Due mesi in Australia e Nuova Zelanda - Parte prima

Il fascino senza fine del “mondo down-under”

Il progetto comincia a prendere corpo già durante la primavera, l’Australia è sicuramente una destinazione da viaggiatori collaudati, la Nuova Zelanda è pure un punto d’arrivo dal quale ripartire nuovamente per altre avventure. Ecco quindi presa la decisione di riunire tutti i nostri sforzi mentali, fisici ed economici in un’unica grand’avventura che ci porti per due mesi agli antipodi. Passeremo quindi l’estate a casa a parte una breve uscita fuori dai confini per qualche giorno in Provenza. Ad agosto sono già a studiare itinerari con varie riviste, depliant di noti tour operator a leggere resoconti d’altri viaggiatori ed ovviamente con i preziosi consigli della Lonely Planet. L’aver visto qualche tempo prima un documentario su National Geografic Channel, ci porta ad inserire nel nostro giro pure una settimana in Tasmania, per poi saltare da lì nella terra dei kiwi e trascorrere ancora un mese in viaggio.
Il primo problema da risolvere è quello di trovare la migliore soluzione ed il miglior rapporto qualità prezzo per i voli aerei. Singapore Airlines ed Emirates offrono valide tariffe per le tratte intercontinentali ma c’è poi da pensare ad almeno sei o sette voli interni sia in Australia che in Nuova Zelanda. A questo punto mi rendo conto che Qantas potrebbe essere la compagnia migliore cerco di poter avere un’idea consultando il sito ma per un itinerario così complesso capisco che non è cosa poi così tanto semplice. Eccoci quindi a cercare di pianificare nel modo migliore il nostro itinerario il che ci obbliga a fissare anticipatamente le date e le tappe: per l’Australia seguiremo una via classica arrivo a Sydney per poi risalire lungo la costa orientale fino a Cairns, il grande centro rosso con Ayers Rock, per scendere a Melbourne e da lì alla Tasmania e poi come dicevo prima, passare alla Nuova Zelanda dove anche lì andremo sul classico con un tragitto che comprenda sia l’isola del nord che quella del sud. In Italia non c’è nessun ufficio od agenzia della Qantas ci si deve rivolgere ad un numero verde per richiedere prenotazioni o anche un semplice preventivo. Mi metto quindi in contatto, risponde una solerte impiegata con un chiaro accento teutonico, chissà dove si trovava, la quale molto gentilmente mi chiede esattamente quali devono essere le tratte da inserire nel pacchetto, mentre parlo la sento chiaramente battere sulla tastiera del computer, dopo poco meno di mezz’ora mi arriva tutto con lettera d’accompagnamento via e mail ma non sono per niente soddisfatto, il prezzo mi sembra esagerato specialmente per il trasferimento dalla Tasmania ad Auckland via Sydney, un volo se l’è dimenticato, per di più c’è da pagare un paio di supplementi dovuti a periodi di forte richiesta, da loro siamo nel pieno del periodo di ferie, come se fosse agosto da noi e come se non bastasse c’è pure da pagare ancora per i visti elettronici quando sapevo benissimo che sono normalmente concessi gratuitamente dalla Compagnia stessa. Eccomi quindi a passare i pomeriggi su internet alla fine trovo un tour operator di Roma specializzato per Australia e Pacifico. Con un paio di telefonate e scambio di e mail dopo pochi giorni ho già tutto fatto: pacchetto Qantas per un totale di 15 voli compreso il trasferimento Firenze Francoforte A/R con Lufthansa la spesa è di “ soli “ 2570 Euro/pax tasse incluse e i visti sono ovviamente compresi. Confermo subito senza esitazione e mi riservo di usufruire d’altri loro servizi se mi dovessero tornare utili.
Per i trasferimenti più brevi la Greyhound ha svariati abbonamenti adattabili ad ogni esigenza personale ed un’estesa rete di percorsi che raggiungono facilmente anche località minori, chiaramente decideremo quando saremo arrivati trovando la soluzione migliore.
A differenza di altre volte a questo punto sono anche a decidere anticipatamente le sistemazioni alberghiere essendo ovviamente legato ai voli programmati. Dove è stato possibile mi sono appoggiato alla catena Accor, ( Ibis, Mercure ) avendo una tessera fedeltà, questo mi consentirà non d’avere sconti immediati ma di accumulare punti che potranno poi essere tramutati anche in successivi soggiorni gratuiti in località a mia scelta. Altrimenti dove questo non è stato possibile ho prenotato tramite altri circuiti come Venere, Hotel Club, Edreams, o direttamente presso la struttura stessa come nel caso di un paio di B & B, in alcuni casi con addebito immediato sulla carta di credito, ma nella maggioranza dei casi con pagamento al momento del check out La spesa media alla fine dei pernottamenti arrotondando per eccesso è stata di 70euro in alcuni casi con la colazione compresa.
Per vari motivi decido pure di non prenotare o prendere auto a noleggio sul posto, mia moglie non guida e farmeli tutti da solo quei Km proprio non me la sento, questo sicuramente per l’Australia per la Nuova Zelanda si potrebbe anche prendere in considerazione, infatti, mi viene offerta una buona opportunità ma preferisco lasciar perdere anche perché pure in Nuova Zelanda ci sono valide compagnie di pullman, ovviamente mi rendo conto che questo comporterà una certa perdita di tempo ed anche la possibilità di fare il proprio comodo.Decido di ricorrere ancora all’agenzia di Roma per il tour ad Ayers Rock e per la visita e pernottamento a Fraser Island, le offerte sono decisamente molto buone e ad un prezzo decisamente molto conveniente, quando poi sarò sul posto mi renderò conto confrontando i prezzi di varie agenzie locali che avrei pagato più o meno la stessa cifra.
Arriviamo quindi sotto Natale, i biglietti aerei e voucher sono già arrivati, faccio le ultime prenotazioni, completo lo studio su le varie fonti, non ci rimane altro che cominciare a pensare cosa mettere nel bagaglio, siamo decisamente molto sportivi partiamo con un solo trolley di medie dimensioni per un peso complessivo di circa 17 Kg, il mio zainetto tattico e un altro bagaglio a mano se nella malaugurata ipotesi dovesse succedere che...1°-2°Giorno 15- 16 gennaio volo Firenze- Francoforte - Singapore – Sydney
I giorni precedenti sono caratterizzati da un pessimo maltempo addirittura due giorni prima l’aeroporto di Francoforte è stato chiuso per neve siamo in trepidazione per quello che potrebbe succedere, controllo il giorno prima ora per ora il movimento e gli arrivi sia qui a Firenze che a Francoforte sul sito dei rispettivi aeroporti e compagnie, il 15 gennaio è una giornata di sole anche se molto fredda…. Si parte !

3° Giorno 17 gennaio domenica Sydney
Il volo da Francoforte compresa la sosta tecnica a Singapore dura quasi 21 ore, atterriamo alle 6.30,disbrigo semplice delle formalità doganali, in pratica nessun controllo. Nella zona degli arrivi c’è un bar facciamo colazione e comincio a raccogliere depliants e cartine della città dai vari espositori. Mi guardo attorno per rendermi conto dove sono i collegamenti per la città compro i biglietti per lo shuttle bus è la soluzione migliore e più conveniente: 24 A$ a testa A/R. L’albergo prenotato è Ibis World Square (qui va pronunciato aibis ) se no, non capiscono. Ci lasciano proprio davanti all’albergo, per il ritorno bisogna telefonare il giorno prima e fissare l’orario di pick up. Presento la copia voucher della prenotazione fatta da casa, va tutto bene solo che la camera ancora non è ancora pronta. La cosa non ci fa certamente piacere non ci resta altro che darci una sciacquata sommaria nelle toilette del ristorante dell’albergo, lasciamo i bagagli in deposito ed usciamo, fra l’altro non ci siamo potuti nemmeno cambiare, io ho ancora addosso jeans e camicia di flanella con cui sono partito dall’Italia due giorni prima, ma chi se ne frega! L’albergo è in una posizione strategica a poche centinaia di metri dalla stazione centrale dove si trovano pure i terminal delle compagnie dei pullman e poco di più da Circular Quay.
Avevo già fatto un precedente viaggio di gruppo in Australia nel 1998, quindi in più di un’occasione mi ricordavo abbastanza bene dove andare a mettere i piedi.
C’incamminiamo verso Harbour Bridge ma la prima sosta la facciamo per visitare la St.Mary Chatedral Stranamente la Lonely Planet le dedica solo due righe ma ne meriterebbe sicuramente qualcuna in più. Richiama da vicino lo stile gotico di Notre Dame di Parigi, è una chiesa molto bella, purtroppo quando arriviamo stanno celebrando la Messa quindi dobbiamo aspettare che finisca per poterla visitare meglio. Poco distante,quasi per caso passiamo davanti all’entrata del vecchio ospedale oculistico Nel cortile esterno c’è una copia perfetta del Porcellino, la statua bronzea del cinghiale che rappresenta uno dei simboli di Firenze. La statua fu donata dalla marchesa Clarissa Torrigiani nel 1968 in memoria del padre e del fratello che furono rinomati chirurghi dell’ospedale stesso. Sentiamo già i primi morsi della fame, vogliamo mangiare qualcosa di veloce senza perdere troppo tempo, entriamo in un locale denominato Sub Way preparano panini a richiesta con quello che uno vuole. Nei giorni successivi noteremo come questa sia una catena presente quasi dappertutto e sarà spesso il punto di riferimento per il nostro lunch. Arriviamo finalmente alla Circular Quay alla passeggiata sulla baia Essendo domenica c’è tantissima gente fuori, sia turisti che gente del posto, comunque trovo lo spazio per la classica foto davanti all’Opera House. Dopo aver bevuto una birra seduti ad un bar torniamo in albergo, finalmente possiamo farci una sana doccia e riposarci un poco. Usciamo verso le 19,30 a questo punto comincia a presentarsi il serio problema di dove cenare, attrae la nostra attenzione un locale particolare, è una vecchia struttura completamente ristrutturata,all’interno vi sono numerosi ristoranti di cucina orientale,scegliamo quello coreano,la caratteristica è quella di poter cucinare direttamente su una piastra arroventata con una bomboletta di gas quello che si vuole, prendiamo un misto di calamari e carne. Con una buona birra spendiamo solo 40 A$,concludiamo con un gelato cornetto preso i un uno dei tantissimi e onnipresenti 7/eleven , la catena di piccoli supermercati aperti 24 ore. Ci ritiriamo per dormire, si fa per dire intorno alle 22.

