Cosa è un viaggio?

Una testimonianza vissuta sulle facce più drammatiche del Paese sudamericano

NOTA DELLO STAFF
Si dice Brasile e la mente corre al samba, al calcio, al carnevale, alle spiagge di Ipanema e Copacabana, alle belle donne.
Invece questa volta, niente di tutto questo, o meglio il "dark side" di tutto questo, l'altra faccia di un Paese in cui convivono spalla a spalla gli estremi della ricchezza e della miseria. Quello che vi presentiamo è uno di quei resoconti che siamo fieri di pubblicare e di esortare alla lettura: essendo una testimonianza di particolare spessore umano, abbiamo anche derogato dalla cosiddetta "lista di attesa" dei diari di viaggio.
Enos si è già presentato sul Forum illustrando il proprio impegno; ecco ora il racconto dell'esperienza da lui vissuta tra i volontari della "Casa do menor".
IL BRASILE NOVE ANNI DOPO
Cosa è un viaggio? Cosa rappresenta? Cosa cambia nella tua vita? Quanto inciderà sulla tua esistenza futura?
In un viaggio nel 1997 in Brasile grazie a Pindorama Viaggi Consapevoli di Milano, incontrai per la prima volta a Miguel Couto, Nova Igaçu alla periferia di Rio de Janeiro, nella sterminata Baixada Fluminense, praticamente la più famigerata e pericolosa che si conosca, Padre Renato Chiera, prete della Diocesi di Mondovì, che già da un decennio aveva fondato la Casa do Menor Sao Miguel Arcanjo.
A distanza di nove anni e in occasione del 20° della istituzione di questa straordinaria opera, sono tornato a visitare quei luoghi.
Già all'arrivo all'Aereoporto di Rio de Janeiro (chi c'è stato lo sa bene) si avverte tutta l'atmosfera tipica dei paesi dell'America latina: gran confusione, voci altissime, urla, spintoni, bagagli enormi, taxisti legali e abusivi, tutta una fauna che cerca di avere subito un contatto con uno scopo ben immaginabile: arriva fortunatamente l'autista inviato da Miguel Couto a prelevarmi e mi resterà per tutto il periodo della mia permanenza il rimorso di non aver imparato un po' di portoghese, che già in questo primo tratto di strada non capisco una parola! Chi l'ha detto che questa lingua è simile alla nostra?
Arriviamo alla Pousada; una casetta ordinata, un ambiente decoroso e accogliente a 100 metri dalla sede principale della Casa do Menor appositamente allestita per i volontari, i giovani in servizio civile e ospiti vari che possono passare quì anche solo una notte.
Mi accoglie con una disponibilità infinita la responsabile della casa, Eunice, che osserverò tutto il tempo in quel suo lavoro quotidiano, impegnativo, silenzioso e alla fine indispensabile, di tenere in ordine ed efficiente questo spazio preparando tre pasti al giorno, con una disponibilità, pazienza, e bravura davvero impressionanti.
Ci sono attualmente tre giovani tedeschi in Servizio Civile, Michael, Sebastian e Marius, (come mai, mi sono chiesto subito, neanche un giovane italiano?) ed Eleonora, una ragazza di Torino, laureata in Psicologia, che è in Brasile da qualche mese, cerca di rinviare la partenza, sono venuti i suoi genitori a trovarla e non sa decidere la data del ritorno.
Una delegazione è venuta da Fortaleza con i responsabili della Casa sorta 5 anni fa per fare il punto della situazione soprattutto finanziaria, e all'Assemblea generale emerge purtroppo il critico problema delle difficoltà economiche per una serie di ragioni che si possono sintetizzare: 1°) nella diminuzione degli aiuti dall'Europa. 2°) con il cambio svantaggioso di circa il 40% rispetto al periodo precedente, 3°) la scarsa partecipazione degli Enti e istituzioni pubbliche, benchè l'Opera svolga tutte le funzioni e i compiti educativi e assistenziali che sarebbero di competenza dello Stato. E' vero che la politica di Lula (sono tornato in Italia all'indomani della sua ri-elezione) ha portato un certo beneficio alle classi povere, per la prima volta si è avvertita una attenzione e un progetto rivolto al "povo", ai meno abbienti, a circa 40 milioni di famiglie disagiate, ma le dimensioni e la complessità di questa realtà immensa (28 volte l'Italia) sono inimmaginabili!

