Canada: ritorno tra gli orsi polari

Canada: Ritorno Tra Gli Orsi Polari – A Journey Back to the Polar Bears

Il mio secondo viaggio nella cittadina di Churchill è una ottima occasione per scrivere un ulteriore diario di viaggio dedicato a questa zona di avvistamento di orsi polari: tuttavia, proprio perché il senso di un diario di viaggio è quello di dare indicazioni utili a chi ha intenzione di fare una esperienza simile, ritengo che non abbia una gran utilità ripetere nuovamente il resoconto delle mie giornate trascorse lì. Essendo l’avvistamento di orsi e altri animali simile a quello che può essere un safari, penso che già il mio primo diario abbia dato un’idea della giornata tipo che si può trascorrere in questo remoto luogo affacciato sulla baia di Hudson, pur sapendo che ogni giorno è diverso! Rimando quindi al diario intitolato “Churchill capitale mondiale degli orsi polari” chi volesse semplicemente  capire come si svolgono le giornate tipo per coloro che decidono di visitare il luogo in piena autonomia e libertà.  Dunque, come far sì che anche questo secondo diario possa essere di una qualche utilità?
Avendo raccolto molte notizie sul luogo sia prima che durante il viaggio, e coltivando una grandissima passione per animali e natura, ritengo che chi legge queste pagine possa ritenere  utile anche avere maggiori informazioni su questi splendidi animali, informazioni che spesso non è così semplice ottenere cercando semplicemente di accedere a siti Internet che trattano l’argomento. Dunque metto a disposizione su questo diario alcune notizie che ho acquisito sia studiando diversi testi sia  parlando con la gente che vive a Churchill.
Alternerò notizie generiche sugli orsi polari ad altre espressamente dedicate agli orsi di Churchill: per quanto possa sembrare strano a Churchill gli orsi si comportano in maniera diversa rispetto ad altre colonie, dato che la cadenza delle stagioni, la forzata convivenza con l’uomo, e la configurazione del paesaggio nel quale vivono hanno un impatto diverso  sul comportamento dell’animale. Le notizie di carattere scientifico sono naturalmente uguali per tutti gli orsi polari del mondo, ma molto spesso i comportamenti si differenziano a secondo dell’ambiente nel quale si muovono. Cercherò dunque di  descrivere nel miglior modo possibile, per quel che mi è dato sapere, quali siano le caratteristiche più interessanti ma anche curiose dell’orso bianco di Churchill.
Gli orsi marittimi (questo il nome scientifico corretto in italiano), al di fuori della regione strettamente artica, si trovano in soli 5 Stati al mondo: Canada, Usa, Russia, Norvegia (Svalbard) e Danimarca (Groenlandia). Il loro numero è stimato essere intorno alle 22.000 unità  (certamente non più di 25.000), in diminuzione, e questo ne fa una specie a rischio. Ci sono 8 principali “colonie” (termine improprio ma che userò intendendo areali di distribuzione)  nei 5 Paesi che ho nominato. Quella di Churchill è la colonia di orsi più accessibile al mondo e proprio per questo il modesto villaggio dello Stato Canadese del Manitoba sta diventando sempre più celebre tra gli appassionati di natura. Il termine “accessibile” non deve però trarre in inganno: non esiste nessuna strada che unisce questa zona al resto del mondo: Churchill è raggiungibile da Winnipeg con 36 ore di treno o per via aerea e i trasporti sono tremendamente costosi.  Ma perché questi affascinanti plantigradi si ritrovano in gran numero attorno a questo paesino, tra la metà di ottobre e la metà di novembre? Il motivo è semplice. L’ enorme baia di Hudson, con una superficie 5 volte l’Italia, sulla quale si affaccia il villaggio,  durante l’inverno si ricopre di una spessa coltre di ghiaccio e diventa un appetibile territorio di caccia per questi animali.
La dieta dell’orso polare è costituita quasi esclusivamente da foche. Oppure, per meglio dire, le foche costituiscono la sua reale forma di sostentamento, perché è grazie al loro abbondante grasso che l’orso riesce ad accumulare a sua volta tante riserve di grasso da permettergli di resistere diversi mesi senza mangiare, nella stagione estiva. In realtà si ciba anche di altre prede, come piccoli uccelli o altri piccoli mammiferi o pesci, ma il suo “piatto preferito” è senza dubbio la foca che costituisce, in condizioni normali, oltre l’80% della sua dieta. Singolare il fatto che sia totalmente indifferente ai cani, che si vedono spesso all’aperto e legati alla catena a Churchill: sembrerebbe uno dei pochi animali che non lo teme e che l’orso ignora totalmente....forse non  piace neanche a lui la carne di cane?!?