4° Giorno 18 gennaio lunedì Sydney
Si dorme solo due o tre ore, alle 7 siamo già fuori, dopo aver fatto colazione in un bar italiano ci riportiamo verso l’Opera House. E’ ancora presto aprirà alle 9 facciamo ancora qualche foto intorno e passeggiamo nel Domain, il curatissimo parco giardino nei suoi pressi. Quando apre entriamo all’interno ma un’eventuale visita guidata c’è solo molto più tardi, ci limitiamo quindi all’ampio salone. Prendiamo quindi il traghetto per raggiungere la piaggia di Manly situata sul lato opposto della baia. Questa località si suddivide con Bondi ed altre spiagge la recettività balneare della città E’ molto carina il Corso,la strada principale,collega la zona d’attracco del traghetto e di altre barche con la spiaggia vera e propria. E’ un’infinita serie di negozi bar e locali vi sono poi anche molti alberghi di varie categorie che possono essere una valida alternativa per chi cerca una sistemazione più tranquilla e direttamente sul mare. C’incamminiamo sulla Scenic Waklway,riservata solo a pedoni o biciclette, mi ha molto colpito il fatto che vi sono svariati cartelli che invitano anche i pedoni a mantenere il lato sinistro della passeggiata, oltre al quasi inutile altro invito a non lasciare sporcizia o rifiuti lungo la passeggiata. Fa decisamente abbastanza caldo, c’è molta gente a fare il bagno e a prendere il sole sulla spiaggia. Torniamo indietro risiamo alle solite,la fame si fa nuovamente sentire provo a cercare un ristorantino sul lungomare dove mi ricordavo di aver pranzato benissimo, ma non lo ritrovo, sono comunque quasi sicuro che sia trasformato in un orribile bar fast food- take way, dove il piatto del giorno è niente meno che agnello con patate arrosto. Mi rifiuto ovviamente di mangiare una cosa del genere in un posto simile, poi chissà come fatto, alla fine troviamo una valida soluzione lungo il Corso con un buon filetto di barramundi. Ci sentiamo abbastanza stanchi decidiamo quindi di riprendere il traghetto e tornare verso l’albergo per provare a recuperare almeno un paio d’ore di sonno. Usciamo nuovamente intorno alle 19 ci portiamo verso la City Tower per ammirare il panorama dall’alto Quando usciamo ci rendiamo conto che in zona non ci sono molte possibilità per cenare decentemente comunque c’accontentiamo di un filetto di carne e patatine all’interno di un bar.

5° Giorno 19 gennaio martedì - Sydney
Arriviamo alla vicina stazione centrale dove si trova pure l’ufficio della Greyhound, compro i biglietti per gli spostamenti che faremo in seguito 575 A$,(382 €, al cambio del momento): Brisbane-Hervey Bay ed HerveyBay-Townsville, sono circa 1500 km! Ovviamente per tutti e due. I biglietti sono nominativi, ma non viene assegnato il posto, mi spiegano che una volta presentato e fatto check del bagaglio con il driver uno si siede dove vuole. Abbiamo già deciso di raggiungere il quartiere periferico di Parramatta distante circa 25km, all’andata andremo con il treno, al ritorno prenderemo un battello. Il nome secondo l’antica lingua aborigena pare significare “ Luogo dove riposano le anguille”. E’ stato uno dei primi insediamenti coloniali in Australia ,è un quartiere decisamente molto tranquillo, con alcuni edifici coloniali e una chiesa anglicana dedicata a St. John, fu la prima ad essere costruita nel 1796 completata e consacrata definitivamente nel 1803, successivi adattamenti l’ hanno portata allo stato attuale. Intorno c’è un bel giardino molto ben curato e un parco giuochi per bambini. All’ufficio turistico chiedo maggiori informazioni e mi faccio dare una piantina, abbastanza vicino c’è la chiesa cattolica di San Patrizio, molto moderna essendo stata ricostruita dopo un incendio, arriviamo al vecchio cimitero monumentale, considerato il più vecchio di tutta l’Australia, ormai racchiuso all’interno della città. Per tornare prendiamo il traghetto al volo proprio mente sta partendo da un’ansa del fiume Parramatta. Tornati in città , anche se fa abbastanza caldo facciamo una piacevole passeggiata nel quartiere dei Rocks e di Darling Harbour, non ci facciamo mancare certamente il tempo per riposarci e riprendere fiato con una sana pinta di birra in uno dei tantissimi e caratteristici pub della zona. Ceniamo in un self service all you can eat 9,90 $ ma la qualità è decisamente molto scadente.

6° Giorno20 gennaio mercoledì Sydney
Arriviamo con l’autobus al Fish Market, è sicuramente uno dei più importanti di tutto il continente australe, vi si trovano tutte le specie ittiche possibili ed immaginabili,mentre giriamo per i vari banchi incontriamo un simpatico signore italiano, Aurelio, che vive in Australia da oltre dieci anni. Cominciamo una simpatica chiacchierata,c’invita ad accompagnarlo mentre fa le sue commissioni, ci riporterà poi al mercato dove ci consiglia di fare un buon pranzo a base di pesce. Ci fa visitare il quartiere di Balmein dove vive una folta comunità italiana che si è completamente integrata nella vita australiana pur mantenendo le tradizioni originarie. Tornati al mercato cerchiamo un posto dove poterci fermare a mangiare, è completamente affollato da una variegata clientela, facciamo una breve attesa per trovare posto. I banchi espongono montagne di pesce fritto, calamari, gamberi e cestini di ostriche. Me ne trangugio solo una mezza dozzina sono le più grosse e più gustose che ho mangiato.Torniamo a piedi verso Darling Harbour che alla fine non è poi tanto lontano, con il traghetto vorremmo raggiungere nuovamente Balmein per rivederlo meglio ma non ci riusciamo, intendo male le indicazioni delle fermate ci ritroviamo a casa del diavolo, alla fine rinunciamo perché ormai è già quasi buio. Torniamo ancora al ristorante coreano.

7° Giorno 21 gennaio giovedì Brisbane
Lo shuttle per l’aeroporto prenotato il giorno prima passa a prenderci puntualmente alle 7,30, facciamo check in elettronico, il volo dura poco più di un’ora .All’arrivo prendiamo ancora lo shuttle, l’albergo è ancora un Ibis anche questo in una posizione molto favorevole per raggiungere le zone di maggiore interesse, nei pressi del Queen’s Mall e al Victoria Bridge. Questa volta per fortuna la camera è già pronta, usciamo subito. Dopo aver consumato il solito panino nel Sub Way c’incamminiamo verso il quartiere coloniale passando attraverso il giardino botanico molto ben curato Visitiamo la Parliament House del Queensland. Lo stato del Queensland fu creato nel 1859 separandosi dal New South Wels e il nome fu dedicato in onore alla regina Vittoria.Il parlamento seguì inizialmente le tracce di quello inglese, essendo ovviamente predominante la presenza di popolazione di origine britannica. Il palazzo è caratterizzato da un tetto a cupole di rame, la visita è gratuita e comprende le principali sale, ci si può sedere e farsi fotografare al banco del presidente del consiglio.Tornando verso l’albergo ci soffermiamo nella piazza del City Hall che alla sera è illuminato in maniera molto attraente con luci colorate che cambiano continuamente E’ abbastanza vicino all’albergo ci ripasseremo sicuramente il giorno successivo.. Dopo esserci cambiati e riposati giusto un’oretta usciamo per la cena ci portiamo verso il Mall, la voglia di mangiare del buon pesce è tanta ma ci rendiamo subito conto che la nostra voglia rimarrà tale. Ci sono tanti ristoranti ma sono quasi tutti allo stesso livello e risultano anche piuttosto cari, spendiamo 85$ per il solito filetto, dopo esserci raccomandati quasi in ginocchio; “ No sauce please!”, patatine e birra. Per finire in bellezza comunque il gelato dal solito 7/ Eleven, non ce lo toglie nessuno.!

