Sorrisi dalla Slovenia

Un bel viaggio in camper in un Paese tutto da scoprire!

PERIODO: si parte a metà luglio per anticipare le partenze dei più sperando di trovare poco traffico; l’idea sarebbe quella di rientrare dopo la fine di agosto posticipando il rientro dei più di cui sopra.
MEZZO: Pilote Galaxy 270 a cui da bravo bambino ho cambiato i filtri e l’olio prima di partire, quindi, almeno lui, non deve rompere durante il viaggio.
PARTECIPANTI: io e mia moglie a cui si dovrebbero aggiungere, durante il viaggio, altri due camper pieni di nipoti ed amici che, lavorando, non possono gestire il proprio tempo.
CONSUMI: ho fatto 2300 km e il consumo è i soliti 9,5 - 10,5 km/litro come più o meno fanno tutti e che ormai non interessa più a nessuno.
Itinerario
LUOGHI CHE SI VUOLE VISITARE
Grotte di Postumia, Caporetto, Cascate del Koziak, Parco naturale del Triglav, cascate del Boka, lago di Bled, gole del Vintgar, lago di Bohinj, Radovljca (museo delle api), Lubliana, le terme di Moravske Toplice, quelle di Ptui, la Certosa di Pleterje e le terme di Catez.
Poi si dovrebbe andare in Croazia e, attraverso Zagabria e Karlovac, vedere la zona dei laghi di Plitvice per poi arrivare, dopo Seni, a Baska e farsi un po’ di mare per riposarsi dello stress del viaggio; le cose sono andate diversamente, ma non è colpa mia anche se fino alla fine mi/ci siamo divertiti.
Da non perdere
Diario di viaggio
Si parte dalla provincia di Brescia a un’ora indecente perché chi non ha impegni da rispettare è sempre in ritardo, e facciamo pranzo in una stazione di servizio protetti dall’ombra di una pianta; lo so che avrei dovuto pranzare in Slovenia, ma se l’ora di pranzo mi ha trovato tra Venezia e Gorizia non posso dirle di fermarsi.
A Gorizia facciamo dogana (non mi ha guardato nessuno!) e prendo direzione Postumia: la strada è una statale in salita che, naturalmente, faccio dietro ad un fumoso camion circondato da lavori in corso per la prossima autostrada. In cima alla salita c’è il casello: 540 sit (talleri sloveni, poco più di 2 euro) che pago con carta di credito e proseguo. Il bello è che dopo un po’ di statale trovo un altro casello dove una timida biondina mi dà un biglietto, le do la carta di credito e lei, sorridendo, scuote la testa, tiro fuori gli euro e lei scuote la testa, le chiedo nel mio inglese quanto devo e lei scuote la testa, le dico arrivederci metto la prima e me ne vado, non so se è ancora la a scuotere la testa.
Intanto arrivo a Postumia e qui c’è un altro casello: 200 sit pagati con carta di credito e mi sento finalmente arrivato in Slovenia. A Postumia i parcheggi dicono No Camping, c’è un campeggio 8 km più avanti, ci arriviamo, tutte piazzole in montagna, comunque bello; c’è una piscina (1000 sit al giorno, 700 al pomeriggio), c’è anche la possibilità di mettere delle vivande nel freezer tipo portabagagli delle stazioni e noto che sono pochi i posti liberi; comperiamo del pane al market: 2 panini 1 euro, cominciamo bene.
Domani vedremo per le grotte.
Usciti dal campeggio (pagato con carta di credito), dopo pochi km siamo al parcheggio delle grotte, facciamo una lunga fila per i biglietti (30,90 euro pagati con c.c.) e siamo in coda sotto al sole; alle 11 si entra e già cambia l’aria: chi ci strappa i biglietti è vestito all’invernale con tanto di piumino, in effetti dopo pochi metri la temperatura passa da 32° a 15° e tutti noi eroi in maniche di camicia cominciamo a guardarci attorno; io, anche se non lo sa nessuno, ma sono intelligente, mi sono premunito con felpa e K-way che indosso subito così come fa mia moglie e montiamo sul trenino che ci accompagnerà, dopo 4 o 5 km, all’interno della grotta.
