Le Svalbard: più in là c'è soltanto il Polo!

Il fascino di una terra aspra dove regna una natura primordiale

Il volo che collega Oslo a Longyearbyen vale davvero la pena e fornisce eccezionali visioni delle montagne artiche e dei ghiacciai delle Svalbard.
Questo meraviglioso arcipelago, situato tra il 74° e l’81° parallelo a nord, non è soltanto il limite del Polo nord più facilmente raggiungibile, ma anche uno dei più spettacolari luoghi immaginabili.
Abbiamo fatto parecchi viaggi Gianna ed io negli ultimi anni e visitato paesi molto diversi tra loro, ma una località non abbiamo ancora visitato: il grande nord che ci attrae per diverse ragioni.
Il desiderio di vedere gli orsi polari.
Il sole: il piacere di vedere splendere il sole 24 ore al giorno sopra i ghiacci perenni.
E poi il pack: navigare fra i ghiacci.
Nella piccola piazzetta di Longyerbyen, Gianna ed io non rinunciamo alla nostra buona abitudine. Il brindisi augurale, perché la vacanza sia come sempre splendida.
Loangyerbyn è il porto di imbarco della Professor Molchanov, la nave rompighiaccio con la quale effettueremo questa splendida crociera. Capoluogo delle Svalbard, è abitata sia d’estate che nella lunga notte artica da 1500 norvegesi.
In serata salpiamo, destinazione Ny Alesund dove sbarchiamo la mattina dopo. Situata al 79° parallelo si vanta di essere la comunità più settentrionale al mondo. Base di ricerca, si affaccia sul Kongfiord.
Non è il più ospitale dei luoghi, ma è difficile trovare uno scenario più grandioso.
E’ una giornata molto grigia, il cielo è completamente coperto da nubi e ciò rende ancora più evidente il contrasto tra le brulle coste marroni e le vaste e bianche distese di ghiaccio.
Questo luogo è legato al ricordo delle prime trasvolate polari. Da qui l’11 maggio 1926 si alzò il dirigibile Norge con a bordo il celebre esploratore Amundsen e l’italiano Nobile. Il Norge riuscirà a sorvolare il Polo nord e l’intero bacino artico.
Passeggiamo nella splendida Baia del Re. C’è un grande silenzio interrotto di quando in quando dalle strida delle starne artiche che ci attaccano nel tentativo di difendere i loro nidi.
Ripresa la navigazione, nel pomeriggio la nave getta l’ancora a Krossfiorden dove sbarchiamo per la nostra prima passeggiata nella tundra artica.
Il gruppo di turisti che ogni giorno praticherà diving, scende coi gommoni per la prima immersione nel gelido mare dell’artico.
Camminando con fatica risaliamo la vallata affondando nel mollisol, pantano causato dal disgelo. Lo sguardo spazia nelle distese libere dai ghiacci, dove sulle pendici più esposte, ad ogni anno si ripetono piccole meraviglie. Fiori dai colori sorprendenti, minuscoli, quali miniaturizzati, muschi e licheni creano bellissime macchie di colore. La terra è solcata da una ragnatela di canali scavati dall’acqua formatasi dalla neve disciolta. Procediamo lungo le rive fangose dei corsi d’acqua che in alcuni punti formano torrenti impetuosi.
Mentre vasti iceberg e banchi di ghiaccio ostruiscono il mare circostante, navighiamo al chiaro della lunga notte polare ammirando splendidi panorami.
Sono le 9 di sera quando la nave getta l’ancora davanti al ghiacciaio di Lillieookbreen.
Di fronte a noi sopra le acque blu cobalto una enorme parete di ghiaccio che tra giochi complicati di chiaroscuri brilla sotto il sole in un cielo terso ed abbagliante.
Svalbard è un attacco ai sensi. Stiamo assaporando tutta la magia artica di questi luoghi.
Durante l’estate per tre interi mesi il globo solare resta fisso spostandosi su una traettoria orizzontale. Siamo alla seconda notte di crociera e ancora non abbiamo assorbito i ritmi artici. Questo sole che non tramonta mai ci rende difficile discernere il giorno dalla notte e ci fa perdere la nozione del tempo.
Così a più riprese, ci alziamo durante la notte per controllare l’altezza del sole ed ogni volta lo troviamo immobile nello stesso punto. Siamo ammaliate.
Scendiamo sull’isola di Amsterdamoia dove la presenza di relitti sta a testimoniare come questo luogo fu a lungo una grande stazione baleniera.
In questo minuscolo lembo di terra annegato tra i ghiacci della immensa calotta polare, ogni anno arrivano milioni di uccelli migratori. In questa terra aspra e selvaggia che il vento ed il ghiaccio hanno contribuito a modellare nei secoli, non crescono alberi, ma è in compenso incredibilmente ricca di fauna e specialmente uccelli marini.
Osserviamo una colonia di piccoli gabbiani, una delle poche specie che compiono il loro intero ciclo vitale su queste isole.