8° Giorno 22 gennaio venerdì Brisbane
Ci svegliamo ancora molto presto, ci prepariamo un caffè con il bollitore e le bustine offerte dall’albergo, poi usciamo per cercare un posto dove fare colazione,torniamo verso il Mall distante poche decine di metri paghiamo una cifra sproporzionata per quel poco che prendiamo. Aspetto l’apertura dell’ufficio turistico per avere le giuste informazioni per raggiungere il Lone Pine Koala Sanctuary.E’ distante circa 10 km dal centro si può utilizzare un battello che effettua una mini crociera lungo il fiume, ma mi consigliano di utilizzare gli autobus che sono molto più frequenti e decisamente molto più convenienti. La fermata è lì a due passi in Adelaide St. E’ stato il primo parco zoo ad accogliere e a far crescere una nutrita comunità di esemplari Koala, sono attualmente circa 130. All’interno del parco ci sono altri animali, alcuni canguri, una coppia di Diavoli della Tasmania ( che non abbiamo visto) uccelli e coloratissimi pappagalli. Durante l’orario di apertura si susseguono alcuni piccoli spettacoli fra cui una dimostrazione dei cani collie da pastore. I koala comunque sono tenuti in un’area ristretta e chi desidera fotografarli più da vicino o tenerli in braccio deve pagare anche un supplemento sul prezzo del biglietto che tutto sommato non è certamente molto economico 28 A$ a testa. Finita la visita riprendiamo l’autobus e scendiamo nuovamente in centro; il palazzo del City Hall è chiuso per restauro quindi non è possibile visitarlo, quindi seguiamo una parte dell’itinerario a piedi proposto dalla Lonely, l’altra in pratica l’avevamo già fatta ieri.Arriviamo al Post Office all’interno di un vecchio palazzo vittoriano, compro una scheda telefonica che si rivela una fregatura perché non funziona dalle cabine come avevo richiesto, proseguiamo verso la St. Stephen Cathedral,purtroppo non è possibile fotografarla all’esterno perché stretta in mezzo ai grattacieli, ci si deve accontentare della piccola cappella nel cortile interno.Attraversiamo il fiume sul Victoria Bridge e siamo sul South Bank. Visitiamo rapidamente il Queensland Museum ma non è che ci siano reperti o altro di particolare interesse, solo qualche oggetto di arte aborigena,alcune foto sulla storia della città.Passeggiamo un po’ nella zona passiamo sotto la grande ruota, poi già quasi stremati dalla stanchezza torniamo in albergo. La cena purtroppo è una ripetizione di quella della sera precedente anche se cambiamo locale.

9° Giorno 23 gennaio sabato Brisbane.
Raggiungiamo facilmente con l’autobus il quartiere di Fortitude Valley che è pure il quartiere cinese. In un tratto di Brunswick St. al sabato si svolge un mercatino. Vi si trova un po’ di tutto: roba usata abbigliamento e CD, paccottiglia varia,frutta e verdura, e massaggi shatsu con tariffe a partire da 1$ al minuto minimo 15 minuti. Ci passiamo circa un’oretta ma non troviamo validi motivi per prolungare la nostra permanenza, ci portiamo verso lo Story Bridge che assomiglia vagamente a quello di Sydney, lo percorriamo su una pista riservata a ciclisti e pedoni che anche qui devono mantenere rigorosamente il lato sinistro.Continuiamo la nostra camminata che sinceramente ce la potevamo anche risparmiare lungo la riva sud del Brisbane River fino a tornare nei pressi della grande ruota. Scopriamo come poco dopo abbiano creato una spiaggia artificiale con sabbia di riporto lungo un’ansa del fiume, con piscine e giuochi d’acqua c’è molta gente, considerando pure che è sabato, segue poi un’elegante promenade con bar e ristornati.Altra gente si riposa e si rinfresca sui prati,in quel momento li invidiamo veramente ad averlo saputo potevamo passare parte della giornata lì piuttosto che farci quella inutile camminata.Fa abbastanza caldo dopo aver consumato il solito panino torniamo in albergo per riposarci un paio d’ore. Dopo aver girato ancora nella zona pedonale decidiamo di tornare verso la zona balneare dove pensiamo di trovare un buon ristorante. C’è ancora molta gente i locali sono quasi tutti pieni di gente, qualcuno è ancora a sguazzo nell’acqua, un ristorante attrae la mia attenzione: ha delle insegne di cucina greca ma è già quasi al completo, occupiamo uno degli ultimi tavoli rimasti liberi, mangiamo finalmente molto bene con un portata di totani come antipasto e un vassoio di grigliata mista.

10° Giorno 24 gennaio Domenica Trasferimento Hervey Bay
La stazione centrale in Roma St. da dove partono anche i pullman non è molto lontana,ma preferiamo prendere un taxi, i bagagli cominciano già a pesare. Mostro i biglietti fatti a Sydney non ci sono problemi, aspettiamo. Il pullman parte puntualmente alle 12. Lasciata la città attraversiamo una vasta zona coltivata a mais e altri cereali,successivamente siamo nella zona di Bundaberg famosa per la produzione di un ottimo rum, quindi non mancano ovviamente coltivazioni di canna da zucchero. Vi sono pure zone in cui prevale una vegetazione di tipo mediterraneo. Il servizio del pullman è ottimo, l’autista fornisce pure qualche informazione, ma non è che riesca a comprendere molto. Durante il tragitto vengono effettuate alcune soste per dar modo anche ai passeggeri di sgranchirsi le gambe o prendere qualcosa nelle aeree di servizio. Arriviamo ad Hervey Bay intorno alle 17, il terminal qui è molto distante quindi dobbiamo per forza di cose prendere un taxi. L’hotel prenotato è il Playa Concha che fa parte di una catena di motel. Le camere sono ampie e spaziose, sono in pratica dei mini appartamenti con angolo cottura . La colazione è compresa ci viene lasciato un modulo per richiedere quello che desideriamo. Chiedo pure il piacere di telefonare all’agenzia che ci porterà a Fraser Island per far confermare la nostra presenza. Usciamo per la cena, la località era descritta sulla Lonely Planet come zona turistica molto frequentata specialmente da una clientela giovane e chiassosa, ma il lungomare dove si trova il nostro albergo appare tristemente deserto e silenzioso.Cerchiamo un ristorante , poco dopo troviamo una pizzeria con insegna e nome italiano, entriamo ci sono alcuni tavoli occupati. Ordiniamo una pizza capricciosa ma è praticamente una schifezza, ne mangiamo solo un boccone e usciamo particolarmente incazzati ed affamati. Ci sono altri locali ma sono chiusi alla fine troviamo un’altra pizzeria, sono passate da poco le 20 ma il titolare sta già mettendo a posto per chiudere, lo supplichiamo di darci almeno un panino. Comprende la nostra situazione e ci prende particolarmente in simpatia e ci prepara un’ottima margherita.Lui originario di Napoli, si chiama Paolo, vive lì già da diversi anni si è sposato e ci dice che la sua attività lo soddisfa abbastanza.Ci dice pure che la località in effetti è molto frequentata da gente anziana che viene a passare qualche giorno o da gente di passaggio come noi che andranno alle Fraser, nei mesi di gennaio febbraio ci sono pure svariate escursioni in mare per osservare il passaggio delle balene e che non è quindi proprio una località da movida notturna. Torniamo verso l’albergo in un clima da quasi coprifuoco.

11° Giorno 25 gennaio lunedì Hervey Bay.
La colazione ci viene servita puntualmente alle 8,30 direttamente in camera. Usciamo incamminandoci verso il porto o il centro. Anche alla luce del giorno la situazione non cambia di molto, tutto appare ancora molto calmo e tranquillo, se si considera poi che è considerata ancora alta stagione e per di più è anche giorno di ponte con il giorno dopo che è festa nazionale dell’Australian Day, sembra veramente incredibile che una località che c’appare molto bella e con una spiaggia e un mare invitante sia così trascurata. Camminiamo sulla spiaggia e raggiungiamo l’Uragan Pier un molo di 850 mt, ma quando fu costruito negli anni ’20 era lungo oltre 1100 mt ed era il principale punto d’attracco dei mercantili che caricavano e scaricavano merci destinati a tutta quella zona. Vi era pure stato installato un binario ferroviario per facilitare il trasporto delle merci a terra. Troviamo il punto giusto per sistemarci e prendere qualche ora di sole, l’acqua è alla temperatura giusta ci concediamo pure il primo bagno, che purtroppo resterà ( almeno in mare ) l’unico di tutto il viaggio. Incontriamo ancora Paolo che si sta concedendo un po’ di relax in mare insieme al suo fedele amico a quattro zampe. Ci racconta ancora qualcosa della sua vita e su quello che succede ad Hervey Bay. Passato abbondantemente mezzogiorno cerchiamo un locale aperto, sono tutti chiusi aprono solo nel tardo pomeriggio. Per fortuna troviamo anche qui un Sub Way ma se le altre volte era stata una scelta voluta, questa è una scelta obbligata, l’unica altra alternativa poteva essere quella di comprare mezzo pollo arrosto al supermercato e riscaldarlo nel microonde della cucina della camera. Nel pomeriggio arriviamo alla zona commerciale ci sono alcuni negozi che vendono prevalentemente abbigliamento ed articoli da spiaggia, sono solo le 18 ma stanno già chiudendo.Si ripropone il problema cena, avremmo voglia di cambiare decisamente gusto, uno pseudo messicano è chiuso, un indiano non c’ispira particolare fiducia, ci sentiamo però quasi in obbligo a tornare da Paolo, la sera vanti è stato così gentile nei nostri confronti, andiamo quindi da lui. Ci prepara un piatto di linguine ai frutti di mare, ci presenta sua moglie che però non ha imparato l’italiano, anche lei molto simpatica e carina. Su una parete vari clienti fra cui molti italiani, hanno scritto una breve dedica e considerazioni sulla cucina, anche noi lasciamo il nostro pensierino.