Questo viaggio sembra una delle attrazioni di Gardaland: il trenino viaggia sempre alla stessa velocità, ma sono solo sedili senza protezione e senza tetto, e, di grotta in grotta, ci mostra uno spettacolo stupendo, a volte pauroso, spece quando passa in cunicoli artificiali dove io, che sono alto un metro e spingi, ho l’impressione di rimetterci lo scalpo se sto seduto normale: fortuna vuole che lo scalpo non ce l’ho già di mio quindi mi preoccupo meno degli altri, e poi ci sono le bandinelle di plastica per avvisare i vichinghi se sono fuori quota.
Arrivati alla stazione centrale (una caverna enorme con mega-pensilina in cemento) si scende e, notate le insegne luminose, ci dirigiamo dove c’è scritto “italiano”; vicino a noi c’erano gli inglesi (circa 500) dietro i tedeschi (6-700) poi gli sloveni, i francesi, gli olandesi, i greci ecc. ecc. Il nostro gruppo, forte di una cinquantina di persone, ha pensato bene di stare buono e non inveire contro il ritardo delle guide, cosi abbiamo fatto la nostra bella figura e quando la ragazza guida (in divisa verde con tanto di mantello in pile pure verde) ci ha raggiunto assieme alle altre, non ha dovuto calmare gli animi irritati per il ritardo e ci ha spiegato che il ritardo era dovuto al fatto che una donna sul trenino che seguiva aveva lasciato cadere la borsa e nel tentativo di riprenderla si era sporta sbattendo testa, braccia e gambe contro la parete; all’ospedale avrà dovuto fare la fila per avere un minimo di cure!
La visita della grotta si svolge a piedi per un 2 o 3 km e ne vale veramente la pena: se mettete tutte le grotte italiane assieme non si riesce a farne una uguale (almeno a mio parere), l’unico inconveniente è che io avevo le famose scarpe che respirano e dato che là dentro è tutto umido e bagnato ne sono uscito con i piedi gelati e non solo quelli. Ciò non mi ha impedito di apprezzare lo spettacolo che la natura ha preparato in questi ultimi 2 o 300.000 anni e neanche a salvare la mia dolce metà che per vedere il fiume sotterraneo alla fine del percorso sul trenino ha pensato bene di alzarsi in piedi mentre si era sotto una roccia; piccolo spavento mio che l’ho tirata giù) e della roccia (che è rimasta su): lei è rimasta felice ed io pure.
Ritornati al camper partiamo alla volta di Kobarid (Caporetto): è mia intenzione fare la strada verso Baca, ma non trovo nessuna indicazione, chiedo lumi a degli stradini che mi dicono di tornare verso Nuova Gorica e seguire per Tolmin ed è quello che faccio; la strada è un'autovia non a pagamento fino a Nuova Gorica, poi si svolge in mezzo a colline verdi e costeggiando laghetti formati da dighe con tutti i colori del verde, arrivati in un piccolo paesino dove non ne avevo visto il nome chiedo ad un turista inglese la strada per Kobarid e lui sorridendo mi dice: it’s here (è qui). Contento della bella figura, cerco il campeggio seguendo le istruzioni del collega Semprini su turismoitinerante e difatti lo trovo: dopo il paese seguendo per Bovec ad un bivio prendere a destra in discesa e arrivati al ponte di Napoleone (è un ponticello normale, niente di faraonico) c’è l’insegna di due campeggi; il primo si raggiunge con una strada sterrata in discesa prima del ponte, il secondo con una strada asfaltata in salita dopo il ponte. Scelgo il secondo e mi piazzo: tre camper, qualche roulotte ed una miriade di olandesi, inglesi, tedeschi e svedesi in tende di tutte le razze, molti in moto, qualcuno in bici, altri con mezzi di fortuna, mi vergogno un po’ con il mio motor-home a tirare su la parabola per vedere la tv, ma anche la moglie ha le sue esigenze per cui se voglio vivere felice…
