Alla scoperta di un "tesoro Sottovento"

Antigua, piccola perla delle Antille

Antigua è una delle Antille Sottovento, subito a nord alle Antille Francesi (Guadalupa e Martinica, più conosciute).
Ha una forma irregolare con coste molto frastagliate (20 x 25 km. circa).
E' diventata stato indipendente dal Regno Unito da una ventina d'anni, assieme alla vicina Barbuda (grande circa la metà). Si parla comunque inglese e la guida è a destra.
La valuta locale è l'Eastern Caribbean Dollar (EC$), ma accettano anche i dollari americani (2,6 EC$ per 1 US$). Attenzione quando guardate i prezzi a capire come sono quotati.
N.B.: nei pubblici esercizi (ristoranti e hotel) ai prezzi vanno solitamente aggiunti servizio e tasse per un totale del 18,5%.
Clima costante tutto l'anno, tra 20 e 28° C., rinfrescato dai venti Alisei: ora è il loro inverno, stagione un po' più secca.

Per questa vacanza da programmare subito dopo la fine dell'anno avevamo scelto un'altra destinazione: già ad ottobre però, abbiamo dovuto cercare un'alternativa e la scelta è caduta su Antigua, per la quale abbiamo fermato un volo da Bologna (via Londra Gatwick) ad un prezzo interessante.
Per definire la sistemazione alberghiera abbiamo cominciato ad informarci e ci siamo resi conto di aver scelto una meta non certo economica!
In effetti non si tratta di una destinazione del turismo di massa (ci sono alcuni resort su base all inclusive che trattano gruppi prevalentemente provenienti da Usa e Regno Unito, per l'Italia è una destinazione di Viaggidea).
Anche gli hotel più semplici costano abbastanza, mentre c'è un mercato piuttosto vasto di affitto appartamenti e ville.
Tra le cose più carine e abbordabili che avevamo trovato su Internet abbiamo scelto e prenotato un cottage in cui stare tutti e sei, direttamente sul mare, sulla costa nord-occidentale, a Runaway Bay, gestito direttamente dalla proprietaria Gilly Gobinet, inglese trapiantata ad Antigua da vent'anni e rinomata pittrice di acquerelli.Il volo è andato molto bene (da Londra l'intercontinentale dura sulle 8 h.) e siamo arrivati il due gennaio alle 18 locali.
Purtroppo non abbiamo potuto soggiornare al Pelican Studio perché non aveva la corrente elettrica: il vicino, nel corso di lavori di ristrutturazione del suo giardino, aveva tranciato il cavo della alta tensione, non permetteva alla proprietaria di effettuare la riparazione, e quest'ultima era ormai in causa tramite il proprio legale.
Gilly ci ha assistito come ha potuto, sistemandoci all'hotel Lord Nelson nella zona Nord-Est e fornendoci di un suo cellulare da usare per le telefonate sull'isola.
L'hotel ha camere essenziali ma molto pulite, ottima colazione e ristorante abbastanza economico, ma si trova in una zona molto ventosa adatta a chi vuole fare windsurf.
Così abbiamo subito affittato una Kia Carnival 7 posti (a 100 US$ al giorno, assicurazione e tasse comprese) e abbiamo scorazzato per 7 giorni per tutta l'isola, nella speranza che la situazione del cottage si risolvesse.
Abbiamo visitato per prima St. John's, la capitale.
Piccola cittadina molto vivace, è punto di attracco per le grandi navi da crociera; partono per lo più da Miami, viaggiano di notte, arrivano su ogni isola alle 8 del mattino e ne ripartono alle 16 o 17.
C'è una parte del porto ad uso e consumo dei crocieristi, con negozi di souvenir e gioiellerie duty free (senza tasse) mentre il resto della città è molto normale, con traffico un po' caotico nelle ore di punta e tanta gente per strada.
Consigliata una sosta al mercato, nella parte sud di St. John's, dove nelle giornate del venerdì e sabato, ai banchi fissi si aggiungono all'esterno quelli occasionali dei contadini.