Incuriosite domandiamo a Rolf la ragione per cui durante le escursioni a terra portano armi da fuoco. Ci spiega che è consigliabile tenere sempre a portata di mano un fucie, perché non si sa mai, potrebbe gironzolare proprio da queste parti il maestoso orso bianco, bellissimo ma molto pericoloso.
La piccola isola di Fuglesongen che visitiamo nel pomeriggio ospita renne nane, e tra i suoi scogli una colonia di chiassosi alle alle.
Ogni anno le scogliere delle Svalbard si popolano di uccelli che vengono quassù da paesi lontanissimi come l’Argentina o il Sudafrica per deporre e far schiudere le uova e poi riprendere le loro migrazioni verso sud.
Scintillanti nella calda luce del sole di mezzanotte, affascinanti sotto la coltre di nuvole che sembrano appoggiarsi sulle cime dei monti, queste isole sono un concentrato di artico, un mondo unico.
La navigazione prosegue verso nord. Fa freddo fuori. Saliamo sul ponte di comando dove troviamo il secondo ufficiale al timone. I primi iceberg sfiorano i bordi della nave, Il cielo si fa sempre più grigio e soffia un vento gelido che trascina gli iceberg verso il mare aperto.
A borgo dei gommoni esploriamo la piccola isola di Andoyane all’interno del Liefdefjorden. Fa molto freddo. Siamo intirizziti e i piedi sembrano di ghiaccio.
Ad un tratto un segnale di Rinie ci fa dimenticare tutto. Siamo emozionatissimi! C’è l’orso bianco!
L’incontro tanto atteso finalmente è avvenuto. Sono felice come una bambina. Sull’isolotto di fronte una madre dorme accovacciata accanto al suo cucciolo.
Ripresa l’esplorazione scorgiamo un enorme maschio che nuota verso riva. Quando esce dall’acqua e si scuote si mostra in tutta la sua possente mole. Gli orsi sono animali bellissimi, ma molto pericolosi, pertanto l’incontro ravvicinato non è consentito. Osservarli, anche se a distanza, resta comunque un’emozione fortissima e indimenticabile.
Ricco di scenari ammalianti, questo mare è percorso da banchi di ghiaccio e vasti iceberg dalle forme bizzarre. Navighiamo tra i blocchi di ghiaccio che affiorano da specchi d’acqua azzurra simili ad atolli tropicali. Hanno forme indescrivibili, tutti i colori del ghiaccio, dell’acqua e del cielo.
Dinanzi a noi l’imponente fronte del ghiacciaio di Monaco forma una spettacolare barriera di ghiaccio che si affaccia sul mare, scaricando in continuazione blocchi di ghiaccio e tanti piccoli iceberg che punteggiano questo mare.
Guardandomi intorno mi domando cosa ci spinge ad affrontare un viaggio per recarsi nel nulla, solo rocce e ghiacci, scoscesi a picco su un mare color piombo, solcato da iceberg e dai ghiacci a perdita d’occhio.
In un paesaggio selvaggio, aspro e senza vegetazione, modellato dai venti continui, un ambiente gelido ma fantastico e carico di fascino. Una terra dove la natura è sovrana, ma dall’equilibrio ecologico fragilissimo, isolata dal resto del mondo, che offre al visitatore solo silenzio e solitudine.
Eppure chi l’ha conosciuto non può non provare timore nostalgia e felicità per essere stato qui ad ammirare questi luoghi.
Il vento e il gelo sono la caratteristica costante di queste terre. Il tempo cambia con molta rapidità ed il freddo si fa più intenso. E’ con sollievo che risaliamo sui gommoni per il rientro.
Navighiamo tutta la notte per arrivare a nord dell’isola di Nordaustlandet.
La mattina al risveglio siamo colpite da una luce accecante. Ci precipitiamo sul ponte. L’emozione è fortissima. La nave è immobile, imprigionata nel pack abbagliante senza orizzonte e bianco, bianco, di un candore che l’occhio fatica a fissare.
Dopo giorni passati ad ammirare un mare che cambia dal blu al grigio, ora è il bianco assoluto. Il bianco magico, suggestivo pack, un deserto bianco, un orizzonte di ghiaccio in cima al mondo. L’immacolata distesa bianca sembra inghiottire tutto, anche il rumore e le vibazioni della nave che avanza faticosamente tra i lastroni di ghiaccio cercando faticosamente di aprirsi un varco nel mare ghiacciato.
Per proseguire nel pack la nave compie faticose manovre di avanzamento fino a dove il ghiaccio lo permette. A questo punto inizia una manovra di arretramento, per poi spingersi ancora in avanti e rompere un altro strato di crosta di ghiaccio. Queste operazioni vengono ripetute molte volte fino all’uscita dal pack.
Gianna ed io consultiamo assieme al capitano le carte nautiche. Lo convinciamo così a portarci verso l’81° parallelo, alle isole di Parroya e Pippsoya che distano circa 900 km dal Polo Nord.
L’Artico è un mondo da visitare in punta di piedi, perché solamente in questo modo gli stimoli che ci provengono da questo ambiente silenzioso e solitario, penetrano in noi poco alla volta, lentamente invadono la nostra mente e i nostri pensieri provocando sensazioni profonde.
