Ed ora ... Torggelen!

Arriva l'Autunno e si va tutti a … fare Torggelen !

L'autunno è, nei boschi, nelle valli e sugli altipiani del Sud Tirolo, un momento magico.
La stagione calda cede il passo ad un clima fresco e conciliante, un trionfo di colori accende le foreste, le giornate si fanno terse ed un cielo limpido spesso le accompagna sino a tramonti incredibili.
Siamo in ottobre, la magica stagione del "Torggelen" : un nome che risulta al nostro orecchio tanto forte e gutturale e che esprime invece l'antichissima tradizione di festeggiare l'arrivo dell'autunno, andando per masi a degustare il vino nuovo, le castagne e lo speck.
Fare Torggelen quindi: abbandonarsi, passeggiando di maso in maso, ai colori ed ai sapori dell'autunno, perdendosi tra sentieri per santificare la vendemmia appena conclusa, gustando qua e là il Susser (il mosto) o il Nuier (il vino novello) accompagnati da castagne arrostite e da sontuosi speck e formaggi.
Ultimamente esigenze, per così dire, turistiche, hanno dilatato la stagione del Torggelen a tutto settembre, ottobre ed alla prima parte di novembre; la stagione più indicata e "vera" è tuttavia quella che va dalla metà ottobre (preferibile per il clima davvero dolcissimo) fino al canonico 11 novembre, giorno dell'estate di S. Martino.
Interessante è risalire all'etimologia della parola Torggelen, di cui esistono diverse interpretazioni. I più lo fanno derivare dal latino "torculum" ad indicare il torchio dell'uva, in dialetto sudtirolese chiamato anche Torkel o Torggl: facile trovare la perfetta corrispondenza col periodo dell'anno in cui ci troviamo.
Esiste tuttavia anche un'interpretazione più suggestiva, che forse rende in maniera più calzante l'atmosfera di questo autentico rito Sudtirolese: "torkeln", in lingua tedesca, vuol dire "barcollare" ... ed in effetti, dopo la prima "sosta" si barcolla fino al seguente Buschenshank!!
Non vi spaventate per quest'altro nome, per noi così impronunciabile: diciamo che il termine letteralmente ha attinenza con le frasche, qui intese come simbologia di "posto alla buona" dove certamente non manca il buon vino e dove si può consumare una sana merenda. Se il mosto ed il vino nuovo accompagnati dalle castagne abbrustolite sono la "struttura portante" di un autentico Torggelen, i formaggi e lo speck sono l'abbellimento che renderà queste "merende" un'autentica gioia per il palato.
Lo scrittore meranese Josef Wenter, nel suo libro "Nella beata Terra Tirolese" ci dà una precisa descrizione di come dovrebbe essere il vero Speck: "Vigoroso come le noci appena giunte a maturazione; il grasso di un bel bianco vivo con leggere sfumature rosate; il magro, rosso intenso tendente al bruno. Deve sapere di fumo e salnitro un po', salato quanto basta, fra il dolce e il saporito, in modo da non far rimpiangere altro sale: giacché quest'ultimo, se in eccesso, irrita la lingua, altera il gusto dello Speck ed impedisce a un buon sorso di vino, preferibilmente rosso, di essere pienamente apprezzato dal palato. Il vero Speck, infatti, è degna compagnia di un ottimo vino, generoso e dal sapore pieno, da «masticare» quasi".
Non c'è che dire ... aggiungerei solamente che lo Speck deve essere rigorosamente "Brettlspeck" : servito cioè in un pezzo unico, accompagnato se volete da qualche cetriolo, sul classico tagliere di legno.
Quali sono infine le mete più indicate per un autentico Torggelen??
Sicuramente la "Bassa Atesina", seguendo la ben nota strada del Vino che da Egna (Neumarkt) porta a Bolzano passando attraverso centri a spiccata vocazione vitivinicola ( Ora-Auer, Cortaccia-Kurtastch, Termeno-Tramin, Caldaro-Kaltern ed Appiano-Eppan) in un paesaggio idilliaco in cui fa spicco la zona del Lago di Caldaro e, più a Nord, la zona dei laghetti di Monticolo.
Un'altra zona da non trascurare è quella dell'altopiano del Renon, proprio sopra a Bolzano: le passeggiate di maso in maso, occhieggiando qua e là tra una veduta dello Sciliar in lontananza o dei circostanti splendidi vigneti, sono il degno complemento a deliziosi spuntini.
Infine ricordiamo assolutamente la valle che porta da Bolzano verso Merano, la zona "bassa" (dintorni di Fiè) dello Sciliar e la valle d'Isarco soprattutto con la zona di Chiusa e dei dintorni di Bressanone (Abbazia di Novacella).

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