Al mattino tiro giù la Filippa (vedi bici) e vado in avanscoperta: cerco un supermercato, il museo della guerra del 1915-1918 e la cascata del Koziak. Se mettevo le pantofole facevo prima: il supermercato è all’inizio del paese (300 m. dal camping), accettano gli euro e la carta di credito, il museo è 200 m. più avanti. Per la cascata mi avventuro dopo il campeggio su uno sterrato che porta l’indicazione "slap Koziak": i primi 4-500 m. sono una passeggiata, il resto è una massacrata a farla in bici dato che le rocce che invadono il sentiero hanno sbalzi di 40 - 50 cm ed in salita in bici non è una cosa bella; Fortuna vuole che i miei trascorsi sportivi mi fanno diventare ciclocrossista e riesco ad arrivare quasi alla cascata: due ponticelli con scalini mi convincono a lasciare la Filippa tra i rovi e vado a piedi, mancheranno 100 metri e ci si arriva facilmente, gli ultimi 20 su assi supportati in parete con cavi d’acciaio per ringhiera, ma non c’è niente di pericoloso, ci vanno anche i bambini ed i più calorosi a piedi nudi nell’acqua arrivano al laghetto quasi sotto la cascata.
Lo spettacolo è bello, per cui nel pomeriggio ci porto la moglie, a piedi s’intende, e se c’è arrivata lei ci possono arrivare tutti per cui se passate di là fermatevi: 40 minuti di passeggio in mezzo alla natura con un bello spettacolo finale valgono sicuramente la sosta.
Il mattino dopo di buon’ora (ore 10) si parte, c’è da vedere il museo e raggiungere Bovec per vedere la cascata del Boca. Il museo, anche se piccolo, è veramente bello e riempe l’animo di pensieri tristi se si pensa (come se ce ne fosse bisogno di questi tempi) che cosa vuol dire guerra e cosa voleva dire guerra in quei tempi e con quei mezzi.
Ci dilunghiamo oltre al dovuto e dato che quando usciamo le 13 sono passate da un pezzo a uno di noi due (e non sono io) viene in mente di andare al ristorante: guarda caso c’è proprio all’angolo il Restavracija Kotlar, che qui in montagna ha un banco bar a forma di veliero e drappeggi interni che ricordano le vele di una nave; dato che ho fatto il militare in marina mi convinco subito e ci entro: ottima decisione, se ci passate provatelo anche voi, non ve ne pentirete!
E' ora di andare, la strada per Bovec ci aspetta anche se Bovec è molto più vicina di quello che pensavo: difatti dopo pochi km passando su un ponte (che mi richiamava qualche cosa alla memoria: Boca Most) e buttando lo sguardo sugli specchietti retrovisori intravedo qualcosa di insolito. Mi fermo dopo il ponte e mi ritorna alla memoria lo scritto del collega Semprini; retromarcia e prima del ponte vedo la cascata: imponente, molto più grande di quelle ammirate in Scandinavia e lì non ne mancano, foto ricordo e tentativo di convincimento con la signora circa la possibilità di andarci a piedi: vince lei e andiamo a cercare un camping a Bovec che purtroppo non c’è.
Mi fermo a fare il pieno ed entro per chiedere se accettano la carta di credito, purtroppo stavo fumando ed il gestore mi prende a male parole perché ho la sigaretta accesa, d’accordo, però bastava uno "scusi qui è vietato fumare" e non me la sarei presa, invece mi monto e mi scaldo da solo peggio della magnesia.