12° Giorno 26 gennaio martedì Fraser Island
Ho prenotato il tour a Fraser Island due giorni/una notte dall’Italia all’Agenzia di Roma per un prezzo di 155 €/ pax tutto incluso Lasciamo ovviamente il grosso del bagaglio in albergo e ci portiamo dietro solo lo stretto indispensabile.Ci vengono a prendere puntualmente alle 7.50, con pulmino 4X4. Dopo aver raccolto altri partecipanti, saremo in tutto dodici, di varie nazionalità, ci imbarchiamo direttamente sul traghetto. La traversata dura meno di mezz’ora, già dal ferry l’isola appare incantevole con una lunga striscia di spiaggia bianca con una folta vegetazione. Gli aborigeni l’avevano chiamata K’Gari che significa più o meno Paradiso ed in effetti lo è, tanto da essere stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’ UNESCO, il nome attuale invece è dovuto a James Fraser che naufragò sull’isola nel 1836 E’ la più grande isola sabbiosa del mondo e si è formata a seguito di correnti marine che hanno trasportato sabbia dalla costa orientale del continente nel corso dei millenni. Ha una lunghezza di quasi 120 Km e larga 15 Una volta sbarcati a Moon Point attraversiamo da parte a parte tutta l’isola, non senza qualche difficoltà, anche il nostro pulmino rimane insabbiato e ne usciamo fuori facendosi trainare da un mezzo più potente. A metà percorso circa facciamo una breve passeggiata all’interno della rain forest, arriviamo alla fine alla Seven miles beach . Il mare e la costa offrono uno spettacolo molto bello ci viene detto però che la balneazione e quasi proibita per motivi di sicurezza, prima di tutto per le forti correnti e poi la quasi sicura presenza di squali. Arriviamo come prima sosta a Indian Head un piccolo promontorio dalla cui sommità si gode di uno splendido panorama. Tornando in giù ci fermiamo al relitto del Maheno, una nave naufragata ed incagliatasi in quel punto nel 1935 e mai rimossa. Arriviamo al nostro lodge ad Happy valley, le camere sono molto semplici ma pulite e ben tenute, abbiamo il bagno in comune con una ragazza che viaggia da sola. Il pranzo è a self service. Ripartiamo quasi subito diretti a Eli Creek, un torrentello di acqua fresca che scende verso il mare dalla sua sorgente sopra la collinetta. C’è tantissima gente che è arrivata fin lì per passare la giornata festiva, finiamo poi l’ escursione con una sosta ai Pinnacles. Rientriamo al lodge intorno alle 17, dopo la doccia ci rilassiamo con una sana birra, ma ceniamo abbastanza presto. Scambiamo qualche parola con la ragazza che divide il lodge con noi ed altre due ragazze indiane che anche loro stanno facendo un lungo viaggio in Australia.Facciamo quattro passi con loro fino alla spiaggia prima di andare a dormire.

13° Giorno 27 gennaio mercoledì Fraser Island
Ci dirigiamo verso il lago Wabby, per raggiungerlo dobbiamo percorrere oltre 2,5 km su un sentiero sabbioso e continui sali scendi che contribuiscono a stroncare le gambe, per di più siamo martoriati da sciami di tafani che si attaccano alla pelle e lasciano il loro segno, a nulla serve il repellente che il nostro autista-guida continua a spruzzarsi addosso anche lui forse più abituato di noi manifesta segni d’insofferenza. Il lago ha un colore verde smeraldo circondato da una folta vegetazione di eucalipti, troviamo molta altra gente che è arrivata prima di noi. Abbiamo un’ora circa per riposarci ed apprezzare la tranquillità del luogo solo che continuiamo ad essere torturati da questi maledetti insetti, tanto che anticipiamo il ritorno verso il pullman. Seguiamo un sentiero più agevole ma che conviene fare solo al ritorno perché in certi punti presenta una forte pendenza. Fa abbastanza caldo si suda ed abbiamo finito la scorta d’acqua che c’eravamo portato appresso. Alle 11 ripartiamo diretti alla Central Station dove pranziamo con un rapido pic nic . Concludiamo la nostra permanenza sull’isola arrivando al lago Birrabeen , veramente incantevole; il fondo di sabbia bianca conferisce un colore azzurro smeraldo all’acqua, la temperatura è gradevole sembra quasi di essere in una piscina d’acqua termale. Nessuno vorrebbe venir via ma purtroppo dobbiamo lasciare questo luogo incantevole, abbiamo il traghetto poco dopo Tornati ad Hervey Bay rientriamo in albergo, il nostro amico Paolo ha giorno di riposo a questo punto per cena ci rechiamo alla Cantina Mexicana.

14°Giorno 28 gennaio giovedì Trasferimento a Townsville.
A questo punto devo essere onesto fino in fondo. Quando avevo preparato l’itinerario con la relativa prenotazione alberghiera a Townsville e controllato gli orari della Greyhound avevo considerato che partendo alle 13,30 e arrivando alle 18,20 mi avrebbe permesso di trascorrere una giornata piena in questa località con la possibilità di arrivare anche alla barriera corallina, avendo poi il volo per Ayers Rock il giorno 30. Solo pochi giorni prima di partire mi accorgo di aver preso un enorme abbaglio: gli orari erano quelli solo che essendo espressi in formato 12 ore le 1,30 PM della partenza era giusto ma l’orario di arrivo era 6,20 AM cioè la mattina successiva, non avevo considerato la distanza da percorrere quasi 1200 Km. Pazienza,sono quindi costretto ad annullare una notte di permanenza a Townsville.A questo punto ci aspettano quasi 17 ore di pullman.Dopo aver fatto colazione in albergo compriamo qualcosa da mangiare per affrontare il lungo viaggio. Il pullman parte sempre puntualmente, per fortuna è quasi vuoto quindi ci possiamo sistemare come vogliamo, le fermate previste sono parecchie per far salire o scendere i passeggeri a cui sia aggiungono altre fermate un po’ più lunghe in aeree di servizio anche per espletare le normali esigenze fisiologiche. Alla fine il viaggio risulta molto più sopportabile di quanto ci potevamo immaginare prima di partire, riuscendo anche a dormire quel poco che basta.

15° giorno 29 gennaio venerdì Townsville
Arriviamo in orario ma sotto un nubifragio. Avevo letto casualmente su un giornale quando eravamo ancora a Brisbane che in questa zona si era formata una vasta depressione di carattere ciclonico che stava causando anche seri danni. Ovviamente andiamo subito in albergo, anche in questo caso è un Ibis , per fortuna la camera è pronta ci buttiamo sul letto per provare a dormire almeno un altro paio d’ore sperando che la situazione migliori. Intravedendo uno spiraglio di luce usciamo e raggiungiamo una vicina zona pedonale con negozi e ristoranti, la pioggia ha diminuito d’intensità ma continua lo stesso a piovere. Il destino ha voluto così, sarebbe stato molto peggio se una volta arrivati come pensavo il giorno prima, non avessimo potuto raggiungere Magnetic Island o la barriera corallina per il maltempo. Pranziamo in un ristorante indiano girelliamo sotto la pioggia ma non ci resta altro da fare che tornare in camera. Sarà così in pratica per tutto il resto della giornata proviamo nel pomeriggio ad arrivare sul lungomare tanto per far venire l’ora di cena,in un semplice bar sea food ci facciamo preparare un misto di totani fritti.

16° giorno 30 gennaio sabato Trasferimento Alice Springs
Abbiamo un doppio volo con coincidenza a Cairns Quando usciamo piove ancora anche se molto piano.Tutto il volo è in mezzo alle nuvole tranne qualche squarcio da dove è possibile vedere un po’ di mare. Anche a Cairns deve aver piovuto molto nei giorni precedenti i campi intorno all’aeroporto sono completamente allagati. Ripartiamo con quasi un’ora di ritardo, altri voli sono rimandati forse proprio a causa del maltempo.Arriviamo ad Alice Springs intorno alle 15,30, l’albergo è All Seasons facente parte sempre del gruppo Accor, posso così accumulare altri punti. Prima di partire avevo trovato un’interessante escursione che sicuramente era da non perdere al Mac Donnel Ranges. Sulla Lonely Planet avevo individuato un valido tour operator: Emu run che effettua svariate escursioni nella zona. Mi metto in contatto via e mail, richiedendo un programma dettagliato e conferma del prezzo che è già abbastanza chiaro sul loro sito. Prenoto per il giorno 31 gennaio, mi rispondono praticamente in tempo reale che la prenotazione è confermata e che quando arrivo di passare da loro. Infatti appena arrivato mi precipito presso il loro ufficio distante poche centinaia di metri dall’albergo anche perché avrebbero chiuso poco dopo. Pago solo a quel momento, grande segno di correttezza, la cifra convenuta:99 A$ /pax lunch incluso , dandomi appuntamento per il pick up presso l’albergo alle 7,30,ovviamente precise.Dobbiamo però a questo punto affrontare un grosso fastidio: sciami di mosche che tormentano in continuazione la nostra presenza. Dall’albergo chiedo conferma pure per il tour di tre giorni/due notti ad Ayers Rock. Qui fa abbastanza caldo la temperatura supera sicuramente i 35°C nelle ore centrali della giornata, usciamo quando comincia a fare un po’ più fresco intorno alle 17. Ci portiamo verso il Mall con una piccola area pedonale, i negozi sono già tutti chiusi, quindi girovaghiamo senza meta, è molto alta la presenza di aborigeni ma appare evidente il loro stato di trascuratezza nel quale vivono. Entriamo in un caratteristico locale stile saloon far west Bojangles, per berci una birra, alla fine vi restiamo anche per cena , mangiamo un ottimo filetto con montagna di patatine.

