente normale viva qua.
Comunque troviamo un posto per dormire senza nessun particolare problema e decidiamo di aspettare domani per una visita della città alla luce del giorno.

16/10: BELFAST
Trascorriamo la mattinata passeggiando un po’ per la città. Il centro è circondato da mura e all’ora del coprifuoco, la notte, viene chiuso. A queste ore di giorno però sembra tutto tranquillo, la gente cammina normalmente per le strade, fa la spesa, si incontrano studenti collegiali che escono da scuola, pare quasi una vita davvero normale. Peccato che ogni tanto si incontrino chiese distrutte da bombe (intendo dire ruderi senza tetto anneriti e bucati dalle esplosioni), camionette della polizia blindate ed armate come carri da guerra sfrecciare per le strade insieme alle macchine comuni, quartieri grigi ed assolutamente isolati dove girare con videocamera, cellulari e macchine fotografiche non è decisamente una buona idea (qui è stata davvero l’unica volta che siamo stati alquanto intimoriti).
L’Irlanda festosa e gioiosa è improvvisamente sparita e ci ritroviamo in un posto al di fuori del tempo e dello spazio, dalle parvenze assolutamente irreali. Niente più casette tutte colorate, l’allegria della gente, gli ubriachi divertenti la notte; a Belfast le case sono grigie, la gente cupa e ci sono tanto di cartelli che vietano drasticamente di bere dopo una certa ora, pena una multa colossale o direttamente le sbarre!
Dopo aver passato i cancelli che delimitano il centro, proseguiamo a piedi verso i quartieri più periferici, seguendo la strada principale abbastanza trafficata di vetture. Passiamo a fianco al comando di polizia, un enorme campo militare con mura alte parecchie metri, filo spinato, torri di vedetta e telecamere, che danno la sensazione di essere in un triste film di guerra.
Più avanti ancora attraversiamo un ponte pedonale che collega la strada ad un quartiere, ricoperto interamente di filo spinato ai lati e sopra la nostra testa. Da qua si vede una panoramica generale della struttura urbanistica di questi caseggiati, che appare veramente sconcertante. Piccoli isolati, a gruppi di qualche casa, sono ripetutamente recintati come in un gioco di scatole cinesi: il piccolo cerchio fa parte di uno più grande che a sua volta fa parte di uno più grande ancora e così via. Il messaggio sembra proprio essere che qualunque cosa succeda è possibile isolare i singoli quartieri e tagliarli fuori dal resto della città…
Proseguiamo ancora in un altro isolato con palazzi grigi e mal tenuti, a volte proprio decadenti, nella desolazione più totale: non c’è anima viva in giro, e questa non è una bella situazione da provare in questi luoghi, così decidiamo di tornare al più affollato centro e di lasciare la pallida Belfast.
Non si può certo dire sia stata una bella esperienza, e noi lo sapevamo. Ma è stato un bene farla, perché si vedono tante cose e si sentono diverse sensazioni che fanno davvero riflettere. E’ una parte non solo d’Irlanda ma del mondo intero che va conosciuta per rendersi conto di certe realtà che si possono appena immaginare leggendo i giornali o guardando qualche documentario, ma che sono tutt’altra cosa vissute in prima persona.

DUBLINO
16-21/10: TEMPLE BAR; TRINITY COLLEGE; GUINNESS BREWERY; PUBS
Prima dell’ora di pranzo lasciamo Belfast e proseguiamo dritti verso Sud per l’ultima tappa del nostro viaggio: Dublino. La prima cosa che cerchiamo è l’alloggio, in modo da poter scaricare i bagagli, restituire la macchina all’aeroporto e tornare leggeri in bus nuovamente al centro. Giriamo un po’ a vuoto e alla fine scegliamo l’Abram hostel, che si trova in Gardiner Street, una via con ampia scelta di alloggio, piena di Bed & Breakfast e con diversi ostelli (c’è anche il bus che passa qui direttamente dall’aeroporto ma non ricordo il numero…). L’Abram è un ostello molto carino, pulito, economico (più dispendioso degli ostelli del resto dell’Irlanda ma va confrontato ai prezzi di Dublino), ha una sala per cucinare, camere con bagno e offre una serie di servizi interessanti.