Riparto quasi in riserva per fare il passo del Predel per poi raggiungere Tarvisio e da lì attraverso il lago di Fusina raggiungere Kraniska Gora, quindi Bled e il suo lago: detto fatto, arrivo al passo (in prima con pochi metri in seconda) con la lucina della riserva che mi chiede il numero del cellulare perché non sa più come avvisarmi che sono a secco, rientro in Italia e penso d’essere a posto invece non trovo un distributore a pagarlo; lo so che ho una tanica di 10 litri di scorta, ma sarebbe umiliante usarla qui, e poi vuoi per la discesa, vuoi perché la lucina si può essere offesa ma non si accende più e così rientro in Slovenia: distributore, 68 litri di gasolio (bestia che mago che sono!).
Bled aspettami, sto arrivando, e difatti mi aspetta, è lì con tutta la sua vita e voglia di divertirsi, solo che per me non c’è posto, come mi dice l’inserviente del camping Bled, tutto occupato dice; dove vado? dico, vada a ff…dice, poi si corregge e mi consiglia di andare a Bohinj, c’è un altro lago e forse c’è posto; grazie lo sapevo che c’era il lago anche là, ma io volevo vedere questo qua, anche perché qui c’è un dentista consigliatomi da un amico che fa ottimi lavori ad un prezzo meno della metà rispetto all’italia quindi devo restare qua. Gira che ti rigira trovo un altro campeggio in riva ad un fiume dentro ad una pineta, è grandissimo; vada a vedere, dice l’inserviente bionda alla reception, certo, vado, trovo il posto e mi piazzo, tutto ok sì anche se la parabola non vuol saperne di collegarsi al satellite per via dei pini che mi circondano: pazienza, faremo una cosa che non fa più nessuno: parleremo!
Il giorno dopo è tutto da dimenticare: in programma c’era il giro del lago in bici, volendo una visita al castello sull’isoletta in mezzo al lago (tipo Isola Bella sul Lago Maggiore, ma più piccola) e poi un’andata alle gole del Vintgar, ma tutto è rimasto nel programma. Quando vado a prendere il pane (e le sigarette), la commessa mi dice che non accetta euro, alla reception mi cambiano 50 euro e mi danno 11.594 sit; va bene, due pacchetti di sigarette e mezzo chilo di pane 1450 sit, va meno bene ma fa niente: pranzo, pennichella e poi andiamo, invece la pennichella viene disturbata da lampi e tuoni. Arriva un nubifragio, assieme ad altri ritiriamo il non bagnabile con ciò che è già bagnato e restiamo a guardare: i nostri vicini tendisti sono appollaiati sulle sedie con l’acqua che arriva a metà sedia, la signora ha i lucciconi, e pensare che mezz’ora fa prendeva la tintarella sulla sdraio, ora con il vento che c’è è fortunata se non prende la sdraio sulla tintarella. Come tutte le cose anche questa finisce, ritiriamo il tutto dopo una sommaria asciugata e pensiamo alla cena, domani è un altro giorno (beh, se l’ha detto Rossella in Via col Vento che era molto più incasinata di me non posso dirlo io?).
Il giorno dopo mi vede pronto a partire: un minimo di organizzazione mi impone una telefonata al dentista di cui sopra per scoprire che è in ferie, appuntamento? certo, il 14 agosto ore 12, se non è ferragosto questo! Allora visto che avanziamo tempo andiamo alle gole del Vintgar così freghiamo il temporale di ieri: al bivio per Gorje basta seguire le indicazioni, la strada è un po' stretta ma non incrociamo nessuno; parcheggio sterrato e gratuito subito dopo un ristorante, ingresso 600 talleri a persona, ma non si rimpiangono.
Il percorso è quasi tutto su passerelle bloccate a parete con il fiume che scorre a fianco con cascatelle e rapide che oltre ad essere molto caratteristiche fanno venire il mal di testa a mia moglie; andata e ritorno circa un’ora e mezza. Quando si ritorna al camper è l’ora della pappa, quindi perchè partire? Che sia fatta la pappa e poi via verso il lago di Bohinj che dista ben una trentina di chilometri. Intravedo un bel campeggio a Districa, ma vado avanti; arrivato al lago lo costeggio sul lato sud per 5 km su una discreta strada ombreggiata accompagnato da una ciclabile sterrata dove un mucchio di gente va a piedi ed incontro il campeggio.