17° giorno 31 gennaio domenica West Mac Donnel Ranges
Siamo in un piccolo gruppo di otto persone, partiamo sempre con una precisione cronometrica dopo aver prelevato tutti i partecipanti. Mac Donnel è una vasta area che si estende sia est che a ovest di Alice Springs , ma le west sono considerate più belle e sono quindi anche quelle più frequentate. Tutta la zona è ricca di vegetazione e ruscelli che contrastano nettamente con tutto l’ambiente intorno arido e quasi desertico La prima sosta l’effettuiamo dopo pochi km dove si trova il ceppo commemorativo di John Flynn, il fondatore del gruppo dei dottori volanti. E’un masso di arenaria rossa fatto venire da Tennent Creek, nello stesso punto era stata installata una prima stazione telegrafica. Continuiamo per Simpson Gap, un imponente canyon scavato nel corso dei secoli dall’erosione dell’acqua, è attraversato da un piccolo fiume ma è quasi in secca, anche se la nostra guida ci riferisce che c’è stato un forte nubifragio solo due settimane prima. Purtroppo siamo continuamente infastiditi dalle mosche che non danno tregua, ci viene pure fornita una retina da metterci sul viso. Continuiamo per Serpentine Gorge, un piccolo lago dove però è proibita la balneazione. Ci fermiamo per un piccolo coffee break compreso nel prezzo del tour e arriviamo ad un altro punto molto caratteristico: le Ochre Pits. Si tratta di una particolare formazione rocciosa con strati di vario colore gialli, bianchi e in alcuni punti rossi e verdi, dovute appunto a sedimenti succedutesi in varie ere con la presenza di minerali diversi dove predomina l’ossido di ferro o di rame Le popolazioni aborigene utilizzavano queste rocce polverizzandole per ricavare colori naturali per tingere stoffe o per altri scopi di carattere artistico come pure per abbellire e colorare il corpo mescolando la polvere con grasso animale.Percorriamo anche a piedi alcuni tratti del Larapinta trail il lungo sentiero che si snoda tutto intorno a questa vallata. Facciamo un rapido pic nic e poi continuiamo nel nostro giro soffermandoci a Ormiston Pound un altro piccolo lago. Il tempo passa alla svelta ci riposiamo in un semplice resort a Glen Helen Gorge visitiamo altre zone già sulla strada del ritorno, rientriamo ad Alice Springs intorno alle 17. Dopo esserci cambiati e docciati usciamo nuovamente. Per cena scegliamo un altro locale sempre riportato e consigliato dalla Lonely Planet , il Bluegrass, senza infamia e senza lode ma mangiamo sempre le stesse cose.

18° giorno 1 febbraio lunedì Alice Springs
Ci sarebbe da andare al giardino botanico ma al lunedì è chiuso, il parco zoologico non c’interessa, pensiamo sia una replica di quello di Brisbane, anche il prezzo 40 A$ compreso il trasferimento ci fa desistere. Decidiamo quindi di darci allo shopping sfrenato: io mi compro due paia di pantaloncini corti al prezzo di uno, Ivana una gonna sempre in tessuto coloniale e sempre in prezzo di saldo.Passiamo quindi da un negozio all’altro anche per stare al fresco e per non essere martoriati dalle mosche. La chiesa di Flynn è chiusa come pure il vecchio ospedale. Decidiamo di comprarci della frutta al supermercato pesche, ciliege ed albicocche a prezzi che sono la metà di quelli italiani,una cosa ci ha sbalordito i kiwi sono importati dall’Italia! Non avendo niente di meglio da fare passiamo il pomeriggio in relax in piscina con anche un quarto d’ora di sauna. Per cena torniamo al saloon.

19°giorno 2 febbraio martedì Ayers Rock
Partiamo molto presto alle 6,15 per questo tour che rappresenta sicuramente il clou di qualsiasi viaggio in Australia, prenotato e pagato dall’Italia per 330 €/pax. Siamo in un gruppo di venti persone anche questo molto variegato per età e nazionalità Facciamo una prima sosta alla Camel Farm, una fattoria appunto dove vengono allevati e cresciuti dei cammelli la sosta ha senso solo per fare colazione, proseguiamo ancora con un paio di soste. Arriviamo a Uluru (il nome in lingua aborigena ) intorno a mezzogiorno,ci sistemiamo in un campo tendato molto ben curato e pulito, ci viene fornito asciugamano,lenzuolo,cuscino e per chi avesse freddo (!) anche sacco a pelo. Mangiamo velocemente e siamo pronti per partire per la camminata intorno al monolito sacro degli aborigeni. Bisogna rispettare alcune semplici regole dettate proprio dalla sacralità cui è legata tutta la zona non fumare e non consumare alcolici, oltre ad un doveroso rispetto dell’ambiente. Il monolito ha un’altezza di 348 mt con una circonferenza di quasi 10 km. Quando c’ero stato la volta precedente feci tutto il giro intorno, ma era agosto, quindi inverno e di mattina, e la temperatura era decisamente più sopportabile adesso invece fa un caldo bestiale, quindi facciamo solo due brevi percorsi di circa un Km nei punti più significativi dove sono pure alcune pitture rupestri. Non si dovrebbe nemmeno fotografare, ma questo divieto non viene rispettato praticamente da nessuno. Sarebbe pure vietato salire sulla sua sommità, proprio perché sarebbe considerata una profanazione della montagna, ma è stata montata una ferrata per facilitare i più ardimentosi. E’ un controsenso al quale non è possibile dare spiegazione. Il sentiero è facilmente percorribile e non crea certo problemi, siamo però sempre assaliti da sciami di mosche fameliche.Queste proprio non me le ricordavo, sicuramente sono una prerogativa dei periodi più caldi. Alla spicciolata ci riuniamo dove convenuto al parcheggio dei pullman e ci dirigiamo verso il punto d’osservazione per il tramonto. Infatti la spettacolarità sta nel vedere cambiare rapidamente il colore della roccia a seconda della luce del sole da un ocra chiaro a marrone, a un rosso sempre più cupo. Sapevamo che ci sarebbe stato offerto un aperitivo per apprezzare al meglio lo spettacolo, ma non potevamo immaginarci tanto, su un tavolo già preparato troviamo stuzzichini vari e bottiglie di un ottimo prosecco offerte senza lesinare. Quando ormai è già buio torniamo al campo viene preparato dall’autista un semplice BBQ di carne e verdure. Ci sediamo tutti intorno ad un tavolo sotto a un capanno che era riservato per il nostro gruppo, alla fine ognuno o quasi tutti danno una mano per ripulire e rimettere tutto a posto.

20° giorno 3 febbraio mercoledì Kata Tjuta ( Monti Olgas)
Sveglia alle 4,15 facciamo velocemente colazione per arrivare ad un punto d’osservazione per vedere l’alba davanti ai Monti Olgas. C’è molta foschia e le montagne appaiono molto velate e più distanti di quanto invece possono essere in realtà. Il sole sorge intorno alle 6 e con il sorgere del sole riprende il supplizio delle mosche che si era placato solo con l’oscurità. Il nome originario significa “ molte teste “ è infatti un insieme di rocce rotondeggianti riunite tutte insieme, la più alta 546 mt è quindi 200 mt più alta dell’Ayers Rock. Anche in questa zona è vivamente sconsigliato per non dire proibito salire sulla sua sommità Percorriamo uno dei tanti sentieri che si snodano intorno,è uno dei più brevi ma comunque sono almeno 2,5km. E’ fortemente raccomandata un’adeguata scorta d’acqua la guida si raccomanda di avere almeno un litro a testa,il caldo diventa rapidamente insopportabile ed è bene bere di continuo anche se non si avverte un immediato senso di sete.Alcuni cartelli indicano che è strettamente sconsigliato intraprendere una camminata nella zona fra le 11 e le 16. Fortunatamente è leggermente nuvolo quindi questo favorisce la camminata. La fatica,, viene ripagata dalla bellezza della zona, tutte le rocce creano uno spettacolo difficilmente descrivibile a parole e riproducibile con le foto. Torniamo al campo, pranziamo rapidamente e ci trasferiamo con un tragitto di circa un paio d’ore ad un altro campo, strada facendo raccogliamo della legna che ci servirà per accendere il fuoco, oltre a far provvista di birra che ovviamente va giù abbastanza facilmente. Fa sempre caldo e le mosche continuano a non dare tregua, anche qui abbiamo delle tende confortevoli ed attrezzate di tutto, i servizi igienici sono tenuti in modo esemplare, sarà anche merito di chi li deve tenere in ordine ma anche di chi li usa. Quando comincia a fare buio viene preparato il fuoco dentro una grande buca, il cibo verrà cotto in pentole di ghisa ricoperte di cenere rovente, così viene cotto del pollo e altra carne insieme a patate e verdura.

21° giorno 4 febbraio giovedì Kings Canyon
Sveglia ore 5, colazione al campo diamo tutti una mano per mettere a posto e si parte diretti verso il punto di partenza per il giro intorno al Kings Canyon.Il nome originale è Watarraka. Sono “solo” 6km, seguendo l’intero anello del Kings Canyon Rim Walk. All’inizio è una lunga serie di gradoni che stroncano subito le gambe, poi il sentiero comincia ad essere più pianeggiante ma resta ancora abbastanza impegnativo. Senza accorgersene siamo saliti di circa 400 mt di dislivello. Il panorama comunque è stupendo ci sono svariate formazioni rocciose, attraversiamo pure un anfiteatro naturale prima di cominciare a discendere. Fa di già molto caldo e le mosche sono ancora un supplizio, finiamo prima del previsto la nostra scorta d’acqua , la nostra guida ci da una bottiglietta delle sue. Attraversiamo il Garden of Eden, una piccola oasi in mezzo a quell’ammasso roccioso ma siamo praticamente sfiniti per apprezzarne in pieno la sua bellezza. Ci riuniamo al parcheggio, rapido lunch pic nic e rimontiamo sul pullman per tornare ad Alice Springs. Tagliamo attraverso una pista sterrata vediamo alcuni cavalli e un cammello allo stato brado. Ci fermiamo a Helen Gorge resort dove eravamo già stati durante la nostra prima escursione a Mc Donnel, per una sana birra ristoratrice. Rientriamo nel tardo pomeriggio ad Alice Springs. Per cena ci ritroviamo con quasi tutti i partecipanti al saloon senza volerlo, passiamo un’altra allegra serata.