Siamo tornati a St. John's anche di sera, e abbiamo avuto la delusione di trovare quasi tutto chiuso. I negozi seguono strettamente gli orari inglesi (chiusura alle 17 o 18); dopo che i crocieristi se ne sono ripartiti c'è poca gente in giro, solo qualche bar e ristorante aperto.
Non che il nostro gruppo fosse in cerca di chissà quale vita notturna: non ci siamo mai ripresi troppo dal jet-lag, la mattina facevamo colazione alle 8 e la sera dopo cena si barcollava, soprattutto le figlie, ma tant'è.
Alla gente del posto però si capisce che piace fare casino, nel senso che mentre giravamo con l'auto si sentiva una sacco di musica uscire dai negozi, dalle auto, ecc: noi non ce ne intendiamo tanto, non so se fosse calipso, raggae o ska… comunque l'insieme non era male!
Passiamo a descrivere le varie spiagge e località visitate, proseguendo in senso orario rispetto al punto di partenza (Dutchman's Bay, dove si trova l'hotel Lord Nelson, vicino alla base Usa).
Una premessa: le spiagge ad Antigua sono tutte pubbliche (e si dice che siano 365, una per ogni giorno dell'anno).
Noi ne abbiamo viste più di una ventina: sono in genere piuttosto grandi e deserte, hanno un bar o un piccolo ristorante, e anche quelle che accolgono un resort hanno una parte dedicata alla spiaggia pubblica (dove si può arrivare a volte con uno stradino sconnesso).
Durante la nostra permanenza c'era dovunque molto vento e il mare al largo era molto mosso: le spiagge del versante sud e sud-est erano un po' più riparate, ma comunque abbiamo soprasseduto all'idea di fare gite in barca (tanto l'isola l'abbiamo vista più o meno tutta).
Siamo stati un paio di volte a Long Bay, che è splendida la domenica quando non c'è nessuno; un altro giorno invece sono arrivati pulmini a ripetizione pieni di croceristi e anche noi, patiti del solo pareo+asciugamano, abbiamo dovuto pagare i lettini e l'ombrellone; c'è una piccola barriera corallina e si riesce a fare un po' di snorkeling.
Poco distante una deviazione raccomandabile è il Devil's Bridge, scogliera naturale dove l'erosione ha formato una sorta di ponte.
Nel pomeriggio di domenica abbiamo visitato anche Halfmoon Bay, incredibile spiaggia perfettamente semicircolare, da cui il nome; a monte della baia, sulla destra, vi sono i resti di un resort semidistrutto da un uragano nel 1996. E' molto frequentata, soprattutto dai locali, e superando la scogliera sulla sinistra si arriva a Exchange Bay, un'altra spiaggia anch'essa carina.
Naturale completamento dell'escursione di quel giorno è stata la visita delle baie di Falmouth Harbour e English Harbour; quest'ultimo ospita il Nelson's Dockyard National Park comprendente l'antico porto inglese del 17° secolo, ora restaurato (entrata a pagamento, non tanto giustificata: i vari palazzotti d'epoca ospitano infatti negozi di souvenir, bar e ristoranti).
In queste due baie, a differenza del porto di St. John's dove sostano le grandi navi, sono all'ancora barche a vela che arrivano dalle altre isole dei Caraibi o dalla traversata atlantica.
La vista imperdibile sulle baie si ha dalla collina di Shirley Heights, dove ogni domenica dalle 17 in poi c'è musica dal vivo e barbecue (ingresso a 10 EC$, consumazione bar compresa).
Ne avevamo letto su diari di viaggio italiani e stranieri come di un must del viaggio ad Antigua: noi siamo rimasti poco perché il cielo era coperto (quindi niente tramonto infuocato), ma ci è sembrata una cosa molto "turistica".
A sud abbiamo tralasciato la Rendez-vous Bay, spiaggia raggiungibile solo via mare, in quel momento troppo mosso, o tramite un impervio e lungo sentiero nella foresta da fare a piedi.
Abbiamo però percorso il cosiddetto Fig tree drive, strada che dalla parte centrale dell'isola passa per la zona più montuosa di Antigua (quindi più piovosa, ricca di vegetazione e alberi da frutto), per scollinare e giungere alla Carlisle Bay, molto riparata e godibile.