Poco più avanti un cartello indica la cascata della Savica, ma dato che non voglio divorziare mi fermo al campeggio; anzi mi fermerei se trovassi un posto decente, ma il campeggio pur essendo in riva al lago è per metà in piedi, ottimo per tendisti, ma il mio camper si rifiuta di entrarci, rischio demolizione. Poco male, ritorno a Bistrica: camping Danica in riva ad un torrente, largo, spazioso, in piano, tranquillo, superservito, oltre a tutto quando faccio un giro d’ispezione con la Filippa noto una piacente signora che, appena arrivata, si spoglia al sole per mettersi il costume ed io urto un lampione che, disattento, non ha saputo evitarmi; che vuoi di più? mi fermo tre giorni perché anche i guerrieri ogni tanto riposano.
Partito da questo mini paradiso metto la prua verso Lubiana, sono 55 km quindi me la prendo comoda, però riesco a farne 95 prima di arrivarci ed il primo che dice che ho sbagliato strada… ha ragione. Il camping (trovato dopo due andate e ritorno del ring e individuato perché seguivo una roulotte di tedeschi) è appena uscito da un temporale e dire che è umido è un’offesa a dio pluvio, ma so che il sole ritornerà e l’acquitrinio si prosciugherà.
A Lubiana non c’è molto da vedere: il ponte triplo, il market sulla riva del fiume, il ponte dei draghi (niente a che vedere con il ponte di Praga), il castello (ci si arriva con un trenino preso dalla piazzetta antistante al triplo ponte), la chiesa francescana e il duomo (San Nicola) veramente bello anche se piccolo, poi la città vecchia, caratteristica e basta; considerato che sono abbastanza ignorante sotto l’aspetto culturale, lascio perdere i vari musei, però ce ne sono parecchi, e cerchiamo un ristorante. Sembra che qui la gente pranzi con gelato e caffè, i bar sono pieni e sui tavoli non vedo altro di commestibile che non sia un gelato, al massimo qualche insalata; intravedo una pizzeria e mi fermo, una pizza proprio no! però un’insalata… Indico al cameriere ciò che ritengo sia un’insalata nel menù e il vigliacco mi serve fusilli gelati conditi con maionese all’aglio, olive nere, pomodori ciliegia e peperoni crudi con due foglie di lattuga; ne mangio la metà per sopravvivere già sapendo che tra due ore sarò in dissenteria, penso con affetto alle pastiglie di imodium che ho sul camper e si rientra: due ore fanno in fretta a passare!
Ceniamo in modo più che decente alla sera nel ristorante del campeggio, così imparo a non fare il furbo in giro.
Il mattino si parte, destinazione le terme di Moravske Toplice: sono quasi al confine con l’Ungheria, quindi è meglio sbrigarsi anche se saranno solo 200 km circa. La strada è un misto di autostrada, di statale e di autovia, stanno costruendo altri pezzi di autostrada e perciò ci sono molti cantieri con rallentamenti, il paesaggio è bello e notiamo che quasi ogni collina ha sul cocuzzolo un castelletto o un monastero. Arrivati a Maribor io, mia moglie e il camper di comune accordo litighiamo per la strada da seguire: mia moglie dice a sinistra, io dico a destra e il camper vuole andare diritto (aveva ragione lui).