22° giorno 5 febbraio venerdì Melbourne.
Volo diretto per Melbourne in tarda mattinata,arriviamo nella capitale dello Stato del Victoria intorno alle 16, anche qui con uno shuttle 35$ per due persone A/R. dopo meno di mezz’ora siamo in albergo il Victoria Hotel, è uno dei più vecchi e storici alberghi di Melbourne ma è stato restaurato abbastanza recentemente ed anche il prezzo è decisamente conveniente 130 A$ a notte. E’ in posizione centrale, usciamo subito, la città c’appare abbastanza caotica, ci sono tantissime persone per la strada, in prevalenza molto giovani, penso che essendo ormai tardo pomeriggio del venerdì molti hanno anticipato i festeggiamenti del fine settimana. Lungo la via principale hanno allestito una scuola di trapezistica, chi vuole si può cimentare nel volteggiare da un punto all’altro con la sicurezza di una rete . La temperatura è decisamente molto più mite siamo intorno ai 19°C, si sta decisamente molto meglio. Ci portiamo verso Federation Sq, dove si trova l’imponente stazione centrale in un edificio stile vittoriano dipinto di giallo. Poco più avanti scorre lo Yarra River con le sue promenade lungo gli argini che richiamano vagamente quelle parigine.Torniamo indietro, cerchiamo un posto per mangiare decentemente, il pranzo a parte quel poco dell’aereo lo abbiamo saltato. Ma su la via principale la Swanston st non troviamo praticamente niente a parte i soliti fast food. Comincio a sfogliare nervosamente la Lonely Planet, perché quando ho fame divento particolarmente nervoso, decidiamo di raggiungere il quartiere di Carlton, descritta come la Little Italy di Melbourne. La raggiungiamo con il taxi e ci facciamo lasciare all’inizio della via principale: Lygon St. Notiamo subito un’infinita serie di ristoranti non solo italiani, dove i vari imbonitori c’invitano ad entrare, molti sono immigrati da tanti anni e quasi non parlano più nemmeno italiano, tutti promettono prezzi stracciati e bevute gratis.Non ci sappiamo decidere alla fine diamo retta alla nostra fedele Lonely ed arriviamo al ristorante Ti Amo, gremito di clienti, si mangia solo pasta o pizza ma a noi a questo punto va benissimo. Il proprietario è indaffarato alla cassa, lo saluteremo solo quando andrò a pagare. Ordiniamo della pasta con frutti di mare , c’è un po’ troppa salsa di pomodoro che smorza decisamente il gusto del pesce, ma abbiamo capito anche in altre occasioni che questo che richiede la clientela.Il conto è decisamente buono con birra circa 45 A$. Entriamo per curiosità in un piccolo supermercato dove vendono prevalentemente prodotti italiani, ma la stanchezza accumulata nei giorni precedenti si fa sentire, torniamo quindi in albergo.

23° giorno 6 febbraio sabato Melbourne
Facciamo colazione in albergo poi usciamo diretti subito alla Saint Paul Chatedral, l’interno è molto bello con un ricco pavimento in maiolica, si sta radunando molta gente, sembra che stiano preparando un’importante cerimonia, ma non chiediamo informazioni al riguardo, continuiamo l’itinerario consigliato verso le due chiese vicine all’albergo la Scots Church e la St. Michael Church, ma sono chiuse ed aprono solo alla domenica per le loro funzioni. Torniamo verso lo Yarra River, ci sono molte gite da una a tre ore ma ci sembrano eccessivamente care.Ci rechiamo al vicino ufficio turistico dove è possibile fare prenotazioni di gite ed alberghi oltre chiedere ovviamente semplici informazioni, ci sono cinque o sei banchi operativi, bisogna aspettare il proprio turno prendendo il numerino. Ci sono poi tantissimi espositori dove si possono prelevare liberamente depliant e cartine. Mi limito a chiedere con quale mezzo si può raggiungere il quartiere di St. Kilda e dove si trova la fermata. Mi indicano il numero 16 e mi consigliano di fare un biglietto giornaliero a 6,80 A$ Chiedo pure ragguagli su una possibile gita di una giornata lungo la Great Ocean Road fino a raggiungere i 12 Apostoli, la particolare formazione di faraglioni che si trovano lungo la costa meridionale. I prezzi oscillano fra i 150 e i 180 A$ se con o senza lunch incluso e a seconda delle varie agenzie. Ci sembra effettivamente un po’ troppo per passare praticamente tutta la giornata in pullman anche se sono previste altre brevi soste lungo il percorso, quindi lasciamo perdere. St. Kilda è un quartiere periferico che è anche la zona balneare della città. Vi arriviamo in circa 20 minuti,è uscito anche il sole quindi ci portiamo sul lungo mare consumiamo un rapido spuntino con una porzione a mezzo di calamari fritti, poi arriviamo al vecchio e caratteristico Luna park con la famosa facciata Mr.Moon che accoglie i visitatori. All’interno il vecchio ottovolante in legno è la principale attrazione ma non mancano altri tipi di divertimenti. L’ingresso è libero un biglietto unico da diritto a tutti i vari padiglioni. C’è molta gente con ovviamente i loro bambini. Giriamo curiosando intorno ma sinceramente non troviamo stimolo a provare o a montare sulle giostre. Usciamo e ci sediamo al sole su una panchina a riflettere e a pensare dove andare. Tira anche un vento fresco che paragonerei ad un nostro maestrale che ha contribuito a ripulire l’aria. Decidiamo di arrivare ai Royal Botanic Gardens anche questi molto frequentati dalla gente del posto sia per passare in tranquillità la giornata sia per fare jogging o altra attività all’aperto. Sono raccolte infinite varietà di piante e fiori, nel laghetto centrale cigni, anatre, ci dovrebbero essere anche altri piccoli animali ma non li abbiamo visti Riprendiamo il tram e scendiamo praticamente davanti all’albergo, ma prima ci fermiamo a bere un aperitivo in un piccolo bar che è gestito da un giovane italiano. Decidiamo di tornare a Little Italy e ci fermiamo in un locale che la sera prima ci sembrava aver dato maggiore fiducia, invece mangiamo molto male, prendiamo un piatto di cozze a mezzo come antipasto ma navigano nella salsa di pomodoro, la pasta è praticamente immangiabile, i totani che dovevano essere grigliati sono invece fritti e male, alla fine Ivana protesta con il titolare che ci concede uno sconto ma il conto resta lo stesso abbastanza salato. Abbastanza stanchi e con lo stomaco mezzo vuoto ci consoliamo con un gelato da 7/eleven. Rientriamo ovviamente con il taxi.

24° giorno 7 febbraio domenica Melbourne
Facciamo colazione in albergo ma poi prendiamo il caffè da Starbucks .ci portiamo verso il Victoria Market ( rimane chiuso lunedì e mercoledì) vi si trova veramente di tutto: abbigliamento, mobilia, fiori, libri, alimentari di ogni genere da le confetture casalinghe,formaggi e vari, banchi di macelleria dove si può trovare ogni tipo di carne da tagli pregiati a frattaglie di basso costo, alcuni imbonitori con tanto di cartello invitano i clienti a recarsi presso il loro banco. .E’ frequentato sia da molti turisti ma anche da tanta gente del posto. Senza rendercene conto c’accorgiamo che è già quasi mezzogiorno, approfittiamo per comprare pane prosciutto, formaggio e qualche pesca per il nostro lunch domenicale. Vediamo spuntare da dietro i banchi del mercato la punta di un campanile distante a vista circa un centinaio di metri, ci dirigiamo subito lì.Si tratta della Cattedrale di St.Mary, quando arriviamo sta quasi finendo la Messa, aspettiamo la fine per poterla visitare tranquillamente. Si tratta della chiesa più vecchia di Melbourne ed anche dell’Australia, sede della diocesi protestante della città. Ha una lunghezza di 107 mt costruita in uno stile gotico europeo nella prima metà del XIX secolo fu poi restaurata a seguito di un incendio. Sono molto belle le vetrate portate dall’Inghilterra, in una navata laterale c’è una copia della Pietà di Michelangelo donata alla chiesa nel 1971. A questo punto decidiamo di arrivare al quartiere di Fitzroy. E’ proprio come dice la Lonely si avverte veramente un’aria retrò e bohémienne, ci sono semplici negozi e qualche bar, percorriamo su e giù la principale Brusnwick St, tornando indietro ci fermiamo a visitare un’altra chiesa cattolica la Saint Patrick , che ospita una numerosa comunità di origine africana, fu meta del pellegrinaggio di Giovanni Paolo II nel 1986. tornati in albergo ci riposiamo un’oretta poi usciamo per andare a cena. Decidiamo di recarci al ristorante Movida sempre consigliato dalla Lonely Planet, quando arriviamo è già pieno dobbiamo aspettare quasi un’altra ora per avere il nostro turno.Mangiamo abbastanza bene ma le porzioni sono abbastanza scarse sono proprio delle classiche “ tapas” piuttosto che una cena vera e propria va bene per prendere solo degli stuzzichini, il prezzo forse risulta un po’ esagerato rispetto a quanto mangiato.

25° giorno 8 febbraio lunedì Melbourne.
In albergo confermo lo shuttle per il trasferimento in aeroporto per il giorno dopo, passo poi da un ufficio Qantas poco distante in Collins st per avere conferma dei voli successivi e in particolar modo degli orari, anche perché i biglietti li avevo fatti due mesi prima e non avevo più chiesto nulla, a volte i voli domestici possono anche essere o variati o annullati. E’ tutto a posto, a questo punto decidiamo di arrivare a Williamstown, cittadina satellite di Melbourne posta sulla foce dello Yarra River. Vi si arriva in battello il biglietto costa 25 A$ a testa, dopo aver lasciato i quartieri più nuovi ed eleganti si attraversa la zona portuale con molte navi da carico e smistamento di container. Arriviamo dopo circa un’ora , la zona appare decisamente molto tranquilla, sembra offrire veramente molto poco,ci sarebbero un museo navale e un altro dove sono raccolte delle vecchie locomotive ma lunedì sono chiusi,fa anche più caldo dei giorni precedenti, quindi non ci sembra vero di poter anticipare il rientro alle 13,30 invece che alle 16,30 dopo aver consumato un rapido lunch con fish and chips Rientrati in città girovaghiamo in qualche negozio non potendo fare altro, passiamo poi sull’altra sponda dello Yarra River con una passerella pedonale che parte dal sottopassaggio della stazione e raggiunge la Southbank promenade, vi sono altri centri commerciali e praticamente bar e ristoranti uno dietro l’altro all’apparenza molto eleganti alcuni sono già pieni di clienti anche se ancora non sono le 19.Dopo aver sorseggiato una coppetta di prosecco continuiamo la nostra passeggiata alla fine con il mio fiuto che si è ormai affinato nel corso degli anni, scelgo un locale il nome può lasciare perplessi: Cervo, fra l’altro è all’interno del complesso del Crown Casinò.Vada come vada, invece concludiamo in bellezza la nostra permanenza a Melbourne, ci serve un cameriere che parla qualche parola d’italiano, ci presenta poi il cuoco e un’altra cameriera,giovani ragazzi italiani che sono lì a lavorare da qualche mese, ci facciamo preparare una semplice spaghettata aglio e olio e poi una frittura di calamari. Il cuoco torna trovarci per sapere se è andato tutto bene e vuole offrirci un dessert di panna cotta e budino di cioccolato, non potevamo finire come dicevo nel modo migliore.