Ma andiamo con ordine e vediamo cosa succede da queste parti nei vari periodi dell’anno.
A metà ottobre gli orsi sono reduci da diversi mesi di digiuno. Sono “smontati” dalla calotta di ghiaccio intorno ai primi di  giugno, se in salute grassi come palloni, a diverse centinaia di chilometri a sud est di Churchill. Per loro, salire e scendere dalla calotta  è come montare su una giostra: sanno dove salire e sanno dove scendere!
La concomitanza di venti provenienti prevalentemente da nord ovest e delle correnti marine, fanno sì che la superficie dell’acqua si muova all’interno della baia in senso antiorario. Gli orsi lo sanno molto bene e sanno qual è il luogo dove il ghiaccio si formerà prima.  L’ area di Cape Churchill, appunto. Perché proprio qui? Osservando la cartina della baia, si nota come Churchill sorga su un “dente” che penetra all’interno della baia per una trentina di chilometri contribuendo così a spezzare e quindi rallentare la corrente circolare. Questo, in concomitanza con il fatto che qui sfocia il fiume Churchill, contribuendo ad abbassare la salinità dell’acqua, fa si che questo sia uno dei luoghi dove si formano  prima i  “nuclei” di crosta ghiacciata. Insomma, è qui il punto più a sud dove gli orsi possono salire sulla giostra!
A questo proposito, giova ricordare un dato interessante: oltre  il 40% dell’acqua dolce che scorre nei fiumi Canadesi finisce nella baia di Hudson. Non è dunque difficile immaginare che la salinità dell’acqua all’interno della baia sia più bassa rispetto al resto dell’Oceano, soprattutto lungo le zone costiere
Per gli orsi la calotta di ghiaccio è una piattaforma di pesca, dato che hanno bisogno del gelo per poter catturare le foche. Benché siano ottimi nuotatori, la loro forza è la resistenza, non certo la velocità, quindi in mare aperto non avrebbero molte speranze, visto che la foca è veloce e sfuggente, ma la musica cambia sul ghiaccio: le foche hanno bisogno di respirare e quando la crosta gelata ricopre tutta la superficie marina, per farlo devono emergere sfruttando i buchi sul ghiaccio, ed è lì che gli orsi bianchi le attendono per catturarle!
Negli immediati dintorni di Churchill, all’arrivo dei primi freddi di ottobre, quando l’orso sente che è tempo di avvicinarsi alla costa, è possibile avvistare  maschi adulti, giovani e pure madri con cuccioli. Generalmente i maschi adulti, più forti, conquistano la “coastline”, stando più vicino al mare, perché la temperatura è più fresca e perché hanno un migliore controllo della situazione del ghiaccio. Stranamente, pur essendo animali solitari, in questo periodo si nota che i grossi maschi si tollerano di più e riescono spesso a stare molto vicini. Quasi certamente questo è dovuto al fatto che la produzione di testosterone in questo periodo è al minimo: non ci sono femmine per le quali lottare e non c’è neppure competizione per il cibo, che non c’è! Dunque non hanno nessuna voglia di sprecare energie per combattere. I maschi giovani continuano invece a mantenersi a distanza dagli adulti, mentre le madri con i cuccioli rimangono in genere più vicine all’entroterra, dove hanno modo di sottrarre con più facilità i cuccioli alla aggressività dei maschi, che potrebbero predarli. Ovviamente questa è una regola generale, da non prendere per oro colato, può capitare di vedere una madre con  cuccioli camminare tranquillamente lungo la spiaggia. Va comunque detto che non bisogna aspettarsi di vedere madri con cuccioli piccolissimi. I cuccioli nascono in genere attorno al mese di dicembre, quindi i più piccoli che si possono vedere hanno già quasi un anno, ma potrebbero averne anche due visto che qui stanno generalmente due anni con la mamma: in altre zone, più “difficili” possono stare con la madre anche tre stagioni.