SPETTACOLO DELLA CASA DO MENOR A LAPA, RIO DE JANEIRO
In una piazza al centro di Rio detta "Lapa" sotto gli archi sui quali, ogni ora circa, sfreccia un trenino per i turisti in visita alla Capitale, in questa terza domenica di Ottobre è stato organizzato un incontro di gruppi musicali e folkloristici e già nel primo pomeriggio c'è quella atmosfera tipica di questi eventi, eccitante, coloratissima e si aspetta con impazienza che inizi lo show anche perchè minaccia di piovere.
Dopo alcune esibizioni che infiammano l'uditorio, tutti quì accompagnano con il ballo, nessuno sta fermo al ritmo frenetico degli strumenti afro-brasiliani, finalmente compare Padre Renato a presentare i suoi "ragazzi": con la sua solita carica carismatica, la parola forte e incisiva, travolgente a tratti, spiega alle centinaia di giovani presenti che il problema principale del Paese è quello dei giovani, di non sentirsi amati, abbandonati, esclusi, rifiutati e fin dalla prima infanzia costretti a finire irrimediabilmente sulla strada. Si celebra proprio in questo giorno la "giornata mondiale dell'infanzia", ma in verità, tuona Padre Renato, questi organismi non fanno assolutamente niente e nessuna azione concreta arriva in queste periferie degradate della Baixada. Il suo discorso è come al solito così appassionato ed emozionante soprattutto in questo contesto i cui i giovani di Rio si interrogano provocati dai dati sulle loro realtà più sconcertanti.
Finito il discorso applauditissimo escono giusto in tempo prima che la pioggia rovini il resto della festa, i ragazzi della Casa do Menor con il loro spettacolo esilarante, il più bello di tutti, bisogna riconoscerlo (tra l'altro sono venuti anche in Italia in una tourrnèe in varie città portando ovunque una vitalità e un entusiasmo incredibili), dalla Capoeira, alla rappresentazione delle scene che riportano gli episodi della storia passata del Brasile, dalla colonizzazione portoghese e dalla lunga schiavitù, fino agli avvenimenti recenti compreso l'agghiacciante fenomeno degli squadroni della morte e dell'assassinio di tanti adolescenti; in un crescendo di gesti e di musiche tutto esplode nel classico ritmo che crea un febbrile ed esaltante movimento nel pubblico di braccia, di gambe, dal grandissimo impatto emotivo e coinvolgente.
Sono convinto che non ci sia mezzo mediatico migliore di questo per lasciare un messaggio molto suggestivo di pace, di fratellanza, di comunione e di solidarietà: "UMA LUZ CHEGOU..." si chiama uno di questi canti che dà il titolo alla raccolta dei pezzi nel CD omonimo. Certo, veramente UNA LUCE RIFULGE... nelle tenebre delle favelas, nei bairros della miseria e del degrado, nella violenza terribile di questi luoghi dimenticati dalle nostre Civiltà, nell'infanzia e adolescenza negate... una vivissima luce risplende di speranza, di fiducia nel futuro anche di questi ragazzi che tentano di uscire dal tunnel che li ha visti feriti profondamemnte nella loro dignità umana.

CAPOEIRA
Questa danza, che è una simulazione di lotta con gesti rapidi, armonici che tutti eseguono al ritmo di tamburi e altri strumenti particolari, è tipica di questa terra ed è un mezzo efficacissimo di espressione che viene praticato nel bellissimo "Centro de atividades culturais e esportivas" sorto poco lontano dalla Casa do Menor con il preciso intento di valorizzare le tantissime qualità e doti artistiche presenti nei ragazzi di strada per il loro recupero "totale" e ci sono manifestazioni con la partecipazione di centinaia di giovani e di bambini offrendo a chi visita lo scenario meraviglioso di un realtà in continua evoluzione e crescita.
E' proprio qui che ho incontrato uno dei principali artefici di questo "miracolo" della Capoeira: Rildson, un giovane 24 enne, recuperato anni fa da una situazione tragica di strada che ha lasciato sul suo volto i segni della tristezza, fugata soltanto dal sorriso contagioso e dallo sguardo mite e profondo, esperto in questa disciplina con una capacità stupefacente, ha raccolto intorno a se una sessantina di ragazzi e organizzato in una palestra (se così si può chiamare) un corso a cui ho partecipato in un'occasione e sono rimasto incantato dalle due ore ininterrotte di esercizi sotto l'incalzante e travolgente rullio dei tamburi e dei canti.
Mi diceva sconsolato che nessuno può permettersi di pagare delle quote, nessuno dà contributi, finanziamenti, sostegno economico e io mi sono preso l'impegno, tornando in Italia, di appoggiare finanziariamente questa sua iniziativa corraggiosa, così lodevole e fondamentale per l'educazione e la salvezza dalla strada di centinaia di giovani e che lezione! Rildson ricordando il suo passato ha cercato di sottrarre dalla stessa infelice sorte molti altri dando vita e speranza.
Chi leggerà queste righe che io stesso scrivo con imbarazzo perchè tutti siamo vittime nella nostra società, di sprechi, di bisogni inutili e banali, di beni materiali che non realizzano niente, mi auguro che capisca l'importanza che hanno a volte anche pochi euro per provocare dei mutamenti essenziali in realtà del terzo mondo: per questo ribadisco l'antico detto: è dando che si riceve... e sconcertante è il fatto che ritorna indietro proprio ciò che non è acquistabile con i soldi, come diceva mirabilmente nel "Piccolo Principe" Antoine de Saint Exupery.