Com’è come non è mi ritrovo su una stradina che, se pur asfaltata, non è più larga di tre metri, dico arriverò in qualche paese dove ci saranno delle indicazioni; e invece, dopo 2 km di salita che un cartello indicava al 19 % e li aveva tutti, mi trovo davanti un bugigattolo con a terra una lamiera con su scritto "Policija – stop". Mi fermo e da quel buco emergono 140 kg di polizia chiusi in una divisa troppo stretta che comincia a parlare; uso l’eufemismo parlare perché per me erano suoni gutturali privi di vocali, carpisco nei suoni un "passprt" senza la o e gli dò i documenti. Lui mi guarda con sospetto e io ci provo: "parla italiano?" chiedo, lui scuote quello che sotto ad un cespuglio di peli dovrebbe essere una testa, "parlez vous français?", stesso scuotimento, "do you speak english?" è l’ultima speranza e mi risponde con un baritonale "deutsch"; ho capito, fra noi non c’è comunicazione, ma dato che non posso invecchiare qui tiro fuori la cartina e, a gesti, gli chiedo dove sono capitato: mi indica il posto, siamo al confine con l’Austria su una vecchia comunale, la frazione, perché non è un paese, si chiama Kungota e adesso che me la fa vedere capisco perché non sono diventato direttore generale da nessuna parte; a gesti, a suoni e con il ditone sulla cartina mi fa capire di ritornare a Maribor (grazie, fino a li c’ero arrivato) e di prendere la strada per l’Ungheria (aveva ragione il camper), si riincastra nel bugigattolo con i miei documenti e ne riemerge dopo 10 minuti; c’era anche un sorriso là dentro e lo tira fuori, altri suoni di commiato, butto là un danke, retro e si rifà la strada.
A Maribor lascio fare al camper che non allontanandosi dalla tangenziale segue i cartelli con H, poi spuntano i cartelli Moravske Toplice e ci arriviamo; sono le 15.30 e seguendo le istruzioni del collega Semprini su turismo itinerante (grazie collega) aspetto le 16 per non pagare la giornata. L’attesa la trascorro ammirando il bellissimo campo da golf che circonda quasi Terme 3000 che più che terme è un parco giochi tipo Caneva (per chi sa cos’è) con piscine su più piani interne-esterne con cascate, giochi d’acqua, toboga e scivoli, il tutto circondato da un prato verde all’inglese dove un migliaio di persone sta a prendere il sole (quando c’è) sulle sdraio (quando le trovano libere) o sugli asciugamani stesi sull’erba.
Quando entro nel campeggio il paperino alla reception mi dice che si paga a giornata e oggi è una giornata; quando devo arrivare per non pagare questa giornata? chiedo; risposta: tomorrow (domani), più chiaro di così! Mi fornisce di due pass per entrare alle terme (che sono a bordo campeggio) e che servono anche per mangiare e bere nei punti ristoro interni alle piscine senza pagare (subito, pagheremo quando andremo via); nella mia visita all’interno scopro anche la piscina con l’acqua nera (petrolio? catrame?) ma non macchia e non lascia nessun odore; un po' sospettoso sotto il sole vedere tutte le microimpurità che circolano in quell’acqua, ma dato che anche questa piscina è piena di gente e io non sono lo scemo del gruppo mi ritrovo anch’io a mollo in quel liquido terapeutico, se solo sapessi questa terapia verso cosa è indirizzata!?
Quando mi stanco di terapie strane nelle varie piscine (a proposito, da un po' di tempo in qua ho un pollice che si muove a scatto e l’ortopedico dice che bisogna tagliare e… scarrucolare il tendine, chissà se qualche piscina ce la farà a fregarlo?), decido di partire perché è mia intenzione provare le terme di Ptui. Pronti, via, 5 giorni e paghiamo con la carta di credito l’equivalente di 100 euro compreso la corrente e le birre bevute all’interno delle piscine.