La vita di una orsa polare è estremamente dura: l’accoppiamento avviene in primavera, una femmina può accoppiarsi anche con più maschi e i suoi figli possono avere più di un padre, perché gli ovuli sono distinti. Una delle caratteristiche straordinarie di questi animali è che l’orsa può gestire la gravidanza a seconda delle condizioni ambientali: può bloccarla, ma soprattutto il suo corpo può provocare uno o più aborti a seconda della quantità di grasso che è riuscita ad accumulare e quindi a seconda della possibilità che ha di sfamare più cuccioli. I cuccioli possono essere da 1 a 4, ma raramente sono 4. In genere sono uno o due.
Alla fine della stagione invernale, le madri incinte si ritirano in tane scavate nella terra ( qui d’estate non c’è la neve, quindi non possono scavarle nella neve), e  partoriscono i piccoli intorno al mese di dicembre. Resterà nella tana per altri tre mesi circa, e per tutto il periodo, incredibile a credersi, riuscirà a trattenere i propri bisogni corporali.  I piccoli appena nati pesano circa un chilo e lo svezzamento dura, come già detto, circa tre mesi. All’arrivo della primavera cominciano le scelte difficili:  l’orsa  deve decidere quando è il momento di uscire dalla tana. Se lo fa troppo presto, rischia di perdere uno o più cuccioli perché troppo piccoli per affrontare il viaggio verso la calotta polare, se lo fa troppo tardi rischia di morire di fame lei (e di conseguenza tutta la prole) perché non c’è sufficiente tempo per cacciare le foche e ristabilire le riserve di grasso prima che arrivi l’estate e il ghiaccio si sciolga nuovamente.  Le orse che non scelgono bene i tempi corrono quindi grossissimi rischi. Non è un caso che la più alta mortalità tra i cuccioli si abbia proprio tra le giovani madri, ancora inesperte, che rischiano esse stesse la vita, oltre a quella dei loro piccoli.
Dunque le mamme con cuccioli che si vedono ad ottobre sono quelle che ce l’hanno fatta, ma molto spesso si può notare che sono fisicamente molto provate. I cuccioli hanno un accrescimento molto rapido, dato che il latte di orsa è il secondo più ricco di grassi in natura  dopo quello delle balene. Un cucciolo di 10 mesi, dunque, ha dimensioni considerevoli! Tuttavia è ancora totalmente dipendente dalla madre: senza la sua difesa sarebbe una facile preda dei maschi adulti.
Nel loro vagabondare lungo la costa, molto spesso gli orsi si avvicinano pericolosamente al villaggio. Vi possono anche entrare, soprattutto di notte, e questo costituisce un serio pericolo per la popolazione, soprattutto per i bambini. Fortunatamente, l’uomo non è visto dall’orso polare come una preda. L’olfatto dell’orso è molto sviluppato, tanto è vero che riuscirebbe a percepire l’odore di una foca, la sua preda preferita,  a 25 chilometri di distanza o anche sotto tre o quattro metri di ghiaccio: dunque avvicinandosi al villaggio certamente percepisce l’odore degli umani, ma non ne è particolarmente attratto, benché sia affamatissimo, dato che in genere non fa un pasto decente da almeno 3 o 4 mesi!
Benché non ci consideri delle prede, ciò non toglie che sia un animale potenzialmente pericoloso per gli umani. Lo è in primis perché è istintivamente curioso e in secondo luogo perché non tutti gli orsi ci temono: la maggior parte di essi fugge alla vista dell’uomo, ma non tutti lo fanno. E’ un animale estremamente imprevedibile e potrebbe attaccare in ogni istante, senza apparente motivo. Benché nella storia della comunità di Churchill gli attacchi, soprattutto fatali, siano stati ben pochi, l’ultimo in ordine di tempo si è registrato proprio durante il mio ultimo soggiorno in Paese. Nella notte tra il 31 ottobre e il primo novembre 2013, un orso entrato in Paese ha attaccato una giovane trentenne stagionale, verso le 5.30, mentre si stava recando al lavoro all’aeroporto.  Sentite le invocazioni di aiuto, un anziano del posto si è istintivamente precipitato fuori brandendo la prima cosa che gli è capitata tra le mani, una pala per spalare la neve. Ha picchiato l’orso riuscendo nello scopo di salvare la ragazza ma mettendosi a sua volta in guai seri:  l’animale si è rivolto contro di lui, ferendolo gravemente e sedendosi letteralmente sopra il suo corpo esanime. Fortunatamente le urla di altra gente accorsa sul posto sono finalmente servite a spaventarlo e farlo allontanare. Purtroppo gli orsi non sanno che un attacco ad un umano implica per loro  una condanna a morte sicura: gli agenti della “Conservation” abbattono sempre gli animali che assalgono l’uomo, perché potrebbero farlo di nuovo. L’orso bianco è una specie protetta, ma nel caso assalga l’uomo per lui non c’è scampo: anche questo animale è stato inseguito ed abbattuto in pochi minuti. La ragazza se l’è cavata con un grosso graffio al collo, mentre l’uomo intervenuto in sua difesa è stato ricoverato con profonde ferite prima all’ospedale di Churchill, quindi trasportato a Winnipeg (si è comunque salvato).