Tante volte mi è stato chiesto di dire la mia davanti a delle assemblee numerose ma ero sempre imbarazzato e mi saliva un nodo in gola; quì non sono ammesse prediche perchè proprio tanti nostri comportamenti pesano come un macigno se riconosciamo le responsabilità in ordine a queste condizioni del terzo mondo che tutti abbiamo contribuito a creare e ora qui si aspettano dall'Europa e da ciascuno di noi quella solidarietà e partecipazione indispensabili a eliminare la povertà, l'indigenza e la violenza che tutti condanniamo a parole: non è forse vero che anche noi Italiani, ricchi e benpensanti, identifichiamo il Brasile con le spiagge assolate di Copacabana e Ipanema, i paesaggi rigogliosi della foresta amazzonica, il Carnevale di Rio de Janeiro, le belle donne, la samba, Ronaldo e lo stadio di Maracanà?

RIO DE JANEIRO: LUCI E OMBRE
Quinto Paese al mondo per estensione (8.5 milioni di kmq) e con circa 160 milioni di abitanti. il Brasile è al nono posto tra le potenze economiche mondiali e uno dei Paesi più ricchi del mondo di materie prime e prodotti agricoli. Accanto a questi records però il Brasile ha il triste primato mondiale del debito estero e della mala distribuzione della ricchezza: infatti il 10% della popolazione ricca detiene il 50% del reddito nazionale mentre il 50% ne ha solo il 10%. Complessivamente sono 7 milioni i bambini sfruttati nei modi più disparati, 500 mila nel mercato del turismo sessuale.
Queste cifre danno un'idea del paradosso di un Paese potenzialmente ricco ma drammaticamente costretto a far vivere un gran numero dei suoi abitanti nella tremenda povertà.
Non ho mai la presunzione visitando un Paese di esprimere giudizi di alcun genere per rispetto e perchè bisognerebbe abitarci per anni e poi non si riuscirebbe ugualmente a cogliere la completezza della realtà: così tornando dopo tanti anni sul Corcovado al Cristo Redentore che domina imponente dall'alto une delle più belle viste del mondo, con un colpo d'occhio si arriva al Pan di Zucchero a isolette lunari, e da un'altra parte addirittura una favela è inserita armoniosamente nel contesto paesaggistico; accompagnato dalla fotografa polacca Maria Stefanek residente a Roma, che sta facendo un reportage fotografico sull'America latina, alla guida di Padre Renato scendiamo nel centro della città e appena passato il tramonto mi colpiscono centinaia di persone sotto i portici dei condomini, delle banche, dei negozi, già pronti per passare la notte, un fenomeno che si ripete come un rito ogni sera, una delle contraddizioni plateali della città.
Sfioriamo la Candelaria, la Chiesa tristemente nota per quel massacro avvenuto anni fa che fece il giro del mondo, una strage di 9 bambini di strada che ora vengono ricordati dalle sagome in rosso disegnate sul cortile: ci fermiamo perchè abbiamo con noi vari ragazzi e vogliamo fare una foto che richiami significativamente quell'evento: Padre Renato li fa appoggiare sulla grande croce eretta dopo il sanguinoso fatto: non so come sarà venuto questo scatto, spero di vederlo perchè mi è parso perfettamente emblematico di quella tragedia e come oggi tutto debba cambiare: dobbiamo affrettarci perchè sta piovendo e i giovani di Tinguà salgono sul pulmino con i volti bagnati, con i sorrisi splendenti e in lontananza gli occhi tristi dalle ferite passate che solo il tempo e il sentirsi amati riusciranno a guarire come miracolosamente avviene da 20 anni alla Casa do Menor.
Poi una proposta sconcertante dal "prete di strada": l'abbordaggio dei meninos de rua. Puntiamo alla Rodoviaria, sono già le 23 e devo dire la verità mi prende molta paura non solo a me ma anche a Lara e Mirco, una coppia fantastica di Bologna, in viaggio di nozze, amici della Casa. Don Renato sa benissimo dopo 28 anni dove scovarli, scende dalla macchina, ne ho contati una trentina di questi ragazzi chiamati "exercito mirim" dialoga con loro, li ascolta, mi dice di aprire per far salire uno con noi: sono abbastanza terrorizzato perché hanno circondato l'automezzo, c'è odore di maconha, cocaina e colla... ma il bambino di circa 8 anni è subito pentito e mi accorgo che poi la strada ha un fascino e un irresistibile richiamo: ecco perchè si registrano anche dopo mesi dei ritorni a quel mondo tremendo di una libertà solo apparente ma di fatto omicida.