26° giorno 9 febbraio martedì Launceston
Alla fine praticamente è una giornata persa abbiamo il volo alle 15,20 e dura poco più di un’ora. Avevo prenotato scegliendo sulla Lonely Planet Hillview House un B&B ospitato in una palazzina storica del 1840, tutelata dal National Trust, è in pratica un monumento nazionale, il prezzo ovviamente con colazione inclusa rimane nella media di tutte le altre sistemazioni alberghiere, forse anzi qualcosa meno 360 A$ per tre notti tasse incluse. In pratica è un piccolo alberghetto con sei sette camere ognuna arredata in modo diverso e con un vero tocco di gusto ed eleganza, sulla collina che domina la città a circa 500 mt. Dal centro. Launceston è la seconda città per importanza della Tasmania dopo la capitale Hobart., posta quasi sull’estuario del Tamar River Dopo aver fatto conoscenza con i padroni di casa, mi viene consegnata la chiave, siamo liberi di entrare ed uscire come vogliamo. Dopo essersi cambiati e docciati usciamo per dirigerci verso il centro alle 18, i negozi ormai sono già tutti chiusi, per cena ho scelto affidandomi sempre alla nostra fedele guida un ristorante ritenuto uno dei migliori per quanto riguarda la cucina marinara, Hallam’s Waterfront Quando arriviamo è già al completo e sono passate da poco le 19, ormai lo dovevamo sapere che qui si mangia molto presto, ma non pensavamo di trovare tutta quella gente, dobbiamo aspettare fino alle 20,30 per aspettare il nostro turno, per fermare l’appetito ci prendiamo un cartoccio di patatine in un baracchino accanto. Mangiamo abbastanza bene anche se il gusto non rispetta quello a cui siamo abituati, io mi concedo pure una mezza dozzina d’ostriche, il prezzo alla fine non è eccessivo, 74 A$

27° giorno 10 febbraio mercoledì Launceston
Facciamo colazione insieme agli altri ospiti del B&B, poi c’avviamo verso il Catarat Gorge, la principale attrazione naturale della città. Si tratta della confluenza del South Esk River con il Tamar, tutto in un ambiente caratterizzato da una folta vegetazione e da scogliere di basalto. Approfittiamo delle prime ore del giorno per affrontare all’andata il sentiero più ripido ed impegnativo per arrivare al punto centrale il First Basin dove ci si può rilassare anche in una piscina o semplicemente godendosi del panorama sulla terrazza del bar. Attraversiamo il fiume su un traballante ponte sospeso e passiamo dall’altra parte, il sentiero è in effetti molto più facile e percorribile anche con una mountain bike. Arriviamo poi all’ufficio turistico per avere informazioni su Ross, ed eventualmente prenotare una sistemazione,ma in quest’occasione non mi sono molto d’aiuto, per i collegamenti mi consigliano di recarmi direttamente al terminal dei bus per gli orari.Nei prossimi tre giorni non ho nessun programma predefinito mi ero riservato appunto di decidere sul posto, ma avevo comunque intenzione di trascorrere una giornata a Ross, storica cittadina dell’interno con la possibilità di raggiungere anche alcune aziende vinicole dell’interno per poi deviare verso Bicheno prima di arrivare ad Hobart. La Greyhound non opera in Tasmania ma ci sono altre compagnie di pullman. L’impiegato della biglietteria mi spiega che il collegamento per Ross al venerdì c’è ma non è possibile ripartire poi sabato in giornata perché non ci sono corse fino a lunedì e che restare a Ross per più di una giornata è veramente assurdo, quindi andremo direttamente a Bicheno, anche se per questa località ci sono dei problemi, infatti anche da qui non ci sono corse alla domenica. Mi rendo quindi conto che in Tasmania i collegamenti con i pullman sono molto più sporadici ed in pratica con delle singole corse giornalieri con riposo pressoché totale alla domenica. Acquisto quindi i biglietti,Laucheston- Bicheno per il venerdì e Bicheno-Hobart per il lunedì successivo a 185 A$ per 2 persone con la Red Line Tassie Link mi viene fatto presente Bicheno-Hobart non è diretto, ma bisogna cambiare vettura e tornare praticamente quasi a Launceston. Per il giorno dopo che vogliamo arrivare a Georgetown non ci sono problemi il pullman parte dal terminal alle 9 ed il biglietto si fa a bordo. Si vorrebbe visitare il birrificio della Boag, la birra più bevuta in Tasmania ma ci vuole una prenotazione e noi ovviamente non l’abbiamo, quindi girelliamo ancora senza una meta precisa. Devo a questo punto cercare una sistemazione a Bicheno,all’ufficio turistico mi avevano prospettato dei prezzi eccessivamente alti, cerco un internet point ma sta già praticamente chiudendo ci tornerò domani. Sono passate da poco le 18, vista la pochezza del pranzo abbiamo già fame, un ristorante indiano Indian Empire ci sembra dare fiducia, del resto questo tipo di cucina ci soddisfa pienamente e non c’ ha mai deluso.

28°giorno 11 febbraio giovedì Georgetown
Partiamo alle 9 come previsto con un pullman della Lee’s Coach. Georgetown si trova a circa 50 km da Launceston sulla foce del Tamar River. E’ molto nuvolo e quando arriviamo comincia pure a piovere, chiedo conferma all’autista (una donna) sull’orario di ritorno, mi dice che sicuramente proprio lei ripasserà alle 16 ma che forse c’è un’altra corsa proveniente, non ho capito da dove, alle 13,30 e di farsi trovare di fronte alla caserma dei pompieri. Restiamo subito abbastanza delusi pensavamo di trovare una cittadina con qualche attrattiva in più. E’ la terza città per importanza della Tasmania e fu il primo punto d’arrivo dei coloni inglesi e tutti i traffici e commerci passarono di lì a partire dai primi anni dell’800.Quando avevo pianificato l’itinerario mi ero fatto un’idea completamente diversa sulla località consultando anche i vari siti al riguardo. E’ tutto concentrato sulla via principale con qualche negozio ed un paio di bar, ci sono comunque alcune villette probabilmente sarà frequentata anche come località di villeggiatura ma sinceramente ci vuole molto coraggio. Camminiamo fino ad arrivare praticamente alla foce del fiume, ma sempre sotto una pioggerellina piuttosto fastidiosa, ci siamo anche comprati due impermeabilini in un negozio, l’unico ristorante è chiuso, ci fermiamo in una bakery dove pranziamo con due pizzette tutto sommato anche abbastanza accettabili. Ci mettiamo ad aspettare il pullman che puntualmente passa alle 13 come previsto. Tornati a Launceston mi fermo all’internet point per cercare e prenotare l’albergo a Bicheno, ne trovo uno sul lungo mare appartenente alla catena del Best Western. Piove anche qui torniamo quindi in camera, provo ad accendere la televisione, rimango inorridito: su un canale c’è un giuoco a premi preciso ed identico al nostro dei “ pacchi “, su un altro c’è il Commissario Rex in italiano ma con i sottotitoli in inglese, ovviamente spengo subito. Sotto una leggera pioggerellina torniamo al ristorante indiano ma quando usciamo piove a dirotto, ovviamente chiamo un taxi anche se sono poche centinaia di metri.

29° giorno 12 febbraio venerdì trasferimento a Bicheno
Piove e fa freddo, fatta colazione e salutato i padroni di casa non ci rimane altro che recarci al terminal, del resto la camera dovevamo lasciarla libera per le 10. Partiamo alle 12,30. Per fortuna ha smesso di piovere ed esce il sole Attraversiamo ampie zone coltivate a cereali e foraggio che però sono ormai completamente secche, ci sono anche molti pascoli prevalentemente di ovini. Dopo circa due ore di viaggio ci fermiamo a St. Marys, un tranquillo paesino che sembra uscito da un film di far west,leggendo sulla guida pare sia anche un punto di sosta per trekking su le vicine colline . Ci fermiamo per circa 30 minuti entriamo in un’erboristeria Purple Ippo che vende svariati prodotti biologici e naturali, compriamo solo una saponetta al miele che ci viene descritta come un toccasana per il cuoio capelluto. Cambiamo pullman che a questo punto farà servizio di school bus per i ragazzi delle scuole vicine che devono tornare a Bicheno. Arriviamo intorno alle 17. Ero certo di non trovare una Rimini, ma anche qui mi aspettavo qualcosa di più, la località appare decisamente molto calma . L’albergo è in buona posizione basta attraversare la strada e siamo subito sul mare, purtroppo è nuovamente molto nuvolo, tira vento e minaccia di piovere nuovamente. Alcuni ristoranti sono chiusi, altri non ci ispirano fiducia, passo davanti ad un’agenzia viene pubblicizzato un interessante tour notturno per assistere all’uscita dei pinguini dal mare, la prenoto per il giorno dopo: 25 A$ a testa. Non ci resta altro che cenare in albergo.