Fortunatamente non tutti gli orsi che entrano nel villaggio rischiano la morte: nella maggior parte dei casi non assalgono l’uomo, ma data la loro potenziale pericolosità, vengono in genere spaventati con colpi di fucile a salve già dal momento in cui si avvicinano ad un raggio di pochi chilometri e, quando sfuggono alla “caccia” dei ranger e riescono ad entrare nelle vie del paese, vengono narcotizzati e portati in un edificio a poca distanza dall’aeroporto (circa 6 chilometri dal Paese) chiamato “la prigione degli orsi”.
Questa prigione costituisce una esperienza unica nel suo genere. Inaugurata nel 1981, ha avuto subito un grande successo. Gli orsi narcotizzati vengono tenuti per alcuni giorni al buio e senza cibo (gli animali non devono percepirla come una ricompensa, ma come “una punizione” ): dopo un po’ di tempo vengono di nuovo narcotizzati, trasportati all’esterno della prigione e adagiati in una robusta rete, dove vengono sollevati da un elicottero che li porta verso nord, a circa 25 -30 chilometri dal Paese stesso.
Non è un caso che li si porti a nord: nella loro “migrazione” stagionale, gli orsi si muovono da sud est (dove sono “smontati” dalla calotta di ghiaccio) verso nord ovest. Portandoli già verso quella direzione, oltre il Paese, è alquanto improbabile che l’orso ritorni indietro almeno per questa  stagione. Improbabile ma non impossibile. Tutti gli orsi catturati vengono dotati di un microchip, ma quelli che  si sono già rivelati problematici, avvicinandosi al villaggio e quindi dimostrando di non temere gli umani, vengono anche “marchiati” con una spennellata di vernice verde sulla spalla destra: il marchio serve ai ranger per riconoscerli subito da lontano: un orso con il segno verde è un orso che va seguito con più attenzione se da segni di volersi ancora avvicinare al villaggio.
La prigione degli orsi è stata considerata un grande successo perché, benché costituisca una soluzione dispendiosa per lo Stato del Manitoba e la comunità locale, è sicuramente una valida soluzione per difendere umani e orsi da pericolosi contatti reciproci. L’episodio sopra riportato dimostra che purtroppo non funziona nel 100% dei casi, ma l’alto grado di attenzione, unitamente alla attenzione con la quale gli animali vengono monitorati, ha ridotto al minimo gli incidenti da quando esiste questo tipo di prevenzione.
Alcuni dati che riguardano la taglia degli orsi: i maschi più grossi possono raggiungere e superare i 700 chili di peso, anche se in genere sono intorno ai 500. Le femmine sono molto più piccole e raramente superano i 300/350 chili di peso, ma non hanno nessun timore ad affrontare maschi enormi se devono difendere i loro cuccioli. I maschi possono raggiungere e superare i tre metri di lunghezza, dunque lascio immaginare il loro aspetto minaccioso quando si alzano su due zampe, cosa che riescono a fare con molta facilità!
Tra le varie curiosità che riguardano questo animale va sottolineato il fatto che, benché noi vediamo il pelo dell’animale bianco, in realtà è praticamente incolore, oltre che cavo al suo interno. Questa conformazione cava fa sì che ne venga aumentata la capacità isolante. La cosa funziona così bene che, se osservato con gli infrarossi, sistema che rileva il calore emanato dal corpo, il corpo dell’orso è quasi invisibile! Si vedono bene praticamente solo le parte scoperte, zampe e naso! L’ulteriore dimostrazione di questa straordinaria capacità isolante la si può notare facilmente a Churchill: in questo periodo alcune giornate possono non essere particolarmente fredde e la temperatura può raggiungere anche i 10-12 gradi durante il giorno (per poi magari precipitare a -15°C il giorno dopo!). Quando fa così “caldo” generalmente gli orsi si muovono poco, per non surriscaldare il proprio corpo, oppure possono facilmente essere visti mentre si grattano contro la neve e il ghiaccio per rinfrescarsi! Dunque  per loro quando la temperatura supera i zero gradi, comincia a fare caldo!
