I Vattienti e le Addolorate

Il Sabato Santo a Nocera Terinese

Esiste un'Italia poco nota, le cui tradizioni e riti si perdono nella notte dei tempi. Esistono cerimonie e manifestazioni dai significati arcani che spesso sfuggono alla logica attuale e che suscitano sensazioni difficilmente spiegabili oscillanti tra lo stupore, il rifiuto, la difficoltà "moderna" di comprendere e pure l'indubbio fascino ed un'attrazione che vorremmo dire quasi ancestrale.
Esistono antichi riti religiosi che affondano le loro radici tra sacralità, storia, misticismo esasperato, barbarie forse ... e proprio per questo hanno la capacità di interessarci e colpirci provocando emozioni forti ed incontrollabili.
Tra tutte le cerimonie religiose che si svolgono in Italia per celebrare la settimana Santa, un posto a parte merita sicuramente la processione dell'Addolorata che si svolge il Sabato Santo a Nocera Terinese in provincia di Catanzaro e che è strettamente collegata al rito dei "Vattienti" (la cui traduzione grossolana significa "Battenti" ossia flagellanti).
La popolazione di Nocera prova una grandissima devozione per un gruppo ligneo rappresentante l'Addolorata, cioè la Madonna piangente accanto a Cristo Morto; la tradizione vuole che questa statua sia stata scolpita in un tronco di pero selvatico da un pastore, il quale perse poi la vista immediatamente affinchè non potesse riprodurre un simile capolavoro.
Nella giornata che precede la Pasqua la statua dell'Addolorata viene portata in processione da portantini attraverso il paese, seguita da un gran corteo di fedeli ed accompagnata da musiche e canti che evocano un'atmosfera fortemente suggestiva; contemporaneamente si svolge il rito dei "Vattienti" che offre una sua complessa tematica e che si compie quindi, al raggiungimento da parte dei Vattienti della statua della Pietà portata in processione.
Il rito, dotato di una sua cruda e per noi inesplicabile logicità, prevede l'autoflagellazione da parte dei penitenti fino all' emissione, vissuta come momento supremo e catartico, di grandi quantità di sangue.
C'è chi ci vede un richiamo a riti antichi sacrificali risalenti a prima del Cristianesimo, chi invece vede un più stretto richiamo all' estremo sacrificio di Cristo in croce, chi vede una chiara evocazione di pratiche (si pensi ai flagellanti) di origine medievale ed infine chi invece scorge uno stupido esibizionismo ed una pratica inutilmente barbara, tanto che più volte questa manifestazione ha suscitato polemiche, sdegno e persino interrogazioni parlamentari.
Resta comunque il fascino, se vogliamo primitivo ed anche un tantino macabro, di una cerimonia a modo suo assolutamente mistica, in cui la sofferenza è fin troppo reale e vissuta in prima persona.
Andiamo quindi per ordine e vediamo quali sono le tre figure sulle quali si incentra principalmente il rito.
Chi è il Vattiente e, soprattutto, cosa spinge una persona ad infliggersi un supplizio così crudele? Spesso si tratta di antiche tradizioni familiari e chi partecipa se ne fa quasi un punto d'onore: il Vattiente con il suo Sacrificio espia i propri peccati ed ottiene protezione per sè e per le persone che più gli stanno a cuore; è probabile che partecipi anche chi, spinto da un antico bisogno, sente effettivamente di avere delle colpe da farsi perdonare ... sta di fatto che il Vattiente è tenuto in grande considerazione e la sua "preparazione" è quasi un rito nel rito e si svolge in privato, all'interno delle case dei prescelti o nei loro scantinati.
Il momento della vestizione è forse il momento più atteso dal Vattiente; viene preparato un grande calderone in cui vien fatto bollire un infuso di rosmarino ed intanto il Vattiente "indossa" pantaloncini scuri ben aderenti che lasciano scoperti coscie e polpacci e si pone sul capo una corona di spine (qui il richiamo al Cristo crocefisso è sin troppo evidente).
Con l'infuso di rosmarino caldo il Vattiente esercita un energico massaggio dei propri polpacci: questo trattamento revulsivante consente un rapido richiamo del sangue nei capillari più superficiali della gamba.
A questo punto il Vattiente si percuote ripetutamente con la "rosa".
Probabilmente in passato veniva usata una rosa o mazzi di rose reali e questo introduceva un'interessante simbologia ed un contrasto tra la purezza e la dolcezza del fiore ed il crudo rito che ci si accingeva a compiere. Oggi la rosa è sostituita da un disco di sughero che il Vattiente usa come una spazzola, percuotendosi ripetutamente il polpaccio. Il Vattiente scende quindi in strada ed inizia a percorrere un suo itinerario (sarà diverso per i vari Vattienti);quando i polpacci sono diventati ormai iperemici il penitente inizia a battersi con il "cardo" ,che è un disco di sughero sul quale sono state apposte ben tredici schegge di vetro dette "lanze".
Il gemizio di sangue iniziale in breve si tramuta in una vera e propria impressionante ed imponente emorragia.
Come abbiamo specificato il Vattiente non è solo; generalmente a lui si accompagnano due figure ben distinte: l'"Acciomu" (storpiatura dialettale di "Ecce Homo") e l'"amico".
L'Acciomu è impersonificato da un bimbo legato al Vattiente da un pezzo di corda; spesso il bimbo è un parente del Vattiente ed indossa un mantello rosso presentandosi con i piedi scalzi ed il petto nudo.
Come dice il nome stesso che rievoca la frase di Pilato, il bimbo rappresenta l'immagine del Cristo offerto alla folla.
L'amico del Vattiente reca invece con sè un'ampolla che contiene aceto e vino mescolati, con il quale egli deterge periodicamente le ferite: questa operazione ha il duplice effetto di costituire una seppur rudimentale disinfezione e di evitare la formazione di coaguli, che da un lato creerebbero un dolore insopportabile al Vattiente trasformandosi in "croste" e dall'altro diminuirebbero l' "effetto scenico" (!) dell' emissione del sangue.
L'acre odore del sangue commisto al vino ed all'aceto si spande nel Paese, unendosi ai lamenti ed alle grida ed alle nenie che accompagnano la processione.
Già, perchè il "cammino" di ogni Vattiente termina quando questi incontra la Statua dell'Addolorata e quivi si prostra in adorazione: la sua missione può considerarsi finalmente terminata ed egli può infine far ritorno alla sua casa.

Un commento in “I Vattienti e le Addolorate
  1. Avatar commento
    ciao
    11/05/2005 12:32

    sei un nocerese?

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