30° giorno 13 febbraio sabato Bicheno
Fatta colazione in una pasticceria ci portiamo sul mare, ci sarebbe un’invitante spiaggia bianca anche se non molto estesa, ma è ancora tristemente nuvoloso, il vento è calato e la temperatura è decisamente molto più mite. Facciamo una passeggiata lungomare su un sentiero che prosegue alla fine in mezzo agli scogli, torniamo indietro per la strada principale; nel supermercato compriamo pane,prosciutto,formaggio e frutta per il nostro lunch oltre a birra e una bottiglia di vino chardonnay Non avendo niente di meglio da fare restiamo in camera per riposare le stanche membra,usciamo nuovamente nel tardo pomeriggio, il tempo è leggermente migliorato, cerchiamo un posto per cenare, dopo un lungo girovagare finiamo in un ristorante accanto all’agenzia da dove parte il tour dei pinguini. L’escursione parte alle 20,45 ci spostiamo con un pulmino di due otre km per arrivare al punto d’osservazione. Il ranger che c’accompagna spiega tutto in modo molto esauriente ma purtroppo il suo inglese strascicato si rivela per me completamente incomprensibile. I pinguini appartengono ad una razza particolare di stazza molto piccola che sono localizzati praticamente solo in questa zona, escono dal mare solo quando fa buio, è strettamente vietato fotografare e non li possiamo nemmeno avvicinare, sono comunque molto carini e graziosi. Ne osserviamo almeno una ventina suddivisi in piccoli gruppi.

31° giorno 14 febbraio domenica Bicheno
Quando ci svegliamo sta diluviando, aspettiamo che diminuisca almeno un po’ per uscire, torniamo alla pasticceria per fare colazione. Ha quasi smesso di piovere facciamo un’altra passeggiata tornando verso il punto dove eravamo stati la sera precedente a vedere i pinguini, su una pista ciclabile in mezzo ad una vegetazione di brughiera di tipo mediterraneo, fra andare e tornare saranno almeno 5 km, tornati indietro ci fermiamo ancora al supermercato per comprare qualcosa da mangiare. Nel pomeriggio esce il sole, la perturbazione è passata e tutto assume sicuramente un aspetto più gradevole ma all’indomani partiamo, succede sempre così. Ceniamo in un ristorante che apparentemente sembrava offrire qualcosa in più.

32° giorno 15 febbraio lunedì Trasferimento Hobart
Partiamo alle 7,45 il pullman ripercorre la strada dell’andata effettua nuovamente servizio di school bus per i ragazzi, ci fermiamo ancora a St. Marys del resto non ci sono alternative anche se una strada litoranea arriva ad Hobart. Ricambiamo pullman, in pratica come previsto ritorniamo quasi a Launceston, attraversiamo alcuni paesini fra cui Ross dove volevamo fermarci. Presso un’area di servizio scendiamo e cambiamo nuovamente autobus che arriva dopo pochi minuti, alla fine arriviamo ad Hobart intorno alle 13. L’albergo Leisure Inn è distante solo un paio d’isolati lo raggiungiamo a piedi. La camera ancora non è pronta ,posiamo i bagagli ed usciamo per mangiare qualcosa, finiamo nel solito Sub Way la camera ci verrà assegnata solo dopo un’altra ora dopo ripetute insistenze. Usciamo per un primo giro orientativo siamo abbastanza vicini al centro e alla baia si alza un leggero vento ma c’è il sole e si sta’abbastanza bene; mi fermo all’ufficio turistico per prendere una cartina della città ed avere informazioni su come raggiungere il quartiere di Kingston. Speriamo di trovare un valido ristorante ma anche qui non troviamo niente di soddisfacente, finiamo in un ristorante indiano vicino all’albergo.

33° giorno 16 febbraio martedì Hobart
Kingston è un quartiere periferico distante circa 15 km dal centro. Oltre al centro vero e proprio c’è Kingston Beach che raggiungiamo facilmente con l’autobus. La spiaggia è invitante quasi del tutto deserta anche se la giornata è calda e soleggiata. Metto i piedi in mare ma l’acqua e abbastanza fredda, intanto è arrivata altra gente ma praticamente quasi nessuno fa il bagno, ci limitiamo solo a prendere un po’ di sole. Pranziamo con una porzione di fish and chips ma alla fine ci rimane tutto sullo stomaco, alle 14 riprendiamo l’autobus per tornare in città è un servizio espresso che non fa fermate intermedie in poco meno di 20 minuti siamo nuovamente in centro. Visitiamo il Tasman Museum, poi arriviamo a Salamanca Sq, il vecchio quartiere portuale di Hobart dove tutti i vecchi edifici sono stati restaurati e trasformati in boutique,bar,negozi e ristoranti.Al sabato vi si svolge un animato mercato. Rieccoci a pensare alla cena, sinceramente già anche stufi anche di curry, masala e tandoori , di mangiare anche carne condita con salsa di noccioline, cerchiamo qualcosa di diverso ma la cosa non è semplice. Fra le tante la scelta ricade su un locale che presenta un menù molto elaborato, c’è anche la possibilità di una pizza, ordiniamo la più semplice margherita, apparentemente è fatta bene ma dopo i primi morsi si avverte un forte sapore acido che non sappiamo a cosa attribuire, probabilmente un pessimo olio di semi.Riusciamo comunque a sopravvivere.

34° giorno 17 febbraio mercoledì Hobart
Usciamo un po’ più tardi del solito, torniamo verso la baia, notiamo un vecchio bus rosso a due piani che effettua un giro turistico della città. Facciamo il biglietto,12 $ a testa, passiamo attraverso il quartiere residenziale di Battey Point, successivamente arriviamo al birrificio della Cascade in un vecchio palazzo del 1824, il giro continua fino alla collina di Bellarive da dove si può ammirare il panorama di tutta la città e della baia. Rientrati ci rechiamo nuovamente verso Salamanca Sq.compriamo ancora pane e prosciutto e ce ne torniamo in camera.Nel giro di meno di due ore il tempo cambia improvvisamente, si annuvola in modo preoccupante e minaccia pure di piovere,tramonta a questo punto anche la possibilità di fare un’altra escursione al vicino monte Wellington, usciamo lo stesso restando nei pressi dell’albergo, non ci resta altro che passeggiare nel Mall e nella zona pedonale. E’ l’ora dell’uscita dalle scuole, sia i ragazzi che le ragazze indossano eleganti uniformi scolastiche, penso ognuna diversa a seconda dell’istituto che frequentano, le più eleganti sono quelle delle ragazze alcune portano pure in testa una graziosa paglietta, ceniamo nuovamente al ristorante indiano.

La nostra avventura australiana è finita, siamo pienamente soddisfatti, potevamo forse impiegare i giorni in modo migliore riducendo la permanenza in alcune località a favore di altre, anche la mancanza di un veicolo privato in alcuni casi s’è fatta sentire in particolar modo in Tasmania, ma come dicevo tutto si è risolto per il meglio utilizzando sempre i servizi pubblici e ricevendo sempre valide e disinteressate informazioni dai vari uffici turistici o semplicemente dalla gente di passaggio.
Ci rivediamo domani in Nuova Zelanda.

4 commenti in “Due mesi in Australia e Nuova Zelanda – Parte prima
  1. Avatar commento
    sandap
    06/09/2010 18:26

    il tour operator è Australialternativa ( tutto attacato un a sola! ) via degli spagnoli Roma trovalo su web a quanto pare non posso mettere il sito è facile

  2. Avatar commento
    omar_li
    06/09/2010 13:11

    Ciao, potreste darmi indicazioni più precise sul tour operator di Roma di cui parlate all'inizio del racconto?

  3. Avatar commento
    sandap
    07/05/2010 23:22

    Grazie per la precisazione, evidentemente non avevo compreso bene le spiegazioni che mi erano state date, rimane però il fatto che se il luogo è considerato sacro, come tale dovrebbe essere tenuto e quindi proibire la scalata,ignoravo pure che era vietato volare su la sua verticale come dici. Sandro

  4. Avatar commento
    Armando C.
    07/05/2010 15:12

    A proposito di Ayers Rock leggo nel resoconto: "Sarebbe pure vietato salire sulla sua sommità, proprio perché sarebbe considerata una profanazione della montagna, ma è stata montata una ferrata per facilitare i più ardimentosi. E’ un controsenso al quale non è possibile dare spiegazione". Mi sia consentito precisare che non è un controsenso, ma uno egli effetti dell'accordo del 1983 fra governo australiano e gli Aborigeni Anangu: fra i dieci punti dell'accordo, c'è la concessione agli Anangu di gestire l'area Parco Uluru - Kata Tjuta per 99 anni e il permesso ai visitatori (nella consapevolezza della sacralità del luogo) di salire su Ayers Rock con la limitazione di seguire la via segnata da tacche bianche e in alcuni punti ripidi agevolata da una catena. Invece, durante i voli panoramici in elicottero, Uluru può essere solo aggirato ma è vietato volare sulla sua verticale. In termini pratici, la salita non pone particolari difficoltà; qualche rischio in più sta nella discesa, dato che ci si può impuntare con le suole sull'arenaria molto ruvida, soprattutto in presenza di vento che nella zona soffia spesso. Non è rara l'apposizione alla base del monolito di cartelli "Climb closed due to strong winds at summit". Ma il maggiore pericolo consiste nei molti incoscenti che intraprendono la salita senza avere il minimo allenamento e possono incorrere in problemi respiratori, cardiaci o vascolari. In realtà, è sufficiente una normale pratica di uno dei gesti più naturali dell'uomo, il camminare, e in poco più di un'ora si raggiunge il cippo trigonometrico posto nel punto più alto (863 s.l.m. e 350 sulla piana sottostante). A parte questa precisazione, avete realizzato davvero un bel viaggio, complimenti. Grazie ai gestori del sito se vorranno pubblicarmi.

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