Altro aspetto interessante è che il progressivo spostamento verso nord dell’habitat dei grizzly, dovuto al riscaldamento globale, ha portato le due specie a contatto: si sono verificati ormai parecchi casi di accoppiamento tra maschi di grizzly e femmine di orso polare (difficile il contrario dato il caratteraccio dei grizzly!) che ha portato alla nascita dei cosiddetti “grolar bear”, dall’unione dei due nomi, grizzly e polar, orsi dal pelo di colore marrone chiaro che, essendo allevati dalle madri, hanno fondamentalmente l’imprinting dell’orso polare, ma che purtroppo ereditano dal padre una indole più aggressiva. Dunque i grolar vanno osservati con più attenzione, perché potenzialmente più pericolosi per l’uomo. I locali affermano che ormai si vedono anche a Churchill, anche se io onestamente non ne ho visto nessuno. Sarà comunque una realtà che dovremo affrontare in futuro.
Naturalmente l’orso non è il solo animale che può essere avvistato in questa stagione: vi è una gran quantità di volpi artiche, molte delle quali stanno a ridosso degli orsi (anche se a debita distanza, visto che potrebbero essere predate, anche se succede raramente) perché sono pronte a seguirlo durante il suo peregrinare sulla calotta glaciale. Le volpi sanno bene, infatti, che nel periodo di maggiore abbondanza di foche,  gli orsi tendono a mangiare solo il grasso della foca, lasciando la carne. Ottimo boccone dunque per la volpe che fa da spazzino!
Può sembrare un paradosso, ma benché durante la stagione invernale l’orso si cibi quasi esclusivamente del grasso della foca (ne mangia la carne solo se veramente affamato), il suo livello di colesterolo nel sangue è molto basso grazie alla grande quantità di omega tre contenuto nel grasso. Il livello sale invece in maniera sostanziale durante il periodo estivo di digiuno: è il caso di dire oltre al danno la beffa! 
Tornando agli altri animali, si avvistano poi con una certa facilità le volpi rosse, le pernici bianche e, con un po’ di fortuna anche lepri artiche, civette delle nevi e altri volatili. 
Per concludere, qualche consiglio riservato a chi decide di recarsi in questo remoto angolo del Canada per osservare gli orsi marittimi.
La rete stradale attorno a Churchill è molto limitata. Giova ricordare che il paese non è raggiungibile via terra se non con treno (36 ore da Winnipeg) o con costosissimi voli aerei. Si può affittare un’auto ma la compagnia proibisce di circolare su certe strade, soprattutto quelle dissestate che puntano verso la costa.  Vi sono due strade principali parallele, una interna che dal Paese passa davanti all’aeroporto e prosegue fino al parco Wapusk, dove è proibito entrare con l’auto (ma del resto la strada termina ben prima) e una che corre lungo la costa, che resta a circa un centinaio di metri dalla costa, in media, e che si unisce all’altra proprio davanti all’aeroporto. Dal Paese poi si può andare nella direzione opposta fino alla foce del fiume Churchill, per un paio di chilometri.
E’ difficile stabilire quale sia la zona migliore per gli avvistamenti: gli orsi, come le volpi, vagano e quindi si possono vedere dappertutto. Molte volpi entrano anche in Paese di notte.
Un altro paio di strade poi si addentrano verso l’interno, per una decina di chilometri: è difficile qui avvistare orsi, ma si vedono di solito pernici e qualche volpe.
Ci sono infine due sole compagnie autorizzate a portare i turisti sui cosiddetti tundra buggy, grossi autobus modificati per viaggiare in questo ambiente: a loro viene riservata una zona ovviamente molto buona per l’avvistamento, che coincide con l’inizio della zona off limits per i veicoli privati. E’ la zona che al tempo della guerra fredda veniva utilizzata come poligono militare dalle forze Usa e Canadesi, nonché per testare veicoli militari per muoversi nella tundra (in caso di possibile invasione dell’Unione Sovietica!). Proprio per questo, questa zona è devastata dai grossi veicoli a motore: le loro ruote hanno un diametro di due metri! Non è il massimo per l’ambiente, ma perlomeno i mezzi restano all’interno di una zona ben delimitata. Uscire per una escursione giornaliera con questi veicoli è molto costoso, ma può essere una esperienza da fare almeno una volta. In genere sono tutti prenotati dai gruppi, ma ci sono una paio di volte alla settimana dei mezzi riservati ai viaggiatori  “fai da te”. Va detto che il 90% dei turisti ( e forse più), arrivano a Churchill con la formula del tutto compreso mordi e fuggi: sono per la maggior parte Statunitensi che si fermano due o tre giorni: scortati dalle guide, vengono impacchettati, portati un giorno sulle slitte trainate dai cani, un altro paio sui tundra buggy e poi rispediti a casa. Non è nelle mie corde come tipo di turismo, ma certamente permette di concentrare l’esperienza.