Proseguendo in senso orario verso sud-ovest si supera Cades Bay (altra zona di snorkeling raggiungibile con la barca) per arrivare a Johnson Point, anche detta Turner's Beach, dal nome del ristorante sulla spiaggia.
In questa spiaggia abbiamo passato un pomeriggio splendido (anche se intervallato da 5 o 6 "light showers" forse dovuti alla vicinanza delle montagne, comunque in cinque minuti il cielo tornava azzurro).
Molto simili per caratteristiche anche le spiagge che si incontrano risalendo ancora la costa occidentale: Darkwood Beach e Freys Beach, quest'ultima senza bar o alberi a far ombra, ma assolutamente deserta e fantastica.
Dopo si incontra la grande baia di Jolly Harbour, con uno dei più grandi insediamenti dell'isola di resort e appartamenti/ville/campi da golf; noi ci siamo fermati solo per una sbirciatina al porto.
Prima di re-incontrare la città di St. John's, il profilo di Antigua è sempre più frastagliato: nella zona detta Five Islands Village, abbiamo apprezzato le baie di Hawksbill Bay, Galley Bay (sabbia finissima ma con rocce, quindi miglior visibilità e qualche foto subacquea riuscita) e infine Deep Bay, dove ha sede il Royal Antiguan, unico resort stile Hilton, di impatto ambientale un po' forte, mentre gli altri sono al massimo di due piani.
Nella zona subito a nord di St. John's si incontrano invece le spiagge di Fort James (con i resti di fortificazioni all'ingresso della baia principale), Runaway Bay, nostra originale destinazione, e infine Dickenson Bay, sede di 3-4 resort abbastanza esclusivi e villette (troppo affollata per lo standard di Antigua).
Quando si è capito che la questione legale relativa alla riparazione sarebbe andata per le lunghe e Gilly ci ha confermato che avrebbe consegnato l'intero acconto già avuto all'hotel Lord Nelson, abbiamo deciso di passare le ultime due notti al Lashings sulla Runaway Bay, una spiaggia veramente spettacolare.
Si trattava tra l'altro degli ultimi giorni senza auto a disposizione (sette giorni per girare l'isola sono più che sufficienti), nei quali ci siamo goduti la spiaggia a 10 metri dalla camera d'hotel, le passeggiate, l'ozio... e finalmente i tramonti, nessun raggio verde però!
Le camere del Lashings invece si sono rivelate un po' deludenti: curano di più il bar e il ristorante, e la manutenzione dell'hotel non sanno proprio cosa sia.
Le camere impegnate erano pochissime e le abbiamo avute a completa disposizione anche l'ultimo giorno, senza alcun sovrapprezzo: in spiaggia fino al tramonto, doccia, chiusura delle valigie e poi volo alle 22 verso Londra Gatwick.Il viaggiatore che cerca una meta comoda potrà scegliere ad Antigua una vacanza di una settimana in un resort all inclusive e accontentarsi di dare una sbirciatina al resto dell'isola con un paio di gite in barca (catamarani a vela o a motore, o anche la mitica Jolly Roger per far finta di essere tutti pirati).
Oppure fare come noi e, con un budget più limitato ma con qualche giorno in più a disposizione, cercare di entrare in sintonia con quest'isola informale e sofisticata al tempo stesso.
Il budget da noi preventivato per il cottage è stato speso nelle due camere triple che abbiamo avuto negli hotel (colazioni comprese); se non altro non abbiamo dovuto cucinare, abbiamo pranzato con tanta frutta e panini per le nostre due ragazze, e cenato fuori tutte le sere.
Unico cruccio non aver visitato Barbuda, che deve essere bellissima, ma con il vento che soffiava al largo, non ci sentivamo di affrontare né il mare (gita giornaliera in catamarano a motore con la traversata di 1,5-2 h.) né il cielo.
Una ragione in più per ritornare... ancora con un viaggio fai-da-te oppure in crociera!?!
Mah, alle crociere ci penseremo quando saremo vecchi e bacucchi. :-P

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