Arriviamo a Ptui attraverso un grande ponte con un castello che ci guarda dall’alto; le prime indicazioni del campeggio spariscono poco per volta, seguo i cartelli Terme e appena fuori del centro abitato, davanti ad un supermercato (mercator) improvviso bivio a destra e sul muro di una casa a caratteri cubitali c’è scritto camping. Se a Moravske il complesso è turistico alberghiero qui a Ptui è turistico ospedaliero, diversi padiglioni ricordano gli accidenti che ti possono capitare in questa vita e diverse persone mostrano i segni di questi accidenti, anche se sono mescolati a qualche centinaio di turisti che arrivano al mattino e vanno via alla sera; il campeggio (buono) confina con l’impianto termale e fornisce un pieghevole con 10 talloncini, ogni volta che entri nelle terme ne ritirano uno. Mia moglie per immedesimarsi all’ambiente e nel dubbio tra un mal di denti o un attacco di labirintite sceglie l’herpes per scoprire che il microscopico tubetto di pomata (2 gr.) costato 10 euro dal nostro farmacista è scaduto da qualche mese; inforco la Filippa e con la scatola della pomatina in tasca cerco una farmacia (lekarna), se c’è un complesso ospedaliero ci sarà una farmacia o guariscono tutti a bagno nelle terme? Difatti la trovo, comunico con il mio inglese quello che voglio e la dottoressa mi dice con il suo tedesco che ce l’ha: stesso principio attivo, 5 gr. di pomata = 3 euro! Signori politici, perché in un mercato comune almeno le medicine non costano uguale dappertutto? Risposta: fatti i fatti tuoi! O.K. viva l’Italia.
Le giornate le passiamo tra bagni nelle varie piscine e giri in bicicletta per vedere il paese (molto bello con la sua zona pedonale chiusa al traffico con dei cilindri che si alzano dal pavimento per vietare l’ingresso alle macchine dei non residenti); c’è pure un mercato alla mattina dove, tra i soliti ambulanti, trovano spazio delle vecchie contadine che offrono quel poco che hanno. 1 kg di pesche da loro 250 sit (talleri), dagli ambulanti 400 sit; faccio contenta la vecchietta, mia moglie e il portafoglio e nel ritorno ammiro passandoci il ponte unicamente ciclabile che attraversa il fiume.
Facciamo anche una visita al castello (bellino) e al suo salone di vecchie armi, poi ricordandomi che sono ignorante tralascio di vedere le altre cose che il castello propone di tipo storico: sono venuto per le terme e che terme siano, ci passiamo 5 giorni, poi considerato che il mio pollice a scatto tale è e tale rimane decidiamo di cambiare terme, ma prima vuoi per un rigurgito di religiosità, vuoi per la speranza di un miracolo nei confronti del mio pollice si decide di andare a visitare la Certosa di Pleterije.
La strada non è proprio quella dell’orto, la Certosa si trova ai confini con la Croazia, quindi è umano sbagliare strada un paio di volte; meno umano è accorgersi dello sbaglio dopo una ventina di km, ma dato che nessuno è perfetto e in vacanza l’infallibilità è un optional mandiamo giù il sapore amaro e diamo spazio alla spensierata allegria (tanto una volta che si è sbagliato che fai? torni indietro! meglio farlo col sorriso che da incazzati).
Arriviamo alla Certosa seguendo le indicazioni e ci ritroviamo all’interno di un bosco dove regna pace, tranquillità e fresco; un posteggio sterrato a 200 metri dalla Certosa e l’ora in cui siamo arrivati ci invitano al pranzo ed io sono sensibile agli inviti. Poi si va a vedere la Certosa, cioè ci si andrebbe se ci fosse qualcuno che ce la fa vedere, ma oltre alla spoglia chiesetta laterale (dove quando entri una fotocellula fa partire un canto monacale) quando arriviamo davanti al portone chiuso io e mia moglie da soli ci guardiamo negli occhi, se ci fossimo guardati nelle orecchie il risultato sarebbe stato lo stesso; che fare? Oltre al mistico desiderio di guarire il mio pollice avevo pure quello di comperare un po’ di grappa; a fianco del portone chiuso c’è una porticina che per solidarietà è chiusa pure lei, ci provo , giro la maniglia e lei si apre, entro: sono arrivato allo spaccio del monastero, alcune bottiglie di vino e qualcuna di grappa sono in mostra dentro ad un vecchio scaffale, a terra un cestino contiene delle mele grandi come prugne che però mandano un buon odore, una vetrata mi separa da un computer con monitor acceso, ma non vedo anima viva. Aspetto, in un monastero la fretta non alberga, dopo 20 minuti mi convinco che l’unico che alberga in quel monastero sono io e dato che di certosino non ho nulla volgo le mie regali spalle alla Certosa e me ne vado: ci deve essere stato un errore da qualche parte, ma essendo un luogo di clausura il silenzio è d’obbligo!