Inizia il viaggio di ritorno. La navigazione ora prosegue verso sud e il sole torna a splendere. Gli onnipresenti gabbiani inseguono garruli la nave, tagliandone la prua, scendendo in volo planato fino quasi a sfiorarne la tolda per poi improvisamente scartare bruscamente e allontanarsi.
Sbarchiamo nel fiordo di Engelskbukta in uno splendido scenario. Durante la nostra passeggiata incontriamo le renne nane e per la prima volta la pernice artica.
Il fascino particolare di queste terre ai limiti dell’Artico nasce dalla magia dei paesaggi modificati continuamente dalla luce di questo sole che non tramonta mai, dallo spettacolo dei fiordi e dei ghiacciai dal fronte immenso solcati da profondi seracchi che fanno da sfondo a insenature tranquille dove nidificano nugoli di gabbiani.
A bordo di gommoni esploriamo il lembo di mare posto di fronte all’imponente ghiacciaio di Osbornebreeen. Come in un fantastico zoo di ghiaccio facciamo l’incontro con le foche barbate che di prevalenza vivono dove terminano i fiordi e i ghiacciai si buttano nel mare.
Addentrandoci tra i blocchi di ghiaccio che affollano la baia, osserviamo le foche mentre nuotano nell’acqua turchese e o vanno pigramente alla deriva su zattere di ghiaccio. Coi loro caratteristici baffoni viste da vicino hanno un’aria quasi umana.
La limpidezza dell’aria e la presenza di cristalli di ghiaccio sospesi nell’atmosfera accentuano gli spettacolari effetti di luce.
Al rientro assistiamo alle lunghe e laboriose operazioni di recupero dei gommoni che vengono effettuate dopo ogni sbarco.
Questa sera l’equipaggio ci ha preparato una piacevole sorpresa. A nostra insaputa hanno organizzato una festicciola con barbecue e danze sul ponte.
Da brave festaiole goderecce quali siamo noi, con l’entusiamo di sempre ci lanciamo nelle danze senza perderne una. Tanto da sentire alla fine della festa il capitano gridare “viva l’Italia”. Come al solito abbiamo tenuta alta la nostra bandiera.
Sono le 3 del mattino quando salgo per l’ultima volta sul ponte a fotografare il sole.
Sarà difficile dimenticare questi giorni con 24 ore di luce continua, la purezza dell’aria, gli spazi sconfinati, i tappeti di fiori e di muschio, gli scenari ammalianti dei fiordi sinuosi e dei possenti ghiacciai, ma soprattutto questo sole con le sue sfumature che riflettono tutti i colori dell’oro puro.
Camminando sopra un tappeto di mordibo muschio color smeraldo nella tundra fiorita di Alkornet ci godiamo la nostra ultima passeggiata, cercando di imprimere negli occhi queste visioni.
Assaporiamo la purezza dell’aria, gli spazi sconfinati, il terreno ricoperto di un tappeto di fiori e la poesia che tutto ciò esprime.
Risalendo lentamente la vallata pianeggiante avvistiamo un branco di renne nane che pascolano coi loro piccoli. La nascita delle piccolere renne, una sola per ogni femmina, ha luogo il mese di giugno.
Navighiamo ormai verso la fine della vacanza. Scendiamo a Barentsburg, una comunità in decadenza che continua l’attività mineraria di estrazione del carbone. Circa 2000 russi sono insediati in questo villaggio minerario dalla curiosa atmosfera. In questo luogo la vita è molto difficile e dipende esclusivamente dai rifornimenti dalla madrepatria.
Sbarcate a Longyearbyen abbiamo tempo per visitare la piccola cittadina con le sue castette viivacemente colorate.
La vacanza è finita. Dobbiamo partire.
Posiamo lo sguardo per l’ultima volta sui minuscoli ranuncoli glaciali che sbocciano come per miracolo durante la breve estate artica. Quanta poesia!

5 commenti in “Le Svalbard: più in là c’è soltanto il Polo!
  1. Avatar commento
    leonessa49
    20/03/2010 08:38

    noi ci siamo state nel 2001 ed è stato un viaggio meraviglioso, però sinceramente a Longyearbien non ci abiterei. hai provato ad ammiginare com'è da ottobre a maggio?' buio totale

  2. Avatar commento
    Babi
    19/03/2010 20:05

    Sono stata alle Svalbard nel luglio 2009.E' stata un'esperienza unica ed indimenticabile,aiutata anche dalla presenza del sole che brillava alto e perenne nel cielo.Emozione indescrivibile.

  3. Avatar commento
    vacjb xsjmf
    16/08/2007 15:55

    ptgdeuxla waibuomdh asegt vdinqjzge ftzqdaxye txrwgqa dchsgjmnv

  4. Avatar commento
    katy
    31/01/2007 17:55

    alle svalbard ci sono stata nel luglio 06 con mio marito e una bambina di otto anni. noi a longyearbien ci abiteremmo!!!!

  5. Avatar commento
    adasd asd
    28/05/2006 14:32

    commento di prova

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