I cinque giorni che trascorriamo a Dublino sono decisamente diversi rispetto ai primi: ci diamo al turismo di città, alle passeggiate per le vie piene di ragazzi giovanissimi e negozi di ogni genere, alla visita rilassante di monumenti e musei. Inutile dire che la capitale ha già un aspetto parecchio diverso rispetto a qualunque altra città irlandese, compresa Cork che è la seconda. Il notevole boom economico e demografico di questi anni fa respirare aria di metropoli, sono tutti di corsa da una parte all’altra, studenti e lavoratori, in una bolgia alquanto piacevole di ragazzi che si riversano sulle strade a qualsiasi ora. E’ l’aspetto più piacevole è che siamo nella città più giovane d’Europa, non bisogna dimenticarlo.
Dublino è visitabile, turisticamente parlando, in pochi giorni ed il centro non è molto grande. Noi vediamo le principali attrazioni che probabilmente visita ogni turista che viene qua:
** Il quartiere di Temple Bar, con i suoi colori vivaci, negozietti caratteristici e un’infinità di pub che ne fanno il centro più frequentato la notte per uscire (assolutamente imperdibile).
** La Guinness’ Brewery, ovvero la fabbrica della birra più venduta ed esportata e divenuta ormai simbolo dell’Irlanda.
** Il Trinity College, l’Università irlandese più rinomata, molto bella e grandissima, con studenti che vengono qui a studiare da ogni parte del mondo.
** O’Connel Street, punto cruciale e fulcro del centro città (anche per il traffico!)
** Il Castello di Dublino, anche se è un po’ azzardato chiamarlo tale, visto il pasticcio di colori e stili architettonici con il quale è stato ristrutturato o ricostruito nel corso dei secoli.
** Il Sant Stephen’s Green, un gran bel parco situato nell’omonimo quartiere, dove vi è anche un bellissimo centro commerciale che visitiamo una serata intera con la dovuta calma.
Per quanto riguarda poi la vita notturna, c’è da considerare il fatto che gli irlandesi mangiano prestissimo e dalle 18 in poi sono già in giro a bere e divertirsi nei pub. Noi usciamo diverse volte nella zona del Temple Bar, dove i pub sono colmi di gente e turisti e si mischiano un impressionante quantitativo di culture e stili diversi.
Il Kitchen, il locale degli U2, è molto famoso, ed è una sorta di discoteca sotto terra: ci andiamo due volte. La prima passiamo una bella serata con musica accettabile, anche se i ragazzi e le ragazze sono davvero “alla frutta” e in condizioni indescrivibili (si ha un ottimo quadro dell’insieme soprattutto andando alla toilette…); la seconda volta la musica è invece alquanto strana e non adatta ai nostri gusti, e tra l’altro rischiamo di perdere i nostri giubbotti, che molto ingenuamente lasciamo sulle poltroncine senza custodirli (l’abbiamo però fatto tutte le altre volte nei paesini dell’Irlanda e non è mai successo niente). Ci è sceso un colpo quando non li abbiamo più visti, non tanto per il valore dei giubbotti in sé, ma per il fatto che fuori il gelo imperversa e senza di loro la polmonite è assicurata! Per fortuna prendiamo confidenza con la ragazza al bancone, una simpatica napoletana che vive qui da diversi anni e riconosce la nostra provenienza italiana da due parole che le dico alla cassa: “Three Guinness” (questo fa capire quanto sono messo proprio bene in inglese dunque…). Va a controllare nel camerino dove si lascia il guardaroba a pagamento e spuntano fuori i nostri caldi giubbotti, che sono stati presi dal ragazzo addetto dai divanetti apposta per non essere rubati… chissà perché la cosa non ci convince molto, e comunque paghiamo volentieri la quota del guardaroba per recuperare i nostri averi.
Un’altra sera proviamo il Temple Bar, pub omonimo al nome del quartiere, che col suo caratteristico colore rosso è uno dei più frequentati in assoluto ed è sempre colmo di gente. Passeggiando per le vie interne comunque c’è solo l’imbarazzo della scelta, i locali si susseguono uno dietro l’altro e basta sceglierne uno seguendo l’istinto per quello che ispira di più.