SUCCHI DI FRUTTA E FESTE
Mentre stavo per pensare a una delle cose più dolci che mi hanno conquistato in questo Paese, il Prof. Rubens Piovano, neo-direttore dell'Istituto Italiano di Cultura a Rio de Janeiro, persona affascinante che abbiamo incontrato nella Sede del Consolato Italiano, a cui debbo grande riconoscenza per avermi invitato a due conferenze nelle Università Federale e Statale, che ha fatto visita a Nova Iguaçu, pieno di meraviglia per tutte le attività della Casa, e ha passato una giornata intensa e stupenda con noi, ebbene, in questi giorni mi ha inviato un messaggio eloquente sui Succhi di frutta che si trovano un po' ovunque che riporto volentieri in questo resoconto di viaggio. Dice infatti: "Açai, Cupuaçu, Miricì, Umbù, Taperebà" Non è la classifica di serie B di un campionato di calcio ma sono i SUCOS! A tutte le età e a tutte le ore. L'imperatore incontrastato rimane il Mango, pastoso, stordente, sontuoso. Non si discute: Ad ogni golata, pacchi di gangli neuronali vanno in deliquio, l'occhio fissa la polpa color arancio caldo, incredulo! Segue la Gobaia insinuante e frizzosa, dal divertente color fuxia chiaro. L'intensa Papaya (Mamao) contende la terza piazza sul podio, all'acidulo e scherzoso Maracujà, sempre potente.
Sul tabellone del Chiosco Bibi Sucos se ne contano oltre 40 comprese le combinazioni, acqua di cocco con fico, ananas e menta, complimenti vivissimi al regista! Con poco meno di un euro ti sbandi il cervello con il solito tamarindo, ti concedi mezzo chilo di vitamina C con la Acerola, imiti i brasiliani che vanni matti per l'Açai, una bacca dell'Amazzonia che viene servita fredda, sta in piedi da sola tanto è cremosa, viola, scurissima...
Tutti i succhi sono pompati da dosi generose di ghiaccio e zucchero (chissà come troverà la mia glicemia al ritorno il diabetelogo ?); l'unico che se la cava alla grande da solo (sem açucar) è l'Ananas (Abacaxì). C'è poi il Mate, un the affumicato della Pampa, amaro, robusto,buonissimo, l'acqua di cocco è lieve e leggiadra, te la bevi dopo che ti aprono davanti al naso la noce con tre precisi micidiali colpi di machete... ma la vera sorpresa è il succo di canna (caldo de cana): nei chioschi c'è una macchina di metallo decisamente grande, l'inserviente infila due lunghe canne da zucchero che vengono pressate e escono sfilacciate dall'altra parte mentre il tuo bicchiere si riempie di un denso liquido dolce che sembra melassa ben diluita... stupendo vero? Provare per credere.

CONCLUSIONI - APPELLO
Dicevo delle difficoltà economiche in cui versa la Casa do Menor Sao Miguel Arcanjo: in una lettera accorata che poi farò avere a tutti si spiegano i motivi di questa diminuzione drastica di aiuti che costringerà la chiusura di alcuni servizi, ne cito soltanto uno importante in corso di soppressione: i medici, l'assistenza sanitaria, il dentista! che non si possono più mantenere. Allora se dopo la lettura di queste pagine, qualcuno vorrà ripensare alle scelte della sua vita, al sostegno che potrebbe offrire con piccoli o grandi contributi non importa, è il cuore che conta, allora vi dico che sarà un investimento sicuro, che non produrrà interessi di banca, cedole di Bot, rendite da azioni, ma molto molto di più...
Correggio, 5 Novembre 2006

Per contributi: Casa do Menor Italia Onlus, via Roracco 25, 12089 Villanova Mondovì (Cuneo)
Conto corrente postale: n. 12237129 intestato alla Casa do menor
oppure
C.c. Bancario n. 2501331/9 presso Banca Alpi Marittime Coop. Carrù, Filiale Villanova Mondovì. Codice ABI 08450 - CAB 46990
Oppure rivolgetevi al sottoscritto che quando tornerà in Brasile il prossimo anno li farà avere direttamente: Enos Rota cell.360222889

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