Ripartiamo per raggiungere Catez e le sue terme; prima una visitina a Kostanjevica, bel paesino su un’isola a cui si accede da due ponti (ci sono anche delle grotte, ma il mio pollice mi ricorda che non sono uno speleologo e sono qui per le terme) e poi direzione Catez. Certo, non la centro subito, ma al secondo tentativo ci sono (c’erano dei lavori in corso che mi hanno deviato, cosa credete?)
Bene, se Moravske è uno spettacolo, se Ptui è invidiabile, Catez è un sogno: l’organizzazione è perfetta, solita tessera magnetica per entrare e uscire sia dal campeggio che dalle terme, piscine a volontà con l’acqua alle varie temperature, animazioni a bordo vasca, agenti di sicurezza nei punti strategici, campeggio in piano, spazioso, ottimi i servizi, supermercato vicino, ristoranti, bar e casinò sono lì che ti aspettano; ma l’attrazione più bella è l’isola dei pirati all’interno di una piscina, sarebbe un’attrazione per bambini, solo che è talmente coinvolgente con i suoi giochi d’acqua che ad accompagnare un bambino ci vanno papà, mamma, nonno, nonna, gli zii e pure il vicino di camper, e peccato che il cane deve restare fuori!
Ci passiamo altri 5 giorni, poi mi domando cosa ci faccio qui io che non ho bambini! Mi sento un po' un pesce fuori dall’acqua e decidiamo di partire per la Croazia: l’intenzione sarebbe quella di andare ai laghi di Plitvice, solo che, purtroppo, mi giunge notizia che la nera signora con la falce è andata a mietere nel campo della mia parentela.
Stop, finito. Ricordiamoci che siamo di passaggio e se sbagliamo strada non è grave, basta saper tornare sulla retta via. Tanto prima o poi finiamo tutti in un vicolo cieco!

6 commenti in “Sorrisi dalla Slovenia
  1. Avatar commento
    Piccione1975
    17/06/2011 09:11

    Bellissimo complimenti, lo prendero ' in considerazione per il mio viaggio di agosto.

  2. Avatar commento
    inde
    16/03/2009 22:54

    oggi,15-03-09 sono appena tornato da Lubijana con la mia famiglia.Sono stato molto fortunato, il tempo era bellissimo e abbiamo trascorso una giornata meravigliosa . La città è molto ospitale .Pulita e organizzata . Tutti i servizi efficenti. Il castello è in strutturazione ma la visita e il colle vale la gita . I bar sono tutti affollati di gente che socializza e "cazzeggia". Uno stile di vita paradossale per me .Andateci , anche il cibo ha numerosissime alternative.Inde

  3. Avatar commento
    inde
    07/03/2009 16:34

    Simpaticissimo racconto. Complimenti,mi hai fatto sorridere e sognare . L'ho letto perchè vorrei andare a LibJiana

  4. Avatar commento
    sezamo
    29/07/2008 11:14

    Ho letto tutto d'un fiato e con molto piacere il tuo bel racconto: interessante il tuo viaggio, lo terrò in considerazione. Mi è piaciuto molto, oltre che per la scorrevolezza e corretta punteggiatura (cosa rara di questi tempi), anche per il tono ironico. Complimenti.

  5. Avatar commento
    ilpelumino
    22/08/2007 08:26

    bellissimo lo svolgimento mi piacerebbe tanto avere lo stesso humor nel raccontare i miei viaggi. auguri e buoni viaggi

  6. Avatar commento
    niaysxlrv jfixvywp
    18/07/2007 18:03

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