Alle 23 comunque molti chiudono e ci si sposta nei disco-pub o vere e proprie discoteche, che in ogni caso in genere non tardano oltre le tre del mattino. Proprio per questo motivo a questa ora per le strade c’è un putiferio di gente, ed inutile dire che praticamente nessuno è lucido! E’ straordinariamente divertente andare in giro in questo momento, si vedono le cose più strane e si respira una sorta di atmosfera euforica e febbricitante davvero insolita!
Esistono ovviamente un’infinità di locali anche al di fuori del Temple Bar, ma come spesso accade sarebbe meglio conoscerli prima o affidarsi a qualcuno che li frequenta bene.
Noi per esempio finiamo una sera in una mega discoteca ricavata da una chiesa sconsacrata, il Temple Theatre. Un ambiente davvero strano, frequentata da molti ragazzini e con musica esageratamente techno. Veniamo perlustrati da cima a fondo all’ingresso da due enormi buttafuori, persino nelle tasche interne del portafoglio, e rimaniamo esterrefatti una volta dentro dalla musica. Non è molto divertente per noi, ma probabilmente per gli estimatori del genere techno potrebbe essere una serata mitica visto che il DJ è venerato come un Dio! Ce ne sono tre in realtà, e si succedono uno all’altro durante la serata; ad ogni cambio un esplosione di applausi e un boato di urla annunciano l’ingresso dell’altro, che entra come una superstar tra giochi stratosferici di luce e colpi di cassa che entrano nello stomaco con una violenza pari a quella di Boeing che ti decolla a dieci metri di distanza…
Ad un certo punto della serata, mentre io e Nicola assistiamo a bocca spalancata a tutto ciò, notiamo da lontano la testa ferma di Carlo che osserva il palco e si distingue incredibilmente dalla massa di centinaia di ragazzini che si muovono a onde in maniera perfettamente simmetrica nell’ampio salone dando l’idea di un vero e proprio “mare di gente”: una scena assolutamente esilarante!
Ad ogni modo, nonostante nella serata al Temple Theatre non riusciamo a stringere amicizia con nessuno vista la gente strana che lo frequenta, conoscere, avvicinarsi, o parlare con qualcuno in una tipica serata a Dublino (come nel resto dell’Irlanda) anche senza parlare un granché l’inglese è la cosa più semplice dell’universo. Il contrario è praticamente impossibile.
Questo non è il posto per i timidi o per i riservati, qui non ha senso esserlo. Qua si parla col vicino che beve la birra a fianco, si balla con ragazzi e adulti ormai non più ragazzi da un pezzo, si conosce gente da tutto il mondo: in una sola sera questo è il nostro curriculum al Turkey’s pub, dove trascorriamo la nostra ultima fantastica e indimenticabile nottata di venerdì prima di partire: Colombiani, Venezuelani, Giapponesi, Australiani, Greci, Spagnoli, Italiani, Svedesi, ovviamente Irlandesi, e sinceramente altri che non ricordo. Usciamo alle tre del mattino dal locale e torniamo all’ostello combinandone di tutti i colori nel tragitto del rientro.
Abbiamo l’aereo alle cinque, e aspettare due ore svegli dopo una serata del genere una volta tornati in stanza non è impresa facile, così mi siedo per terra al buio per non addormentarmi nel letto e ripenso a questo straordinario viaggio fatto con i miei migliori amici. Siamo stati benissimo, abbiamo formato davvero un mitico trio e sento con una ferma convinzione dentro di me che una serie di fattori e stati d’animo estremamente positivi renderanno questo viaggio irripetibile: questa magica terra, la sua gente meravigliosa, i paesaggi suggestivi e le scogliere mozzafiato, i pub e i miei amici con cui ho viaggiato, tutto è stato incredibilmente perfetto e pagherei qualunque cosa per poter tornare al primo giorno!
E così mentre rifletto arrivano le cinque. Sveglio forzatamente Carlo e Nicola messi in condizioni peggiori delle mie, e chiamiamo un taxi dall’ostello per farci portare all’aeroporto. Il nostro leggendario viaggio finisce qua, dopo sedici giorni di divertimento assoluto ed emozioni indimenticabili in una terra magica e meravigliosa quale è questa sorprendente Irlanda.

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