Quanto stare: vale lo stesso discorso dei safari. Chi è moderatamente interessato si accontenta anche di un paio di giorni, in genere l’orso si riesce a vedere già dal primo giorno se non si è ad inizio o fine stagione. Tuttavia, sottolineo nuovamente che come per i safari ogni giorno è diverso, io ci sono stato entrambe le volte circa due settimane ed entrambe le volte ci sarei stato più a lungo! Del resto c’è chi va in Kenya e fa 15 giorni di mare e uno di safari, ritenendosi soddisfatto. C’è invece chi come me che, sommando i soggiorni, ha fatto diversi mesi di safari e zero giorni di  mare. Dunque è una questione di gusti e interessi, ognuno conosce se stesso e può capire cosa gli può interessare di più. D’altra parte non va dimenticato anche il lato economico: essendo un luogo estremo, qui tutto è costoso. Costa arrivarci, a Churchill, e costa anche rimanerci!
Comportamenti.  Ritengo superfluo raccomandare di disturbare il meno possibile gli animali, evitando di tagliare loro la strada o inseguirli. Scendere dall’auto non è proibito, ma ovviamente consiglio di farlo solo dopo essersi assicurati che non ci sono orsi in circolazione: sconsigliatissimo farlo se l’orso è nel raggio di un centinaio di metri, perché molti animali fingono di essere distratti ma in realtà sono attentissimi: se decidono di attaccare riescono a percorrere i primi 20 o 30 metri ancor prima che noi ci rendiamo conto che si sono mossi e sono davvero veloci quanto un centometrista, anche in terreni sconnessi: raggiungono infatti i 40 chilometri all’ora in pochi attimi!
Se l’orso si avvicina all’auto (cosa rara, ma a me è capitato) non è il caso di farsi prendere dal panico, in genere lo fa perché è curioso. Chiudere i finestrini dell’auto e non andarsene, per non spaventarlo, pronti però a partire se dovesse tentare di appoggiarsi all’auto, magari poggiando le zampe anteriori ai finestrini e rischiando così di sfondarli!
Non fare mai sciocchezze del tipo aprire i finestrini quando è a pochi metri, perché come già detto è molto curioso e potrebbe solo fingere di non essere interessato per poi voltarsi all’improvviso.
Cito solo un episodio raccontato da un ranger: capita spesso che i grossi maschi fingano di non riuscire ad arrivare ai finestrini dei tundra buggy per invitare la gente a sporgersi! Sono quindi molto furbi e sono spesso pronti ad approfittare di eventuali ingenuità. In un caso un turista che ha visto il suo berretto volare via, ha osservato con sgomento come un grosso maschio che sembrava distratto in una frazione di secondo ci si è avventato sopra. Dopo averlo masticato per bene lo ha mollato, non più interessato. L’episodio si è concluso con il turista radioso per il fatto che poteva tornare a casa con il suo trofeo, un berretto con diversi buchi causati dai denti dell’orso, recuperato quando l’orso si è allontanato, ma dimostra come la guardia non va mai abbassata.
 Mai avventurarsi tra le rocce (ce ne sono parecchie lungo la costa) se non si ha la massima visibilità: gli orsi attaccano anche quando vengono spaventati e salire su una roccia per accorgersi che dalla parte opposta c’è un orso, vuol dire spaventarli! Gli abitanti di Churchill vi diranno spesso, scherzando ma non troppo, che nella stagione degli orsi, non si gira mai l’angolo delle strade rasentando il muro. Si fa sempre il giro largo!
Ascoltare i loro consigli è comunque il sistema migliore per godere al massimo e in piena sicurezza una vacanza immersi nella selvaggia e meravigliosa natura della tundra artica Canadese, inseguendo uno degli animali più belli, affascinanti e simpatici del mondo.
 

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